Come si fa a seguire Cristo da sposati? Ecco alcune piste che provano come Gesù abbia tutto il suo posto in seno a una coppia.
«Durante la preparazione al matrimonio, ci hanno detto di mettere Gesù nella nostra vita di coppia e nella nostra sessualità, ma non ci hanno spiegato come fare concretamente». Gesù, il soprammobile ingombrante! Alcuni diranno: vuol dire che bisogna pregare in coppia e avere una vita sacramentale attiva. D’accordo. E nella sessualità… una preghierina prima o dopo… che cambia? Non molto, e poi tutti quanti conosciamo coppie “che sprizzano fede” e che si schiantano.
Leggi anche:
Dove mi ha portato il sesso libero e sfrenato
Il matrimonio secondo Gesù: concretezza
Quando guardiamo nei Vangeli il modo in cui Gesù considera il matrimonio e la sessualità, è giocoforza constatare che indica dei fondamentali:
- lasciare i propri genitori;
- legarsi;
- non separare ciò che Dio ha unito;
- diventare sempre più una carne sola.
E non nega che sia difficile: «Chi ha orecchie per intendere intenda». Denuncia anche alcune trappole: “la durezza del cuore”, lo “sguardo concupiscente”, che «è già adulterio». Programma concreto, se ci si attiene a Matteo 5 e 19. Se andiamo più lontano e ci viene il desiderio di essere discepoli di Gesù, si tratta di diventare dolci e umili di cuore. Il coniuge apprezzerà.
Leggi anche:
Giovanni Scifoni: vi racconto il sesso, dal punto di vista di Dio
Gesù e il corpo
E poi possiamo anche guardare al modo in cui Gesù considera il corpo: come tocca le persone, come se ne lascia toccare. Agire alla maniera di Gesù, nella coppia, implica un’attenzione specialissima al corpo del coniuge. Mettere Gesù nella vita di coppia non significa “spiritualizzare” la relazione con l’altro, anzi al contrario: significa incarnarla sempre di più. Si può dire che la ragion d’essere della persona di Gesù sia l’incarnazione, il prendere un corpo, assumerne tutte le dimensioni. E così nella vita di coppia assomigliare a Gesù significa incarnarsi, onorare il corpo, dargli tutto il suo valore, donarlo all’altro.
Leggi anche:
Care donne, gelosia e passione non sono segni d’amore ma di possesso violento
Gesù e la parola
In ultimo, mettere Gesù nella vita di coppia significa fare in modo che il Verbo si faccia carne. La parola e la carne. Concretamente, non possiamo essere discepoli di Gesù se non c’è tra di noi una parola di qualità. Gesù è maestro nell’arte della conversazione che fa bene. Basta rimettere i suoi dialoghi per convincersene. Alcuni sono lunghi (con Nicodemo, con la Samaritana…), altri sono corti (col centurione, con Pietro, con la Maddalena…), ma tutti mostrano come un dialogo può essere fecondo, come può cambiare un cuore. La caratteristica della parola di Gesù: è fatta carne. Parola che si prova nel corpo, è sempre manifestata in atti e servizio. Per la coppia, la sessualità – privata di parola – può diventare dominio delle pulsioni. La parola umanizza la sessualità. Essa chiarifica le intenzioni, rivela all’altro che non lo si utilizza ma lo si ama.
Leggi anche:
Hadjadj: Il sesso? Occhio a farne il “barometro” della coppia
Non dimenticare il “debriefing”. «Il linguaggio del corpo deve essere riletto nella verità», diceva Giovanni Paolo II. Accettare senza suscettibilità ciò che l’altro vuole dirmi di un’unione dei corpi o di qualsiasi altro avvenimento della nostra vita, significa mettere Gesù nella nostra sessualità, nella nostra vita di coppia. Significa dire no alla mia paura di dover forse cambiare qualcosa, no all’indurimento del cuore. E sì alla conversione.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]