Tutto nasce in Francia durante il 1800. E c’entrano i bambini…
I chierici di San Viatore, una piccola congregazione francese nata nella stessa epoca di quella salesiana, appartengono a quella categoria di congregazioni a vocazione di insegnamento, la cui implicazione nell’educazione è molto ben tollerata dai poteri pubblici nel XIX secolo, malgrado le leggi Ferry-Goblet (1881-1882 e 1886).
Sotto la Restaurazione, Padre Luigi Querbes (1793-1859), curato di Vourles (Rhône), fonda l’istituto di chierici di San Viatore i cui membri, maestri di scuola e catechisti, si applicano a propagare la dottrina cattolica. Nato in un ambiente rurale, l’Istituto conta, ripartiti su più province, degli orfanotrofi, numerose scuole elementari e qualche collegio. Poco tempo prima della sua morte, Padre Querbes crea, nella sua parrocchia di Vourles, la Piccola Associazione dei Santi Angeli, che egli concepisce come uno stadio preliminare all’integrazione nella congregazione dei Bambini di Maria.
Non è indifferente a questo riguardo che l’intera prima confraternita fondata da Luigi Querbes all’inizio del suo sacerdozio fu una confraternita del Rosario.
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Celestino Souques nasce nel 1834, a Bessuéjols, villaggio situato a una ventina di chilometri da Rodez. Dapprima membro della comunità dei Fratelli di San Giovanni – che saranno affiliati ai chierici di San Viatore nel 1854 – poi prete, egli occupa simultaneamente o successivamente le funzioni di insegnante, direttore, maestro dei novizi, cappellano, superiore provinciale, vicario ed economo generale in seno alla congregazione. Nel 1884, egli fonda la confraternita dell’Angelo custode a Camomil (Aveyron). Nel 1891, questa confraternita ormai fissata a Oullins (Rhône), riceve i suoi statuti ufficiali: è dapprima approvata dall’arcivescovo di Lione, poi affiliata all’Arciconfraternita romana dei Santi angeli.
Nei numerosi collegi della Compagnia di Gesù, le congregazioni dei bambini – congregazioni mariane riservate agli allievi più giovani – portavano il titolo di congregazione degli angeli (sodalitas angelica). “La chiesa ha sempre incoraggiato e raccomandato questa bella devozione ma essa non conviene a nessuno meglio che ai bambini, perché essi hanno un bisogno continuo di essere guidati, diretti, consigliati: dunque gli angeli hanno verso di essi questa toccante missione”, spiega il Manuale del congregazionista. Di fatto, lo scolaro devoto ai santi angeli (e alla Santa Vergine) deve tendere a una forma di perfezione cristiana conforme al modello esaltato dal genere letterario dello “scolaro virtuoso”: pio, umile, obbediente, lavoratore, etc. Alunno modello, egli è docile, applicato allo studio, e solerte nei consigli del suo direttore per le letture.
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Teoricamente, ogni congregazione degli angeli è composta da aspiranti, da congregazionisti, da un direttore, da un prefetto, da uno o due assistenti, da un segretario e, nell’ideale, da qualche consigliere, da un tesoriere e da un sacrestano. A immagine dell’insieme delle sodalità gesuite, le congregazioni degli angeli sono confraternali e selettive. L’allievo deve fare la sua domanda di ammissione presso il prefetto e l’aspirante non sarà accettato fino al termine di una deliberazione favorevole del consiglio e a conclusione di una cerimonia di accoglienza molto solenne nel corso della quale egli dovrà pronunciare un atto di consacrazione e si vedrà mettere la medaglia come il manuale del congregazionista.
La festa patronale della congregazione degli angeli, comunque, è anche una festa della Madonna, Nostra Signora degli angeli, il 2 agosto. Ben inteso, la festa dei santi angeli custodi, il 2 ottobre, è anch’essa celebrata, ma si può considerare che essa sia subordinata al culto della Vergine Maria, senza contare che la congregazione degli Angeli è esplicitamente descritta come uno stadio preparatorio all’entrata nella congregazione della Vergine.
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“Una delle confraternite più pertinenti a nutrire la pietà di una giovinezza cristiana è quella dei santi angeli”, scrive il canonico Moriceau nella sua opera intitolata Un mese consacrato all’angelo custode, per poi proseguire: “Questa confraternita conviene soprattutto ai collegi nei quali si ottengono tramite essa i risultati più consolanti”. Si può supporre che il canonico pensi a un convitto come quello tenuto dalle suore di santa Cristiana, a Metz, in cui un’associazione dei santi angeli viene stabilita nel 1838 al fine di aiutare gli allievi ad “adempiere tutti questi doveri verso gli spiriti celesti”. L’angelo custode che, fin qui, era piuttosto sembrato riservato a un’élite maschile frequentante i collegi, investe ormai l’universo chiuso delle collegiali femmine.
