Simona Ibba, sarda, giovane ingegnere elettronico e militante politica nelle file del PD. Il cammino del suo discernimento l’ha portata a capire come dare tutta se stessa per il vero bene comune: la preghiera.E’ bello imbattersi in storie di cronaca che raccontano una scommessa umana in cui è in gioco un destino complessivo, e non solo voglie passeggere e malanni da sopportare. A volte le pagine di un quotidiano restituiscono il sapore autentico della realtà: tra l’agrodolce dell’economia, l’amaro delle tragedie e l’aspro della politica, ci si imbatte in un piatto e unico sostanzioso … una persona che annuncia di aver trovato una via sicura, in mezzo ai mille sentieri del mondo.
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Tra le pagine di Repubblica mi sono soffermata a leggere la storia di Simona Ibba, perché il titolo attirava l’attenzione: lascia la politica per entrare in clausura. In effetti, potrebbe dare adito a un commento istintivo e polemico, come a dire: non si riesce a stare in mezzo agli uomini, meglio chiudersi in convento. Il succo della scelta di questa giovane donna sarda è l’opposto; o meglio, non conoscendola direttamente, intuisco che sia l’opposto e che ci insegni qualcosa sul “bene comune”.
Tuffandomi nel grande mare del web, ho trovato un video che riguarda Simona ma non ha a che fare né con la politica né con la religione.
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Un altro tassello si aggiunge in questo ritratto umano. Su Youtube è stata caricata una sua intervista in qualità di dottoranda presso la facoltà di Ingegneria Elettronica dell’Università di Cagliari: si scopre che questa 38 enne è una studiosa di blockchain (la tecnologia informatica che sta alla base del bitcoin), indaffarata a trovarne applicazioni nell’ambito del turismo. Per quanto possa sembrare lontano anni luce, anche questo suo ambito di studi l’ha portata a spendersi per creare opportunità di miglioramento nell’ambito delle attività economiche della sua terra.
Eletta come assessore nelle file del PD nella città di Sardara, la Ibba ha rassegnato le sue dimissioni dalla giunta adducendo, senza troppe spiegazioni, dei motivi personali. Il massimo silenzio sulla vicenda ha alimentato voci, ma dietro c’era solo la necessità di fare un percorso di discernimento vocazionale. Quando tutto è approdato a una scelta di vita consapevolmente assunta, il suo parroco si è fatto portavoce della novità:
Un cambio di vita, da un piccolo paese a vocazione termale dell’entroterra della Sardegna, Sardara, a Pennabilli, sulle colline riminesi. Ma soprattutto una svolta interiore, da assessore ed esponente del Pd a suora di clausura. E’ il percorso compiuto da Simona Ibba, 38 anni, ingegnere elettronico, accolta dal convento di Pennabilli, come ha confermato don Francesco, sacerdote della chiesa della Beata Vergine Assunta. (da La Repubblica)
Oltre alle dichiarazioni del sindaco di Sardara che si dice orgoglioso di questa concittadina, non ci sono altre parole da aggiungere. Lei, Simona, non ha rilasciato commenti; il suo profilo Facebook è essenziale, per non dire quasi vuoto. Segno evidente che la sua vita si sta riempiendo di altro.
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A questo punto il giornalista può trovarsi nell’imbarazzo di dover dare una conclusione al pezzo che sta scrivendo. Qualcuno la butta sull’emotivo: una persona dal cuore grande che farà del bene. Un altro la butta sulle alternative e cita il caso di Malena Mastromarino che lasciò la politica per il porno di Rocco Siffredi; come se il confronto potesse reggere. Non si tratta di castità vs lussuria; si tratta di gusto vs bulimia.
Il bene comune
Ricordo una chiacchierata bellissima con una giovane ragazza che mi confidò la scelta della clausura e il terremoto che generò nella sua vita. Alla mia domanda su quale fosse il suo lavoro, rimasi allibita: disegnava auto di lusso. La pensavo a progettare design affusolati e potenti, linee essenziali e robuste; mi scappò di dirle: “E poi Qualcuno ti ha fatto vedere il Suo disegno su di te“. Sorrise. Ora non la sento da molto, ma so che lei, là sul lago d’Orta, sta ancora disegnando cose di lusso: la sua preghiera leviga l’anima di noi tutti.
In modo simile m’immagino la trama di vita di Simona Ibba. La sua vocazione politica non è stata tradita, ma ha trovato via via il modo giusto di compiersi. Non solo in giunta, ma anche coi suoi studi ingegneristici, desiderava essere parte viva della “cosa pubblica”, ancor di più del bene comune. Dietro le nostre predisposizioni c’è sempre la voce di Dio, silenziosamente – come fosse una mano sulla spalla – Lui suggerisce a ciascuno la via per essere collaboratori creativi dentro la Sua Creazione.
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A tentoni noi ci proviamo; chi ha più coraggio e follia scava fino a vedere una vocazione dietro le proprie preferenze. Forse se so cantare bene non è solo per diventare un idolo strapagato – ad esempio. Forse per essere davvero un politico devo farmi portavoce del popolo. Ma di cosa? E verso chi?
Una domanda seria sul bene comune può portare fuori dalla pubblica piazza, e quasi fuori dal mondo. Il convento e la clausura sono un paradosso che lascia stupefatti: stare chiusi, per essere aperti; rinunciare, per godere; sacrificare l’io per portare giovamento agli altri. La logica delle beatitudini, in fondo, ci ha sempre indicato questa via misteriosa e feconda: capovolgere la nostra idea di felicità, farci bisognosi e manchevoli per riconoscere – in mezzo a mille luci ammiccanti – l’unico Bene che non delude.
Buon cammino Simona, prega per noi.