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Le confessioni delle anime del Purgatorio a suor Josefa Menendez

Josefa_Menendez

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don Marcello Stanzione - pubblicato il 28/03/19

La serva di Dio spagnola annota nel suo diario i dialoghi con le anime purganti. "Sono in Purgatorio perchè infedele". "Io ho disobbedito a Dio"

Josefa Menendez nacque a Madrid il 4 febbraio 1890 da una famiglia profondamente cristiana. A venti anni decise di entrare tra le religiose del Sacro Cuore, ma a causa di problemi economici dovette rimanere in famiglia. Il 5 febbraio 1920 entrò nel noviziato della Società del Sacro Cuore a Poitiers in Francia.

La sua storia fino alla sua morte nel dicembre 1923, così come l’ha percepita chi le viveva accanto, si scrive in poche parole: prende l’abito nel luglio 1920, fa la professione religiosa il 16 luglio 1922. vive 4 anni nel nascondimento dei lavori quotidiani: pulizie, cucito, sacristia…Il racconto del suo itinerario spirituale descrive l’azione di Dio e del suo amore in un cuore che è sempre più dato a lui. Molto presto e di frequente, il Signore si manifesta ad ella e l’associa alla sua Opera d’Amore. “Voglio servirmi di te per far conoscere sempre più agli uomini la misericordia e l’amore del mio Cuore…aiutami in quest’opera d’amore!”. Con Lui, dovrà lottare costantemente contro le forze del male. Testimone del suo amore infinito per il mondo, lo sarà anche della sua “passione”redentrice.1923: Josefa muore a Poitiers il 29 dicembre.


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Dal suo Diario alla data del 27-31 luglio 1921 troviamo narrato un episodio relativo alle Anime del Purgatorio. Dice Maria SS. a Josefa: “Soffri per salvare una mia cara figlia…Gesù la voleva per Sé, ma non corrispose alla Divina chiamata, domani deve morire; che consolazione per mio cuore materno se non cadrà in inferno!”. Josefa pregò tutta la notte e il giorno dopo fu terrorizzata da rumori infernali. Colpita e spaventata si rifugiò presso la statua della madonna.

D’un tratto tutto si calmò, la Madonna sorridendo posò la mano sulla testa di Josefa: “Ha già reso conto della sua vita, poverina, quale lotta ha dovuto sostenere! Quando il demonio ha visto che quell’anima gli sfuggiva ha cercato di toglierle la pace e quanto l’ha fatta soffrire! Era furioso contro di te, perché mi aiutava a strappargliela. E’ morta molto pentita e la sua fine è stata serena, ora è in Purgatorio”. La notte seguente Josefa fu svegliata da gemiti e udì una voce – “Sono l’anima che la Madonna ti ha chiesto di salvare sono anni che soffro orribilmente, abbi compassione di me!” – “Sei in Purgatorio solo da un giorno e due notti – replicò Josefa – quale devozione alla Madonna hai serbato per ottenere la sua protezione?”. “Da quando mi sono abbandonata al peccato la mia unica devozione è stata di recitare ogni sabato una Salve Regina”. Tre giorni dopo quell’anima sale in Cielo grazie ai suoi suffragi e prima di salire va a ringraziare la sua benefattrice.


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E ancora il 10 aprile 1922 suor Josefa riferiva: “Da un anno e tre mesi sono in Purgatorio. Senza i tuoi piccoli atti dovrei starvi per lunghi anni ancora! Una persona del mondo ha meno responsabilità di una religiosa. Quante grazie riceve questa e quale responsabilità se non ne profitta! Quante anime religiose si rendono poco conto del come si espiano qui le loro colpe! La lingua orribilmente tormentata espia le mancanze al silenzio… la gola riarsa espia le colpe contro la carità… e l’angustia di questa prigione, le ripugnanze ad obbedire…e qui occorre espiare la più piccola immortificazione!… Frenare gli sguardi per non cadere alla curiosità può costare un grande sforzo, ma qui… quale tormento soffrono gli occhi impediti di vedere Dio!”.

