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Vincent Lambert: la dichiarazione dei Vescovi di Francia

HANDS HOSPITAL

Décembre 2013: Corinne CHENET, socio esthéticienne, intervient (avec des soins esthétiques, des massages) auprès des malades en fin de vie dans l'Unité de Soins Palliatifs de l'Hôpital des Diaconesses Croix Saint Simon. Paris (75) France. December 2013: Socio beautician Corinne CHENET accompany patients at end of life on the Palliative Care center of the Diaconesses Hospital. Paris (75) France.

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Aleteia - pubblicato il 24/05/19
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Qualche giorno dopo l’annuncia fatto dal medico del CHU di Reims sull’arresto delle cure elementari (alimentazione e idratazione) di Vincent Lambert, la commissione di Bioetica della Conferenza dei Vescovi di Francia (CEF) ha reagito il 18 maggio 2019 (dunque prima della precipitazione e del colpo di scena del 20) pubblicando una dichiarazione intitolata “Un’ambizione: la protesta dei più fragili”.

Il signor Vincent Lambert, nella sua immensa fragilità, ci richiama tutti al rispetto dell’etica dello Stato di diritto. Diamoci il tempo di riflettere.

Cominciamo dallo Stato di diritto. Il signor Vincent Lambert ha diritto a una protezione adeguata, come ogni persona handicappata. Ogni persona handicappata, per quanto sia fragile, ha diritti uguali a quelli di ogni altra persona. La Francia lo sa poiché ha ratificato la Convenzione Internazionale relativa ai diritti delle persone handicappate. Il Comitato internazionale dei diritti delle persone handicappate (CIDPH) dell’Onu è stato invocato riguardo a Vincent Lambert, ed ha risposto che l’appello poteva essere accolto. Il comitato ha chiesto che le cure prodigate a Vincent Lambert fossero mantenute fintanto che non si fosse fatta chiarezza sulla situazione. Il Governo ha dato il proprio parere al Comitato affermando che il mantenimento delle cure non era ammissibile perché «avrebbe privato di effettività il diritto del paziente a non subire ostinazione irragionevole». Dopo tale rifiuto, il CIDPH ha ritirato la propria domanda che l’alimentazione e l’idratazione di Vincent Lambert «non fossero sospese durante lo studio del suo dossier».


OFIAROWANIE POMOCY
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Perché non attendere la risposta sul caso da parte del Comitato dell’Onu? Vincent Lambert è un cittadino che ha diritto al rispetto delle regole democratiche il cui minimum è la coerenza con le convenzioni firmate. Perché lo Stato francese, che trova il suo onore nella promozione dei diritti dell’Uomo, si dispenserebbe dal rispetto di questa Convenzione per Vincent Lambert? Perché questa precipitazione per condurlo verso la morte? Si può ripetere che la decisione presa non riguarda se non Vincent Lambert, certo, perché la sua situazione è unica e complessa. Ma chi garantirà che tutte le persone che condividono con lui un handicap analogo saranno effettivamente protetti dallo Stato che, pur impegnandovisi ufficialmente, rinnegherebbe oggi il suo impegno? La credibilità dello Stato passa per il rispetto della sua parola data. Sembra dunque saggio e necessario attendere la risposta sul contenuto del caso da parte del Comitato dell’Onu.


VINCENT LAMBERT
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Veniamo all’etica. La protezione delle persone più fragili resterà sempre il segno e la misura dell’umanità di una società. Questa protezione richiede un accompagnamento più accorto possibile e delle cure più appropriate ad ogni situazione di fragilità. Questa protezione necessita di una solidarietà attiva di tutta una società e di un’ambizione internazionale. Mediante la legge, la nostra società ha affidato ai medici la missione di prendersi cura della salute fisica e psichica di ogni persona fragile. La nostra legge francese dà loro un quadro perché tale cura sia erogata meglio possibile evitando ogni irragionevole ostinazione. Circa i medici che si occupano di Vincent Lambert, lo Stato francese ha giudicato che non avevano infranto la legge. Eppure lo Stato non si è pronunciato sulla decisione etica in sé: arrestare l’idratazione e l’alimentazione per via enterica e mettere in atto una sedazione continua e profonda fino al decesso. Perché fortunatamente né lo Stato né i giudici hanno il potere di pronunciarsi su simili decisioni.



