La mistica di origini casertane, morta in odore di santità, racconta, nel suo diario, cosa le accadde il 2 novembre 1962Teresa Musco nacque a Caiazzo (CE) il 7 giugno 1943 da modesti agricoltori, Salvatore e Rosa Zullo. Il 13 giungo 1943 riceve il Battesimo nella Chiesa parrocchiale di San Pietro. In casa erano ben sei figli. L’unica sua sorella si fece Suora della carità.
Le ristrettezze familiari si ripercossero in lei fin dalla più tenera età. Mons. Pasquale Mone le amministra il sacramento dell’Eucarestia l’8 maggio 1951 e Teresa annota nel suo Diario: “il giorno più bello della mia vita”. Il 30 ottobre del 1951 iniziano le sofferenze, una strana malattia la costrinse a letto, e poiché le si manifestano periodicamente delle suppurazioni in varie parti del corpo, doveva di volta in volta, sopportare i tagli del chirurgo, i quali con il passare degli anni ammontarono a più di cento. Questo martirio si protrasse sino all’età di venticinque anni. Da bambina si era consacrata al Signore offrendo le sue sofferenze per la conversione dei peccatori.
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Mons. Nicola De Girolamo, vescovo diocesano di Caiazzo le amministra il sacramento della Cresima il 30 ottobre 1953. Mons. Pasquale Mone, il 31 maggio 1964, le consente di unire al voto di verginità anche quello di “vittima” e il 31 maggio 1966 fa l’offerta spontanea e totale della sua vita spirituale a vantaggio dei sacerdoti. Nel 1968 si trasferì a Caserta. Si adoperava nel migliore dei modi per rendersi utile agli altri. La sua giornata aveva come punti fermi: la partecipazione alla Messa e una continua unione col Signore nella preghiera e nella offerta delle sue azioni e nell’accettazione gioiosa di ogni motivo di sofferenza. Quest’ultima le aveva conferito una tale maturità e conoscenza della vita per cui era diventata madre, sorella, consigliera ascoltata da tante persone. Volle iscriversi al Terzo ordine di. Francesco.
Nel 1971 ratificò la sua consacrazione al Signore, in forma ufficiale, nel Santuario Mariano di Leporano (Camigliano CE) alla presenza di alcuni amici. Gli ultimi cinque anni che seguirono, fino alla morte, furono un continuo salire con Cristo Crocifisso la vetta del Calvario fra sofferenze fisiche e morali che talvolta parevano schiacciarla e che lei, con l’aiuto della Grazia, riusciva coraggiosamente, non solo a sopportare ma anche a nascondere a chi le viveva vicino. Tante manifestazioni riscontrate nel suo corpo e nella sua casa durante la sua vita rivelano una viva partecipazione al mistero della Redenzione. Nel 1974 iniziò a farsi strada nel suo corpo, già tanto provato,una grave insufficienza renale. Si spense a Caserta all’età di 33 anni, come aveva predetto da bambina, il 19 agosto del 1976. nascosta, umile, sconosciuta ai più, i suoi funerali inspiegabilmente, da notare che si era nella settimana di ferragosto, chiamarono una folla immensa. Numerosa la partecipazione dei fedeli alle Messe esequiali in ogni anniversario del suo ritorno alla Casa del Padre.
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Nella sua vita appare la sua completa ed eroica uniformità ai voleri di Dio e di riflesso verso il prossimo. Rivive la passione di Gesù accettando ogni tipo di sofferenze morali e fisiche pur di salvare anime. Il messaggio della vita di Teresa è sulla scia di quello recatoci da Gesù, messaggio proposto a tutti gli uomini attraverso la Croce. Così ella dimostra con la sua vita, pagando di persona, che non vi è amore più grande di colui che si dona agli altri. Le sue vive preoccupazioni, nell’offerta continua di preghiere e di sofferenza di ogni genere, erano rivolte per la Chiesa, per il Papa, i vescovi e sacerdoti. Immancabile il suo invito a quanti l’avvicinavano a pregare per le vocazioni. Esempi come quelli di Teresa Musco, ripropongono con forza il mistero e il ruolo del dolore nel progetto di Dio, il grande discorso dell’alleanza viva della Passione di Cristo.
Teresa aveva una particolare devozione per le anime purganti. Il 2 novembre 1962, non potendo portarsi al Cimitero, si unì “spiritualmente” alle anime del Purgatorio. “E’ veramente bello – diceva – offrire non fiori mondani ma preghiere e sofferenze per le anime del Purgatorio”. Nelle prime ore pomeridiane, mentre era assorta in preghiere di suffragio, vede la sua cameretta gremita di persone…Dinanzi ad un tale spettacolo, le uscì un grido di gioia, la salutano dicendo: “Ci hai liberato dalle pene del Purgatorio!…”. Dopo pochi attimi, tutte quelle persone scompaiono…Era uno dei frutti della sua pesantissima croce. Questa visione servì non poco a rendere sempre più viva ed operosa la sua redenzione verso le anime del Purgatorio, e ad eccitarla ad offrire preghiere e sofferenze a loro vantaggio. Meta dei suoi guadagni, frutto dei suoi lavori di ricamo, erano da lei destinati per la celebrazione di sante Messe (Diario, p. 1710).
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