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Il Papa si è detto favorevole alla separazione per il bene dei figli?

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 18/06/19
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Ecco le parole e il contesto in cui Francesco ha parlato di matrimonio, nullità e Sinodo dei Vescovi sulla famiglia

«Fate domande… Palla al centro!». Papa Francesco inizia così, con la sua consueta ironia e allegria, la conversazione con 22 confratelli gesuiti incontrati nella nunziatura di Bucarest la sera del 31 maggio, a conclusione della sua prima giornata di visita in Romania.

Il dialogo dell’incontro è pubblicato su La Civiltà Cattolica, in un articolo a firma del direttore padre Antonio Spadaro, presente al colloquio.

La domanda del gesuita

Un gesuita ungherese, Mihaly Orban, ha chiesto: «In questa regione noi abbiamo una parrocchia con tedeschi, ungheresi e romeni e greco-cattolici. Voglio parlarle della nullità dei matrimoni. È difficile gestire i processi di nullità. Non si arriva mai alla fine. So che lei ha parlato ai vescovi italiani di questo, ma come fare? Mi sembra che molti vivano senza poter arrivare alla fine del processo. I tribunali diocesani non funzionano».

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La risposta di Francesco

Francesco ha confermato: «Sì. Anche papa Benedetto ne aveva parlato. Tre volte, se ben ricordo. Ci sono matrimoni nulli per mancanza di fede. Poi magari il matrimonio non è nullo, ma non si sviluppa bene per l’immaturità psicologica. In alcuni casi il matrimonio è valido, ma a volte è meglio che i due si separino per il bene dei figli».

Lo stesso Codice di Diritto Canonico prevede che, allorquando particolari fatti o circostanze intervengano a turbare la convivenza dei coniugi tale da renderla intollerabile, questa può legittimamente essere sospesa o addirittura cessare del tutto con la loro separazione personale, con conseguente sospensione di determinati effetti, ma lasciando giuridicamente intatto il vincolo (can. 1151 e segg.).

Ad esempio: ciò può accadere nel caso in cui taluno dei coniugi si renda responsabile di adulterio, ovvero ponga in essere comportamenti gravemente lesivi del bene sia spirituale che corporale dell’altro coniuge o della prole, oppure renda troppo dura la vita coniugale (Studio Legale Cotini.com).


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L’indissolubilità del matrimonio

Con quell’affermazione Papa Francesco ha semplicemente ribadito ciò che il Diritto Canonico già contempla. Non è mai stata messa in discussione l’indissolubilità del matrimonio, scandita da due pietre miliari per la Chiesa come Familiaris Consortio e Gaudium et Spes:

«20. La comunione coniugale si caratterizza non solo per la sua unità, ma anche per la sua indissolubilità: “Questa intima unione, in quanto mutua donazione di due persone, come pure il bene dei figli, esigono la piena fedeltà dei coniugi e ne reclamano l’indissolubile unità” («Gaudium et Spes», 48).

E’ dovere fondamentale della Chiesa riaffermare con forza – come hanno fatto i Padri del Sinodo – la dottrina dell’indissolubilità del matrimonio».


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Dalla Scolastica a San Tommaso

Il Pontefice ha poi aggiunto che «il pericolo in cui rischiamo sempre di cadere è la casistica», spiegando che in occasione del «Sinodo sulla famiglia, alcuni hanno detto: ecco, il Papa convoca un Sinodo per dare la comunione ai divorziati. E continuano ancora oggi!».

In realtà, ha aggiunto ancora, il Sinodo ha fatto un cammino nella morale matrimoniale, passando dalla casistica della Scolastica decadente alla vera morale di san Tommaso. Quel punto in cui nell’Amoris laetitia si parla di integrazione dei divorziati, aprendo eventualmente alla possibilità dei sacramenti, è stato elaborato secondo la morale più classica di san Tommaso, quella più ortodossa – ha precisato il Papa – non secondo la casistica decadente del ‘si può o non si può’”.

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“Si devono accompagnare le coppie”

Francesco ha, infine, evidenziato: «Noi sul problema matrimoniale dobbiamo uscire dalla casistica che ci inganna. Sarebbe più facile a volte dire “si può o non si può”, o anche “va’ avanti, non c’è problema”. No! Si devono accompagnare le coppie. Ci sono esperienze molto buone. Questo è molto importante. Ma servono i tribunali diocesani. E ho chiesto che si faccia il processo breve».

Il Papa è consapevole «che in alcune realtà i tribunali diocesani non funzionano. E ce ne sono troppo pochi. Il Signore ci aiuti!».



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