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Resta dunque la questione etica propriamente detta. Si può supporre che i medici, circondati dal personale curante e dalla famiglia, vi abbiano lungamente riflettuto e che abbiano preso la loro decisione secondo la legge etica del rispetto della vita e della sollecitudine verso la persona fragile, come è il caso di Vincent Lambert, e di cui parla l’articolo 16 del Codice Civile [francese]. Tuttavia, poiché questa decisione ha avuto una ripercussione che oltrepassa largamente lo spazio limitato di un ufficio e di una camera d’ospedale, sarebbe cosa buona e giusta che comprendiamo tutti la decisione dei medici e che continuiamo così a sostenerli nella loro delicata e indispensabile missione. In effetti restano in sospeso alcuni interrogativi: perché Vincent Lambert non è stato trasferito in un reparto specializzato e adatto al suo stato? Esprime una sofferenza ricorrente e impossibile da calmare? Non ha diritto ad essere nutrito e idratato per via enterica, trattandosi di cure di base, a cui ogni essere umano ha diritto? Per quali elementi eccezionali la sua idratazione e la sua alimentazione corrispondono a un’ostinazione irragionevole? Ancora più a monte, come facciamo a conoscere con sufficiente certezza la volontà di Vincent Lambert a partire da un contesto famigliare che esprime un profondo disaccordo?



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Dal punto di vista etico, sarebbe bene che la coscienza dei cittadini non fosse turbata né dalla decisione inespressa che lascia pensare che Vincent Lambert sia stato avviato alla morte, né dal non-rispetto della parola che lo Stato ha dato firmando la Convenzione internazionale. Il Garante dei diritti ha giudicato che lo Stato potesse derogare alla domanda del Comitato dell’Onu, «giustificandosi per via delle circostanze eccezionali» e dicendo «che non gli compete risolvere tale eventuale conflitto di norme» fra la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) e il Comitato internazionale dei diritti delle persone handicappate (CIDPH). E davvero, dunque, non si dà urgenza di trovare la giusta via etica? Questo permetterebbe di risolvere tale conflitto di diritto internazionale su una questione essenziale della nostra vita, e di farlo insieme per dare sollievo alle nostre società già pericolanti.



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Con tutta evidenza, la decisione che è stata presa in merito a Vincent Lambert ha una posta in gioco molto più vasta della soluzione di un semplice dilemma medico. Rispettare i diritti delle persone più fragili e più deboli, nostri fratelli e sorelle in umanità, accompagnandoli e curandoli ciascuno secondo la propria situazione, richiederà sempre del coraggio. Le domande esistenziali e dolorose che tali situazioni sollevano sono effettivamente sempre pesanti da portare. Tale coraggio è vissuto nel quotidiano da tante famiglie verso i loro cari e dal personale medico e paramedico verso i pazienti, sia nell’accompagnamento sia nel discernimento in vista delle decisioni. Insieme, sosteniamo questo coraggio vissuto nella discrezione e osiamo affrontare i gravi interrogativi che ci provocano a una sempre maggiore umanità. Insieme siamo capaci di più sollecitudine di quanta immaginassimo nei nostri precipitosi tentativi di evacuare i suddetti gravi interrogativi.

Pensando alla sofferenza vissuta dagli uni e dagli altri attorno a Vincent Lambert, noi preghiamo per tutti quelli che sono direttamente toccati dalla situazione e per Vincent Lambert stesso.

Mons. Pierre d’Ornellas, , arcivescovo di Rennes, responsabile del Gruppo bioetico della Conferenza dei vescovi di Francia

Mons. Pierre-Antoine Bozo, vescovo di Limoges

Mons. Olivier de Germay, vescovo d’Ajaccio

Mons. Hervé Gosselin, vescovo d’Angoulême

Mons. Vincent Jordy, vescovo di Saint-Claude

Mons. Matthieu Rougé, vescovo di Nanterre

Mons. Brice de Malherbe, Collège des Bernardins a Paris

Padre Bruno Saintôt, Centre Sèvres à Paris

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]