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Le misteriose stimmate della mistica francese Marthe Robin

web MartheRobin_Passion-stigmates ©Les Foyers De Charité

Les Foyers de Charité

Marthe Robin, nata nel 1902, è una mistica francese fondatrice dei “Foyers de la Charité” (focolari della carità). Durante il mese di ottobre del 1930, mentre aveva visioni della Passione di Cristo, sentì il Signore indirizzarsi a lei e dirle: «Marthe, vuoi essere come me?». Da quel momento, ogni venerdì Marthe Robin rivisse la Passione di Cristo, ricevendo le stimmate alla testa, nelle mani e nei piedi. Per più di 50 anni, restò fissa a letto, senza mangiare e senza bere, nutrendosi unicamente di eucaristia. Fino alla morte, accolse migliaia di persone nella sua camera. Morì il 6 febbraio 1981, mentre riviveva la Passione di Cristo.

don Marcello Stanzione - pubblicato il 05/06/19

"Da diversi anni non sono più in croce, esteriormente. Sono in certo senso la croce stessa". La conversazione con il suo direttore spirituale

Nata nel 1902 in un paesino francese tra il Rodano e le Alpi, Marthe Robin è morta a 79 anni, nel 1981 nella casa paterna, che non ha mai lasciato. Per cinquant’anni, questa donna semplice e umile non ha mangiato né bevuto e ogni venerdì ha sofferto i dolori della Passione, di cui portava le stimmate.

Cieca e completamente paralizzata, ha fondato attraverso i suoi collaboratori più di cinquanta centri di preghiera, i “Foyers di carità”, sparsi in tutto il mondo. Jean Guitton, che fu testimone della sua fede e la incontrò diverse volte, ha voluto farne il ritratto nella verità: “Dal primo incontro capii che Marthe sarebbe stata una “sorella nella carità”, sempre, come lo fu per migliaia di visitatori. Ed ebbi il presentimento che, attratto dal suo genio, un giorno non avrei potuto fare a meno di parlare di lei”. Guitton scrisse sulla mistica francese un bel libro intitolato “Ritratto di Marthe Robin” dove tratta ampiamente la tematica delle stigmate. In una loro conversazione in cui Guitton vorrebbe avere qualche illuminazione sulla sua esperienza delle stimmate, la mistica dichiara:

ROBIN: “Che cosa vuole che le dica? E’ difficile parlare di queste cose! Mi faccia una domanda specifica, vedrò se posso risponderle”.

GUITTON: “La domanda sarà semplice. Negli studi che ho letto sulle stimmate e il trapassamento del cuore, ho notato che coloro che erano al tempo stesso dei favoriti e delle vittime, affermavano che queste cose sono dolorose e insieme deliziose. In che modo il doloroso e il delizioso si conciliano?”.

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Staff/AFP

ROBIN: “Dicendo “delizioso”, lei probabilmente intende qualcosa di sensibile: un piacere, una gioia umana. Non è questo. E’ una gioia viva, ma divina o piuttosto interiore. Una sofferenza estrema e insopportabile, ma quanto mai deliziosa”.

GUITTON: ”Ha sentito qualcosa di quello che i mistici chiamano dardo, come una punta di fuoco?”.

ROBIN: “Sì ho sentito un fuoco che brucia, a volte esteriore ma soprattutto interiore. Era un fuoco che usciva da Gesù. Esteriormente lo percepivo come una luce”.

GUITTON: “Che genere di luce? Può precisarmi?”.

ROBIN: “Sì una luce rossa o, meglio, rosso scura: una luce ardente che mi bruciava . Ma io mi sto spiegando male. Non bisogna fermarsi all’esteriore. Io non ero portata alle cose esteriori. L’interiore era Gesù, nella sua vita divina. certo, Gesù non soffre più da quando è nella gloria, ma è sempre presente nella sua ablazione. E noi, noi possiamo soffrire ancora come lui ha sofferto”.




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Marthe insiste sul carattere repentino dell’esperienza, spiegando: “Si ha l’impressione che Gesù soffra in te, fuori del tempo e dello spazio, ma è Gesù nella sua gloria”. Ascoltandola, gli ripeteva una frase che Guitton aveva già letto: “Fu come un sorgere di sole, ma un sole di sangue”. Sentiva Marthe dire ancora: “Non posso spiegare. Era insopportabile, delizioso”.

GUITTON: “Mi permetta di citarle un passo del libro di Giobbe, dall’antico Testamento: “ Fu come un fuoco che divora, acceso nelle mie ossa. Tutto in me si disgregava”.

ROBIN: “Non ho mai letto Giobbe. Non sapevo che avesse detto questo. Dio, un fuoco che divora, Sì è vero”.

GUITTON: “Mi permetta ancora. Lei sa che sto studiando la relazione esistente tra il tempo e l’eternità, per arrivare a capire la percezione che si ha del tempo. Come lo percepiva lei il tempo durante l’esperienza? Posso domandarle poi quanto dura l’esperienza, come comincia e come termina?”.

ROBIN: “Velocissima, da vertigine. La sofferenza è così grande, l’azione così intima che si ha come posso dire? L’impressione di uno scompiglio totale, di non poter resistere più”.

GUITTON: “Ci sono stati fasi successive?”

web Marthe-Robin-28-ans ©Foyers de Charité
Foyers de Charité

ROBIN: “Se si possono chiamare così! Dio fa ciò che vuole. Quando vuole metterti in croce, ti mette in croce. Ina voce, credo, mi aveva preparato in anticipo, indicandomi un giorno vicino. Come se Gesù mi avesse detto: “Vieni, mia piccola Marthe, ho qualcosa da dirti”. Questo qualcosa era essere come Lui, era anzi essere Lui. Non ho mai sentito la voce interiore. Tutto era più semplice, e non è andata per le lunghe.

ROBIN: “Gesù mi chiese anzitutto di offrire le mani. Un dardo uscì dal suo cuore e si divise in due raggi, per trafiggere la mano destra, uno, e quella sinistra, l’altro. Ma le mani erano anche trafitte, per così dire, all’interno. Poi mi invitò a offrire i piedi. Subito, io allungai le gambe. Allora vidi un secondo dardo che si divise anch’esso in due. Ma tutto accadde in un istante. Gesù mi invitò quindi a presentare il petto e il cuore come aveva fatto per le mani e i piedi, e quel “dardo”, come lei lo chiama, mi trafisse ancora più intensamente. Quasi persi conoscenza per diverse ore. I segni del fuoco d’un tratto scomparvero, così come erano venuti. Gesù mi invitò ancora a ricevere la corona di spine. La pose sulla mia testa, premendo molto forte”.


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GUITTON: “Ha avuto l’impressione di un fenomeno che le è accaduto una volta per tutte, o che si sarebbe ancora ripetuto?”

ROBIN: “Oh no! Da subito ho capito che era per sempre. ma, come ripeto, è diventato sempre più intimo, interiore. Da diversi anni non sono più in croce, esteriormente. Sono in certo senso la croce stessa. La croce è in me e io in essa. Le ho già raccontato che nelle visioni all’inizio avevo riconosciuto alcuni volti al passaggio di Gesù che saliva al Calvario. Avevo sentito delle urla. Tutto questo ora l’ho superato, anzi le dirò che non mi interessa più. Ciò che mi sta a cuore è la Passione, Gesù solamente. Non so come spiegarglielo. Queste cose sono tanto dolorose che, se non ci fosse il sostegno di Dio, uno ne morirebbe. Eppure, colmano di immensa delizia”.


mystician, natuzza,

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