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Il cardinale Hummes sul Sinodo dell’Amazzonia: “ministeri differenziati” sulle esigenze della comunità

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 13/05/19
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Il Relatore del Sinodo a La Civiltà Cattolica: quest’assemblea può condurci ad un risultato storico per la Chiesa. Focus anche su ecologia integrale e sfruttamento del CreatoUna assemblea sinodale che può dar vita ad un «risultato storico» per una Chiesa orientata verso modelli pastorali e sacerdotali pensati su misura ai bisogni del territorio. Ma anche un confronto che si preannuncia rigoroso e duro sulla cosiddetta “ecologia integrale” e lo sfruttamento indiscriminato del Creato.

Lo annuncia il cardinale francescano brasiliano Cláudio Hummes, arcivescovo emerito di San Paolo e Relatore generale del prossimo Sinodo dei Vescovi per la Regione PanAmazzonica.

Papa Francesco ha convocato l’Assemblea Sinodale da domenica 6 a domenica 27 ottobre 2019. Il tema sarà: “Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale“. Il Pontefice aveva annunciato già nel 2017 l’assemblea, con l’obiettivo di «trovare nuove vie per l’evangelizzazione di quella porzione del popolo di Dio, in particolare le persone indigene, spesso dimenticate e senza la prospettiva di un futuro sereno, anche a causa della crisi della foresta amazzonica, polmone di fondamentale importanza per il nostro pianeta» (Avvenire, 25 febbraio).

SYNOD2018

© Marcin Mazur | catholicnews.org.uk

Al Sinodo intervengono vescovi scelti da diverse regioni del mondo, compresi tutti i vescovi della regione amazzonica. La Panamazzonia è un territorio composto da regioni che fanno parte di Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Perù, Venezuela, Suriname, Guyana e Guyana francese: è una fonte importante di ossigeno per tutta la terra, perché vi si trova più di un terzo delle riserve forestali primarie del mondo.


AMAZZONIA FORESTA PLUVIALE
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“Il Sinodo serve ad individuare nuovi cammini”

Il cardinale Hummes, in un’intervista a La Civiltà Cattolica (13 maggio) premette: «Non c’è bisogno di un Sinodo per dire il già detto –  Il Sinodo serve per individuare nuovi cammini quando se ne avverte la necessità. Abbiamo un grande bisogno di nuovi cammini, di non temere la novità, di non ostacolarla, di non fare resistenza».

Papa Francesco gli ha raccomandato di «camminare e andare avanti, senza opporre resistenza». «Ci ha detto – prosegue il Relatore del Sinodo – che dobbiamo avere fiducia nello Spirito, che ci fa procedere. Lui, fin dall’inizio del pontificato, ha esortato e incoraggiato la Chiesa ad alzarsi e a non restarsene statica e troppo sicura della sua teologia, della sua visione delle cose, in un atteggiamento di difesa. Il passato non è pietrificato, deve fare sempre parte della storia, di una tradizione che si muove verso il futuro».



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“Ministri adeguati ai bisogni delle comunità locali”

Una delle questioni al centro dell’assemblea sinodali saranno i modelli pastorali con cui ampliare l’evangelizzazione dei popoli amazzonici. L’obiettivo è di potenziare una «chiesa indigena per i popoli indigeni».

«Tante volte – evidenzia – ci preoccupiamo dell’eventualità di trapiantare i modelli dei sacerdoti europei nei sacerdoti indigeni. Ma qualcuno, a ragione, ha fatto notare che si attribuisce troppa importanza e prio­rità al profilo del ministro ordinato, anteponendolo alla comunità che deve riceverlo. Dev’essere il contrario: la comunità non è per il suo ministro, ma è il ministro per la sua comunità. Egli dev’essere adeguato ai bisogni della comunità».

KARA DLA KSIĘDZA DUNIN BORKOWSKIEGO

Shutterstock

«Questo bisogno della comunità, forse, dovrà spingerci a pensare a ministeri differenziati a partire dal fatto che una certa comunità, in un posto specifico, ha bisogno di una presenza adeguata. Non mettiamoci a difendere una sorta di figura storica a cui un ministro deve attenersi, senza possibili variazioni, in modo che le comunità debbano accettarlo e tenerselo perché è così che noi glielo inviamo».



