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Conoscete la differenza tra magia bianca e magia nera?

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don Marcello Stanzione - pubblicato il 19/05/19
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Cosa dicono sulle pratiche magiche la Chiesa e le Sacre Scritture? Vi chiariamo ogni dubbio (qualora ne aveste)

Oggi il fenomeno dell’impressionante ritorno alle pratiche magiche che in Italia coinvolgerebbe oltre 12 milioni di persone, preoccupa molto i vescovi, perché è indice di una grave situazione di smarrimento esistenziale, sia per i presupposti di pensiero che per i comportamenti pratici che suppone.

Da molti anni non è più vero che la clientela della magia contemporanea sia composta in modo esclusivo o maggioritario da contadini arretrati o da immigrati di recente inurbanizzazione ai limiti dell’analfabetismo. Al contrario sono sempre più numerosi fra gli utenti della magia i laureati, i professionisti, i dirigenti: quando non sono le stesse imprese a servirsi del veggente e dell’astrologo per una previsione sulle loro transazioni di affari.

Ma che cosa è esattamente la magia? Essa si fonda sul credere nell’esistenza di spiriti che operano nel mondo, autori di fatti strani, dei quali bisogna conciliarsi il favore, acquisire la potenza o quanto meno neutralizzare l’azione attraverso riti e pratiche tenute segrete, chi sia riuscito ad entrare in possesso di questi poteri è tentato di servirsene contro i suoi nemici gettando loro il “malocchio” o malasorte, effettuando un sortilegio. Le pratiche magiche non hanno però sempre un fine malefico, come fare ammalare uomini ed animali, distruggere beni, provocare incidenti. Si ricorre al mago anche per confidargli delle angosce e chiedere un successo in affari od in amore oppure che tolga il malocchio. Tradizionalmente si è soliti distinguere tra magia “bianca” e magia “nera”.



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Con la dizione di magia “bianca” si può intendere l’arte di operare prodigi con mezzi naturali; in questo senso equivale ai giochi di prestigio ed ai fenomeni di illusionismo. Se tutto ciò non è compiuto con mezzi illeciti e non ha fini disonesti, questo tipo di magia è innocua e legittima. Negativo è invece se per magia “bianca” si intendono forme di intervento che presumono di mirare a scopi, sia pur benefici, con il ricorso a mezzi inadeguati moralmente come talismani, amuleti, pentacoli e filtri vari. Nella magia infatti si è sempre realizzato un grande consumo di oggetti considerati portatori di una potenza magica protettrice per premunirsi dai rischi e dai pericoli della vita. Ad esempio è noto il ferro di cavallo, a forma di calamita, che dovrebbe aumentare la possibilità di successo, oppure il dente di tigre per beneficiare della forza del felino. L’amuleto in genere è un oggetto naturale considerato come portafortuna e può essere: conchiglia, osso o cristallo, esso creerà un campo di forze magiche che protegge e genera uno stato di sicurezza nella psiche di chi lo porta.

Il talismano invece è un oggetto più personalizzato dell’amuleto, esso viene preparato dal mago tenendo esattamente conto del segno zodiacale del beneficiario, segno che determina la scelta dei materiali, dei colori e dei profumi. Il mago fabbrica un talismano protettivo in un giorno preciso della settimana e del mese lunare ed un talismano per riconquistare l’amore perduto in un altro giorno prestabilito. Il pentacolo è una figura simbolica che sintetizza un’intera dottrina a base di segni, lettere o disegni, ad esempio la stella a sei punte, il quadrato magico. Le candele rosse scure dette candele dell’incantesimo sono utilizzate insieme a filtri d’amore versati nel tè, caffè, vino per sedurre sessualmente una persona.



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E’ chiaro che in questo tipo di magia bianca entrano in gioco sia forme di superstizione che comportamenti ingannevoli contrari alla natura stessa della fede cattolica e quindi illeciti ed inaccettabili, quando non addirittura pericolosi per la stessa integrità psico-fisica e la vita morale di coloro che ne sono vittime. Ancora più deleteria è la magia “nera”, in quanto essa si richiama in modo diretto od indiretto a poteri diabolici. Generalmente la magia “nera” è indirizzata a scopi malefici come il procurare malattie, disgrazie e morte o  ad influenzare il corso degli eventi a propria utilità, specialmente per conseguirne vantaggi personali come onori, ricchezze od altro. La magia “nera” è una vera e propria espressione di anticulto cattolico ed è indirizzata a far diventare i suoi adepti “servi di Satana”.

Rientrano nella magia “nera” tutti quei riti esoterici, a sfondo satanico, che hanno il loro apice nelle cosiddette messe nere. Alla magia di collega poi, come importante correlato, la divinazione, cioè la pretesa di voler predire il futuro in base a segni tratti dal mondo della natura od in rapporto all’interpretazione di presagi o sorti di diverso genere.

Tra i numerosi e vari strumenti di divinazione la più diffusa è la cartomanzia che utilizza le carte da gioco per indicare gli eventi futuri, essa è una pratica relativamente recente in quanto la presenza delle carte da gioco è documentata in Occidente solo a partire dalla fine del ‘300.

