È con gioia che pubblichiamo la lettera ricevuta da un “confratello monaco wi-fi” ergastolano, e la mia risposta, che spero possa arrivargli, proprio oggi che la liturgia ci propone la Lettera agli Ebrei: “ricordatevi dei carcerati, come foste loro compagni di carcere”.(Costanza Miriano)
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Carissima sorella Costanza, chi scrive è uno che ha partecipato al gruppo dei fratelli ergastolani del carcere del centro Italia. Come puoi vedere, cercherò di scrivere quello che il mio cuore desidera, come io non sono mai stato bravo con la penna ma ho tanta fiducia in te, che sarà quello che scrivo a dare un senso al nostro dialogo. Devi sapere che il 31 gennaio ci siamo visti tutti noi ergastolani, che facciamo catechesi, con il nostro padre spirituale, ci siamo riuniti e con piacere il nostro sacerdote ci ha comunicato la iniziativa del monastero Wi-Fi dove cercavate “qualche lettera da cui partire per cominciare a ragionare su quale possa essere il dopo, su come non disperdere quella ventata di spirito Santo”. Ti parlerò di me, cercando di sorvolare su alcuni passaggi della mia vita passata. Sono in questi posti del 1995, sono stati anni difficili e duri da superare, ma il merito di questo racconto lo devo alla mia Rita, la donna che ho sposato nel 1982. Ci siamo innamorati da subito, dove ho conosciuto un cuore pieno d’amore, lei è sempre stata la mia forza. Devi sapere che molto spesso ancora oggi rimango per notti intere cercando nella preghiera il conforto che vado cercando. Quante volte ho parlato con Dio, quante volte ho scritto delle lettere chiedendo: perché la mia vita è una lotta continua al fallimento?, ma le mie domande non avevano risposta, ma dentro di me l’animo parlava. Io so chi sono e se potessi non rifarei la vita che ho fatto, e che mi ha portato in questi posti. Ancora oggi c’è tanta sofferenza dentro di me, quella sofferenza che ritorna indietro consapevole di aver fatto soffrire.