Da quando Laura è in ospedale Corinna gestisce il suo chiosco di giornali per evitare che fallisca. “Lei avrebbe fatto lo stesso per me”.Oggi vi raccontiamo una bella storia di amicizia e solidarietà. Corinna e Laura si conoscono da 20 anni, entrambe fanno le giornalaie ad Arezzo, la prima a piazza Giotto e la seconda a Porta Trento Trieste. Laura ha un grave malore la Domenica delle Palme e Corinna non ci pensa neanche un attimo, chiede al figlio di mandare avanti l’edicola di famiglia da solo mentre lei si rimbocca le maniche per mandare avanti quella di Laura che ha bisogno di tempo e lunghe cure per rimettersi. (Corriere.it)
«Spero che questa sua attività commerciale, che lei ha pagato tanto alcuni fa, non perda valore. Sto cercando di farla crescere e i clienti stanno aumentando se Dio vuole» (Ibidem).
“La giornalaia più buona e solidale del mondo”
Corinna lo fa gratuitamente per sostenere la sua collega in questo momento di difficoltà. “Lei avrebbe fatto lo stesso per me” afferma, e ne ha avuto prova negli anni quando, per motivi fortunatamente meno gravi, anche Laura non ha esitato a donarle aiuto. I clienti adesso hanno soprannominato Corinna la «giornalaia più buona e solidale del mondo» proprio perché lavora senza guadagnare nulla, con i ritmi duri che un mestiere del genere impone.
«Senza Laura l’edicola aveva un solo destino: la chiusura (…) così mi sono offerta di tenerla aperta» (Ibidem).
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La solidarietà è una ricchezza straordinaria!
Nell’amicizia non esiste concorrenza, perciò nonostante Corinna abbia l’edicola a poche centinaia di metri di distanza da quella di Laura si è offerta di sostituirla.
«Macché concorrenza (…). Edoardo sa far bene il suo lavoro e poi nella vita ci sono cose più importanti. Laura mi avrebbe aiutata e in questo quartiere e in questa città sono tanti che lo avrebbero fatto. La solidarietà è una ricchezza straordinaria» (Corriere).
E così il figlio ventenne ha preso (felicemente) il posto della mamma che però appena l’amica si rimetterà tornerà tra i suoi giornali.
«Ho chiesto a Edoardo, mio figlio, se poteva gestire per un po’ di tempo la nostra edicola. Lui ha accettato e allora ho iniziato la nuova avventura» (Ibidem).
Il ragazzo appassionato di libri e di politica ci ha preso al punto gusto da dire…
«“O mamma tu qui in questa edicola non ci metti più piede. Ora ci sono io”» (Corriere).
Corinna con il suo gesto gratuito e generoso non sta solo aiutando l’amica dimostrandole concretamente quanto le vuole bene, ma sta offrendo una importante testimonianza al figlio e a tutti gli abitanti del quartiere Sant’Andrea di Arezzo. Senza l’a(A)ltro non possiamo farcela! Si vince solo se si fa gioca di squadra! La misericordia come l’amore è un atto, non un sentimento! Come scrive don Fabio Rosini nel suo libro “Solo l’amore crea. Le opere di misericordia spirituali”.
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«L’amore non è un mollusco! L’amore è forte, potente, incide. Se l’amore fosse un sentimento, non muoverebbe nulla, resteremmo tutti in una brodaglia di stati d’animo. Un amico vero ti vede come sei o cosa fai e resta estraneo? Non ti contesta se ti serve? Non si sporca le mani con te? Chi è un buon padre? Quello che concede tutto o quello che, senza esasperare, sa correggere i propri figli e portarli al loro vero bene? (…)La misericordia di Dio è la sua cura della nostra vita, perché la misericordia è la premura per qualcun altro, è la ricerca del bene di qualcun altro. (…) No, nessun dubbio: la misericordia è un atto, è un’opera, è una sapienza, una cura, una sana apprensione per l’altro che non molla fino a quando non ha aiutato l’altro verso il buon risultato. È saper accogliere, e quindi guardare, e gridare se ce n’è bisogno, saper dire di no oppure di sì, non dipende da ciò che “sente”, ma da quello che serve di più. Il centro della misericordia non è l’amante e i suoi sentimenti, ma l’amato e il suo vero bene. Se resta solo l’amante è narcisismo, è estetica».