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Io, abusato da un prete. Mai stato un bambino

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Don Fortunato Di Noto - pubblicato il 20/02/19

Lo stolto pensa: “Dio non c’è”. Sono corrotti, fanno cose abominevoli: non c’è chi agisca bene. Sono tutti traviati, tutti corrotti; non c’è chi agisca bene, neppure uno. Voi volete umiliare le speranze del povero, ma il Signore è il suo rifugio. Chi manderà da Sion la salvezza d’Israele? Quando il Signore ristabilirà la sorte del suo popolo, esulterà Giacobbe e gioirà Israele. (Dal Salmo 13)

La situazione degli abusi sui minori è drammatica: nella Chiesa e ancor più nella Società. Chi è abusato è nello sgomento, nella confusione e nel terrore, quando chi padre nella fede tradisce e manipola la propria innocenza, il parroco che ti aveva battezzato, che ti aveva confessato, in cui hai riposto fiducia e speranza. Tutto spazzato vita, annientato e cancellato come un file nel computer. Le parole di Papa Francesco sono dure e chiare, efficaci e definitive: «Un sacerdote che compie un abuso, tradisce il corpo del Signore. Il prete deve portare il bambino o la bambina alla santità. E questo si fida di lui. Invece di portarlo alla santità, lui lo abusa. È gravissimo. È come fare una messa nera! Invece di portarlo alla santità lo porti a un problema che avrà per tutta la vita» (25 maggio 2014).




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Il bambino vittima attorno a sé vede violenza, cose abominevoli, stoltezza. Vale anche per ogni abuso perpetrato da chiunque (eterosessuale, omosessuale, bisessuale), da un padre o una madre, da un nonno o un fratello, da un medico, un avvocato e un politico o magistrato. Non dobbiamo dimenticarlo, mai.

La vittima riconosce il comportamento corrotto di chi dovrebbe tutelarlo, spesso non accade e non deve più accadere; è così sensibile, il bambino, che misura l’acido di quel pensiero accomodante (i panni sporchi si lavano al proprio interno, basta un buon risarcimento economico, trasferiamo l’abusatore, evitiamo lo scandalo) e che alimenta la lobby dell’omertà e del silenzio; un pensiero che nasce da corruzione e dall’abuso anche della pazienza di Dio, che sembra essere assente, ma ascolta il grido degli innocenti. Si ascolta tanto e agisce negli uomini di buona volontà.

Dio non abbandona il piccolo giusto. Gli empi e i corrotti vogliono snervare la fede del popolo, mettere una pietra tombale sulla sua anima con il cumulo dei loro errori, ma il Signore lo mantiene libero e vivo poiché è il suo rifugio.

La storia che rendiamo pubblica a Summit iniziato in Vaticano sugli abusi dei minori, con l’auspico che sia fecondo e autentico, è quella di un giovane papà che da bambino è stato gravemente abusato sessualmente da un prete cattolico oggi dismesso dallo stato clericale (in gergo spretato), e che non ha mai affrontato un solo giorno di detenzione perché non è mai stata avviata una denuncia penale. Né mai ha chiesto perdono alla vittima o un tenue pentimento. Accade anche questo, come il contrario: condanna penale dai Tribunali civili e non condanne dai Tribunali Ecclesiali. Bisogna leggerla tutta d’un fiato, così come mi fu consegnata dopo un liberante e sanante perché “dove arriva la luce del giorno, quella luce che attraversa le ferite e le trasforma in feritoie”.

Una testimonianza che sospinge la Chiesa tutta ad agire in tempo, prima, durante e dopo come una Chiesa amorevole e premurosa, dove i Pastori rinneghino “cattedre di pestilenza”, ma scelgano “cattedre d’amore per i figli e le figlie”. Che non accada mai più.

Giorni fa, ho chiesto anche di dire qualcosa al Papa: “In integrazione alla testimonianza, vuoi aggiungere qualche altra cosa? Un invito, un inciso … un appello a Papa Francesco?”.


SACERDOTE

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La risposta è stata immediata, chiara e diretta: “L’appello che mi piacerebbe lanciare al Vaticano è che dia delle direttive precise ai Vescovi che si trovano ad affrontare problemi di pedofilia nello loro diocesi che li vincoli ad intervenire secondo protocolli standard affinché non abbiano più alibi nel gestire secondo giustizia e rispetto delle vittime. I nomi dei carnefici vanno fatti in primis per tutelare probabili vittime future e poi per dare testimonianza alla verità” (6 febbraio 2019). Ecco la storia (don Fortunato Di Noto).