In pratica, l’insegnamento primario è una sorta di ministero che implica, per quelle che vi si consacrano, una condotta irreprensibile e l’obbligo della castità, compreso per le istitutrici laiche. “Che cos’è un’istitutrice?” domanda il Manuale di una religiosa istitutrice, che fornisce subito la sua risposta: “Un’istitutrice è un’associata degli angeli. Ogni bambino ha un angelo incaricato della sua custodia per guidarlo nelle vie della salvezza, difenderlo contro gli attacchi del demonio, ispirargli pensieri santi; ma la leggerezza dell’età lo rende sordo alla voce di questa guida fedele, gli occorre un angelo visibile.” Lo stesso manuale, che registra gli oggetti religiosi che deve avere la classe, consiglia di mettere, bene in vista, “un’immagine dell’angelo custode che tiene un bambino per mano”.
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Questo trattamento è significativo: l’angelo appare come uno specialista dell’educazione, a immagine dell’istitutrice presentata come la “depositaria, la protettrice dell’innocenza”. Tenute lontano dalle funzioni di riproduzione, queste insegnanti devono tuttavia dare prova di qualità “materne”, qualità materne che sono d’altronde esplicitamente menzionate nei regolamenti delle congregazioni. “Le Sorelle eserciteranno questa missione come una funzione materna: siate voi stesse, per questi giovani, delle madri tenere, attive, intelligenti”: tali sono a questo riguardo, alcuni dei consigli prodigiosi alle Sorelle della Dottrina cristiana di Nancy. Ora la madre ha come primo dovere l’educazione cristiana della sua progenie: “Le mamme attente hanno cura di far apprendere ai loro bambini a invocare l’angelo custode che li preserva dai pericoli, protegge l’innocenza e ispira dei buoni pensieri”, ripete Giovanni XXIII nel 1959. Del resto, l’immagine della madre attenta offre una spalla alla figura del buon angelo del bambino le cui qualità prevalgono.
Nel XIX secolo, con la moltiplicazione delle congregazioni dette “di vita attiva” (Figlie, Sorelle, Serve…), le donne consacrate come suore si impegnano tutte, specialmente nell’insegnamento. Emergono in effetti in quest’epoca “due nuovi modelli di socialità femminile”, la “signora patrona” e la “buona sorella”. In parallelo, tutta una letteratura pedagogica prende vita: i chierici danno lustro in questo esercizio letterario, ma le “signore” non sono da meno nella redazione del Manuale e altre istruzioni. Le figure del buon angelo, e soprattutto del “piccolo angelo”, si ritrovano talvolta in queste produzioni letterarie edificanti – romanzi, periodici illustrati…il cui autore è molto spesso una signorina, e che raccontano le avventure di bambini modelli.
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Infine, poiché le rappresentazioni di angeli con tratti femminili esistono, secondo Louis Réau, almeno dopo il XV secolo, è vero nel XIX secolo che esse si moltiplicano, si sostituiscono a volte all’angelo custode classicamente rappresentato con i tratti di un giovane uomo. Alla sua maniera, l’angelo custode partecipa in questo vasto movimento di “femminilizzazione del cattolicesimo”, che testimonia, nel XIX secolo, il numero crescente di congregazioni femminili a superiora generale, congregazioni a vocazione ospedaliera o insegnanti. Egli si inscrive in un’epoca in cui la devozione alla Vergine conosce uno slancio vivo, marcato dalla moltiplicazione delle apparizioni mariane così come dalla promulgazione ufficiale, nel 1854, del dogma dell’Immacolata Concezione.
I fedeli del XVI-XVII secolo dediti alla devozione all’angelo personale erano dapprima degli adulti invitati a imitare questo stato dell’infanzia, a lasciarsi guidare da lui.
A partire dalla seconda metà del XIX secolo, e ciò è particolarmente manifesto nell’iconografia, il protetto per eccellenza dell’angelo custode non è più un adulto che “si abbandona” a questo stato d’infanzia, ma piuttosto un bambino in quanto tale. La ‘colonizzazione ecclesiastica’ dell’insegnamento offre un quadro preciso di questo fenomeno, dispensando una certa immagine del santo angelo che tende lui stesso a femminizzarsi o a divenire un piccolo angelo.
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