La chiromanzia, invece, si basa sulla decodificazione delle linee della mano e viene utilizzata per inquadrare il carattere del cliente, le sue potenzialità e le sue inclinazioni. Lo spiritismo e la negromanzia è il ricorso agli spiriti dei morti per svelare il futuro. Altro elemento di divinazione è la numerologia, che si riallaccia alla Cabala ebraica che si attua sostituendo i numeri alle lettere del nome e del cognome di una persona e, riducendo i numeri fra quelli compresi tra l’uno ed il nove, se ne interpretano i valori simbolici.



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Il giudizio dottrinale della Chiesa Cattolica sulla magia e stregoneria è in linea con quanto insegna la Sacra Scrittura. Il Giudaismo dell’Antico Testamento, pur essendo nato nel cuore della civiltà medio-orientale fondata sulla magia, prende vigorosamente le distanze dai riti magici degli egizi, dei cananei e dei babilonesi. L’immagine della magia come alleata dei potenti contro la religione di Israele, si ritrova nel Levitico (19, 26-31; 20, 6-27), nel Deuteronomio (18, 9-14), nel I Libro di Samuele (28, 6-14) la debolezza di Saul che consulta la maga di Endor, dopo averle vietato di “evocare gli spiriti”, esprime il peso di una inclinazione naturale alla curiosità di conoscere il futuro. Nel Libro della Sapienza (13, 1-19) la religione si oppone alla magia come la saggezza alla follia.

Alla corte di Babilonia, Daniele ed i suoi compagni hanno la meglio su maghi ed indovini (Daniele 1, 20). I profeti Geremia (27, 9), Osea (4, 2), Michea (5, 11) e Malachia (3, 5) classificano la pratica della magia fra le condotte adultere e sacrileghe del popolo eletto. Il Deuteronomio (18, 10-11) afferma con severità: “Non si trovi in mezzo a te chi immoli, facendolo passare per il fuoco, il suo figlio o la sua figlia; né chi eserciti la divinazione o il sortilegio, l’augurio o la magia; né chi consulti gli spiriti; o gli indovini, né chi interroghi i morti”.



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Il profeta Isaia (47, 12-14) infuriato esclamava: “Stattene pure nei tuoi incantesimi e nella moltitudine delle magie (…). Si presentino o ti salvino gli astrologi che osservano le stelle, i quali ogni mese pronosticano che cosa ti capiterà. Ecco, essi sono come stoppini: il fuoco li consuma; non salveranno se stessi dal potere della fiamma”. Anche il cristianesimo, che è radicato nella stessa tradizione biblica, sottolineerà la propria divergenza radicale dalla magia che normalmente si appella alle forze demoniache per assicurare l’efficacia delle proprie azioni.

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San Tommaso d’Aquino nella Summa Theologiae afferma decisamente che la divinazione nelle sue diverse forme è un peccato grave e vi può essere il pericolo che la divinazione possa compiersi sotto l’influsso di Satana o dietro suo suggerimento. Il Catechismo della Chiesa Cattolica al numero 2115 scrive: “Dio può rivelare l’avvenire ai suoi profeti o ad altri santi. Tuttavia il giusto atteggiamento cristiano consiste nell’abbandonarsi con fiducia nelle mani della Provvidenza per ciò che concerne il futuro e a rifuggire da ogni curiosità malsana a questo riguardo.



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L’imprevidenza può costituire una mancanza di responsabilità”. Il numero 2116 del Catechismo specifica ancora meglio: “Tutte le forme di divinazione sono da respingere; ricorso a Satana od ai demoni, evocazione dei morti o altre pratiche che a torto si ritiene “svelino” l’avvenire. La consultazione degli oroscopi, l’astrologia, la chiromanzia, l’interpretazione dei presagi e delle sorti, i fenomeni di veggenza, il ricorso ai medium occultano una volontà di dominio sul tempo, sulla storia ed infine sugli uomini, ed insieme un desiderio di rendersi propizie le potenze nascoste. Sono in contraddizione con l’onore ed il rispetto, congiunto a timore amante che dobbiamo a Dio solo.

Il numero 2117 del Catechismo ribadisce la condanna millenaria della Chiesa Cattolica verso la magia, in modo particolare di quella “nera”: “Tutte le pratiche di magia e di stregoneria con le quali si pretende di sottomettere le potenze occulte per porle al proprio servizio ed ottenere un potere sovrannaturale sul prossimo – fosse anche per procurargli la salute – sono gravemente contrarie alla virtù di religione. Tali pratiche sono ancor più da condannare quando si accompagnano ad una intenzione di nuocere ad altri o quando in esse si ricorre all’intervento dei demoni. Anche portare amuleti è biasimevole. Lo Spiritismo spesso implica pratiche divinatorie o magiche. Pure da esso la Chiesa mette in guardia i fedeli. Il ricorso a pratiche mediche dette tradizionali, non legittima né l’invocazione di potenze cattive, né lo sfruttamento della credulità altrui”.



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