Nel suo Diario annotò al 13 aprile 1923 che un’anima del Purgatorio le aveva chiesto qualche settimana prima dei suffragi per essere liberata dalle pene. Riapparsale, le disse. “Vengo in nome di Colui che è la Beatitudine Eterna, l’Unico oggetto del nostro amore per animarti a proseguire nella sofferenza, il sentiero che la Sua bontà ti faccia per il bene tuo e di molte altre anime. Un giorno tu contemplerai le meraviglie di amore che Egli riserva alle anime da Lui più amate. Allora comprenderai i frutti della sofferenza e gusterai una felicità tale che l’anima non potrebbe sostenere quaggiù. Coraggio! Ritroverai presto la pace, l’opera redentrice non si realizza che a forza di soffrire ma la sofferenza purifica e fortifica l’anima arricchendola di meriti agli occhi di Dio”.


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Molte anime venivano da ella per chiederle di intercedere per loro per essere liberate quanto prima. Alcuni dialoghi con le anime vennero annotati: “Sono qui per l’infinita bontà di Dio, perché un orgoglio eccessivo mio aveva portata sull’orlo dell’inferno, tenevo sotto i piedi molte persone: ora mi precipiterei ai piedi dell’ultimo dei poveri! Abbi compassione di me, fa’ degli atti d’umiltà per riparare il mio orgoglio. Così potrai liberarmi da questo abisso”.

Un’altra anima le confessò: “Ho passato sette anni in peccato mortale – confessava un’altra – e sono stata tre anni ammalata. Ho sempre rifiutato di confessarmi. Mi ero preparato l’inferno e ci sarei caduta se le tue sofferenze di oggi non mi avessero ottenuto la forza di rientrare in grazia. Sono ora in Purgatorio e ti supplico, poiché hai potuto salvarmi: liberami da questa prigione tanto triste!”. E ancora raccolse la confidenza di un’altra anima: “Sono in Purgatorio per la mia infedeltà non avendo voluto corrispondere alla chiamata di Dio. Dodici anni ho resistito alla vocazione e ho vissuto in gran pericolo di perdermi, perché per soffocare il rimorso mi ero data in braccio al peccato. Grazie alla bontà divina che si è degnata di servirsi delle tue sofferenze ho avuto il coraggio di tornare a Dio…e ora fammi la carità di liberarmi di qui!”.

Un’anima che stava per lasciare il Purgatorio per salire in Cielo le disse: “Offri per noi il Sangue di Gesù. Che sarebbe di noi se non ci fosse nessuno per sollevarci?” di ogni nome rivelato dalle anime venne fatta indagine e risultò che effettivamente data e luogo della morte coincidevano con quanto suor Josefa diceva. Ella non ha mai visitato il Purgatorio, ma le apparvero numerose anime venute a chiederle preghiere, o a ringraziarla, perché grazie alle sue sofferenze, erano sfuggite all’inferno.


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Queste anime rivelavano a suor Josefa il motivo della loro permanenza in Purgatorio, nel suo diario nel mese di aprile 1922 annotò alcuni dialoghi avuti con le anime del Purgatorio: “Sono stata in Purgatorio un po’ meno d’un ora e mezza por espiare alcune mancanze di fiducia in Dio., e’ vero che l’0ho sempre amato molto ma con un po’ di timore”. “Sono in Purgatorio perché non ho saputo trattare le anime che Gesù mi affidava con la cura che meritavano…”. “Il mio Purgatorio sarà lungo poiché non ho accettato la volontà di Dio, né fatto con sufficiente rassegnazione il sacrificio della mia vita durante la malattia”. “Sono qui per l’infinita bontà di Dio, un orgoglio eccessivo mi aveva portato sull’orlo dell’inferno, tenevo sotto di me molte persone, ora mi precipiterei ai piedi del più misero fra i poveri”. “Avevo la vocazione e la perdetti per una cattiva lettura…”. “La mia gioventù fu piena di vanità…”. “Devo espiare una passione mal repressa…”. “Mi credevo potente ed ero dominata dall’ambizione”.




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