Per chi volesse inviare un messaggio personale al giovane papà, vittima del prete, quando era bambino, è possibile scrivere a questo indirizzo email: info@associazionemeter.org

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Sono un uomo di 30 anni e non sono mai stato un bambino, o forse lo sono stato ma non voglio ricordarmelo. La storia che voglio raccontare non è solamente una storia di dolore ma soprattutto di speranza.

Dall’età di 9 anni per circa 4 anni sono stato vittima di abusi sessuali di un ex sacerdote. Ero un bambino molto particolare, molto timido, vittima di bullismo, e un sabato pomeriggio durante il catechismo lui se ne accorse e anziché usarmi amore disinteressato di padre iniziò a circuirmi e pian piano ad abusarmi.

Non è degli atti di abuso che voglio parlare, anche perché non avrebbe senso, ma di quello che gli atti di violenza mi hanno portato ad essere. Purtroppo l’atto di abuso non è fine a se stesso ma lascia ferite profonde che scavano lentamente dentro l’anima. Molte volte mi sono chiesto perché continuassi ad andare da lui e mi sono risposto che quello che cercavo era un po’ di attenzione e di affetto che apparentemente mi dava e che quello che subivo era il dazio che dovevo pagare per riceverli. Nessuno se ne accorse o forse faceva finta di non accorgersene. Mi riferisco a chi poteva fermare tutto questo ma non l’ha fatto. Innanzitutto il Vescovo che, pur allertato da alcune voci, per paura o meglio codardia non si è mai assunto alcuna responsabilità.
Passano gli anni e passa il tempo delle violenze ma non passa purtroppo la sporcizia di quello che mi è stato fatto.

Le vittime aumentano perché l’abuso non fa vittima solo chi lo subisce ma anche chi entra a far parte della vita di chi è stato abusato. Mi riferisco soprattutto a mia moglie e a mio figlio, i quali nonostante ami tantissimo non riesco a dimostrarglielo. Immaginate un figlio che non riceve mai una carezza, un abbraccio, un ti voglio bene da suo padre. Non è forse anche lui vittima indiretta di quell’abuso?

Dopo qualche anno dagli abusi cambia il Vescovo e pare che qualcosa inizi a smuoversi. Viene istituita una Commissione di inchiesta dalla Santa Sede che inizia l’iter canonico che porta questo sacerdote alla destituzione dallo stato clericale.

Soddisfatto, direte voi!
In parte, dico io!

In parte perché avrei voluto non vivere certe cose, in parte perché il Vescovo seppur aver esplicato formalmente quanto di sua competenza, non ha posto attenzione alle conseguenze che quegli abusi hanno lasciato nella mia e nelle nostre vite.
Questo non vuole essere un accusa nei confronti di nessuno specialmente nei confronti di ministri di Dio e successori degli apostoli alla guida della Chiesa, quella Chiesa che amo profondamente, quella Chiesa rappresentata fedelmente da un amico mio sacerdote che in un momento di mia difficoltà economica si è fatto carico delle spese di un necessario percorso di psicoterapia. Una Chiesa onoratamente servita da don Fortunato ( da sacerdoti e vescovi autentici e veri padri e fratelli)  il quale mi ha spalancato le braccia fin dalla prima volta che si siamo incontrati e proprio da quell’incontro che ho cambiato prospettiva nel vedere la mia storia. L’aggettivo “doloroso” ha lasciato spazio ad un altro più bello: “speranzoso”.
Ho deciso di circondarmi di persone positive, di persone sensibili, di belle persone insomma, le quali ho reso depositari della mia storia affinché potessi iniziare a lavarmi dello sporco che avevo dentro. Persone meravigliose che hanno condiviso fin da subito l’idea di creare un Gruppo nella mia diocesi che funga da faro nell’oscurità di molte vittime che hanno vissuto o che vivono esperienze simili alla mia.

Potere guardare negli occhi e usare le parole di Papa Francesco: “Non lasciatevi rubare la speranza di una vita migliore, la speranza che il buio della notte è seguito dalla luce del giorno, quella luce che attraversa le ferite e le trasforma in feritori”.

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