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Verso un “risultato storico” per la Chiesa

Insomma, osserva il Relatore del Sinodo, «anche i ministeri vanno pensati a partire dalla comunità: dalla sua cultura, dalla sua storia e dalle sue necessità. L’apertura significa questo».

«La Chiesa indigena non si fa per decreto – sentenzia – Il Sinodo deve aprire la strada affinché sia possibile provocare un processo che abbia la sufficiente libertà e che riconosca la dignità propria di ogni cristiano e di ogni figlio di Dio. Ecco la grandezza di questo Sinodo. Il Papa sa quanto possa risultare storico per tutta la Chiesa».



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Chi si oppone al Sinodo

Il cardinale aggiunge che in Amazzonia «l’inculturazione della fede e anche il dialogo interreligioso sono necessari a partire dal fatto indubbio che Dio è sempre stato presente anche nei popoli indigeni originari, nelle loro specifiche forme ed espressioni e nella loro storia».

Contro questo processo e in vista del Sinodo, si stanno generando «resistenze e malintesi. Alcuni se ne sentono in qualche modo minacciati, perché ritengono che non verranno rispettati i loro progetti e le loro ideologie. Soprattutto, direi, quei progetti di colonizzazione dell’Amazzonia animati a tutt’oggi da uno spirito di dominio e di rapina».

AMAZZONIA FORESTA PLUVIALE

Filipe Frazao/Shutterstock
La Foresta Amazzonica

Resistenze che arrivano dal mondo delle imprese ma anche dai governi e ci sono all’interno della stessa Chiesa: «L’industria, l’agricoltura e molte altre forme di produzione dicono sempre più spesso che la loro attività è “sostenibile”. Ma che significa davvero «essere sostenibile”? Significa che tutto quanto estraiamo dal suolo o restituiamo al suolo come residuo non deve impedire alla terra di rigenerarsi e di restare fertile e salubre».

Per l’Alto Prelato è «molto importante riconoscere queste resistenze», per «discernere come comportarci davanti a queste opposizioni, sapere che fare».


BENIAMINO STELLA
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La Chiesa “profetica”

Hummes alza l’asticella: «Prima dobbiamo indignarci, profetizzare, ma poi dobbiamo certamente negoziare, trattare, accordarci, e così forse otterremo che la controparte si prepari a dialogare. Gesù stesso ci ha invitati a negoziare in situazioni del genere, dicendo: «Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine?» (Lc 14,28). D’altro canto, osserva il Relatore del Sinodo, la Chiesa in Amazzonia sa di dover essere «profetica» e quindi non solo di «denuncia», ma deve saper illuminare il dialogo.

L’Ecologia integrale

In questo delicato contesto si discuterà dell’ “ecologia integrale“, richiamata da Papa Francesco nella Laudato Si. Un principio che «interpella a fondo gli attuali modelli di sviluppo e di produzione che, a loro volta, fanno appello alle luci razionali, scientifiche e tecnologiche dell’epoca moderna, in cui affonda il paradigma tecnocratico», dice Hummes. Quest’ultimo è in netto contrasto con la nozione di “ecologia integrale”.

«L’enorme progresso tecnologico, sempre più sofisticato, che ha messo nelle mani dell’uomo uno straordinario potere di intervento sulla natura. Lo ha reso capace di produrre sempre più beni, a qualsiasi costo, a scapito sia della natura stessa sia delle persone o delle comunità umane». Il paradigma tecnocratico «non accetta che siamo figli di questa terra. Viene vissuto – conclude il Relatore del Sinodo – come se l’uomo fosse arrivato qui e avesse trovato un tesoro da sfruttare in tutti i modi possibili».

L’Amazzonia è il simbolo di questo sfruttamento “sanguisuga”, poichè ha perso il 18% del suo patrimonio di foresta pluviale negli ultimi 30 anni, a causa dello sfruttamento indiscriminato dell’uomo. Un tema su cui l’assemblea sinodale è chiamata a pronunciarsi anche con una certa durezza.



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