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Dove mi ha portato il sesso libero e sfrenato

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Orfa Astorga - pubblicato il 09/04/19
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Un indizio della mia patologia si è presentato quando ho conosciuto qualcuno con cui provavo per la prima volta il desiderio di essere del tutto sincero e giocare pulito e non sono stato capace di farloSapevo bene che la mia condotta era un’anomalia che si scontrava con la morale o il socialmente corretto, per cui agivo “sotto copertura”, senza riconoscere che la vera anomalia si verificava dentro di me.

Mi concentravo sul sedurre le donne che pensavo di poter conquistare, e lo facevo pretendendo di esonerare la mia coscienza pensando che fossero adulte e libere e come me, e quindi non ci fosse inganno.

E invece c’era… mentivo al prossimo e a me stesso.

Sono arrivato ad avere varie relazioni allo stesso tempo. Ovviamente non ero vero in nessuna di queste, e quindi in nessuno dei miei rapporti sessuali. Mi muovevo in un territorio in cui l’intimità non equivaleva all’impegno, anche quando ero disposto a farlo credere.

Ero diventato un attore molto abile nell’interpretare un personaggio che con naturalezza, semplicità, buoni sentimenti e simpatia suscitava facilmente fiducia, e offrivo un certo succedaneo di intimità che apriva la possibilità ai rapporti sessuali. Era un talento maligno.


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Pensavo di poter vivere intensamente quel personaggio e di conservare la mia lucidità… ma non è stato così.

Ho finito per avere problemi di personalità che mi hanno impoverito radicalmente, quando tra ingannatore e ingannato ci troviamo “cosificati”, sostituendo il dono e l’accoglienza radicale che si può verificare solo se tra le persone c’è l’amore con il regno dell’uso della sessualità.

Era il mio caso.

Un indizio della mia patologia si è presentato quando ho conosciuto una persona con la quale ho sentito per la prima volta il desiderio di essere completamente sincero e di giocare pulito, ma stupidamente ho pensato che avrei perso la libertà se mi fossi coinvolto in un rapporto che richiedeva una dedizione piena e totale, opposta alla ripartizione che facevo fino a quel momento del mio io falsificato. Quello che ho fatto è stato fuggire da una relazione autentica, provando per la prima volta una solitudine vera e strana.

Cercando di recuperare la mia “funzionalità” sono tornato alla superficialità dei miei rapporti, cercando un’utilità in grado di soddisfarmi, indipendentemente dal fatto che fosse soggetta ad alti e bassi e fosse di breve durata.

A importarmi erano le cose della persona, non la persona stessa.

E così, insediato in questo grande errore, sono arrivato al matrimonio, il cui finale penoso non si è verificato perché nonostante le varie infedeltà per le quali mia moglie mi aveva abbandonato, dopo averlo chiesto in modo reiterato, fortunatamente mi è stata data l’opportunità del perdono. Un perdono condizionato al fatto di chiedere un aiuto specializzato, cosa che ho accettato.



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Ho iniziato così una difficile conversione, e avrò sempre la consapevolezza di aver fatto molto danno. L’ho vissuto davvero al matrimonio della mia prima figlia, quando abbiamo brindato tutti alla felicità degli sposi e mi sono vergognato profondamente perché avevo imparato molto su alcune verità sulle quali si basa l’amore tra i coniugi e che apre le possibilità alla famiglia:

  • Nell’uomo si possono certamente distinguere l’aspetto corporeo e quello spirituale, ma non si possono separare senza grave danno per il corpo e lo spirito, visto che agendo senza riconoscere questa unità la persona si “cosifica” e perde tutto il suo valore.
  • La persona umana è allo stesso tempo un corpo spirituale e uno spirito incarnato nella maggior espressione della sua dignità.
  • Questa dignità rende possibile che nell’intimità tra gli sposi compaia tutta la persona incondizionatamente come dono intero e sincero di se stessi in un amore pieno e totale.
  • Questo amore pieno e totale dev’essere solidamente complementare, aperto alla procreazione e all’educazione dei figli e su cui si basano il rinnovamento e le possibilità di tutta la società.

È per questo che l’infedeltà e la promiscuità cercano sempre la penombra, perché i loro protagonisti cercano di conservare le possibilità di una doppia vita, visto che volenti o nolenti sanno che in una di queste li aspetta la morte affettiva e il nonsenso della loro vita.

È così perché l’egoismo sessuale uccide la capacità dell’amore vero e l’accettazione personale. L’ho capito bene quando dopo alcuni anni la mia strada ha incrociato per caso quella di una delle mie vecchie amanti. Abbiamo finto di non riconoscerci e abbiamo distolto lo sguardo, come chi prova rancore o grande delusione o vergogna.

Testimonianza anonima concessa a Despacho Pro familia con l’obiettivo di aiutare altre persone.