I frutti germinati dal Primo capitolo generale del cosiddetto Monastero Wi-Fi del 19 gennaio 2019 continuano a maturare in modo commovente, raggiungendo i fratelli più lontani, come i condannati all’ergastolo, che a loro volta diventano per noi tutti una benedizione.È con gioia che pubblichiamo la lettera ricevuta da un “confratello monaco wi-fi” ergastolano, e la mia risposta, che spero possa arrivargli, proprio oggi che la liturgia ci propone la Lettera agli Ebrei: “ricordatevi dei carcerati, come foste loro compagni di carcere”.(Costanza Miriano)
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Carissima sorella Costanza,
chi scrive è uno che ha partecipato al gruppo dei fratelli ergastolani del carcere del centro Italia. Come puoi vedere, cercherò di scrivere quello che il mio cuore desidera, come io non sono mai stato bravo con la penna ma ho tanta fiducia in te, che sarà quello che scrivo a dare un senso al nostro dialogo.
Devi sapere che il 31 gennaio ci siamo visti tutti noi ergastolani, che facciamo catechesi, con il nostro padre spirituale, ci siamo riuniti e con piacere il nostro sacerdote ci ha comunicato la iniziativa del monastero Wi-Fi dove cercavate “qualche lettera da cui partire per cominciare a ragionare su quale possa essere il dopo, su come non disperdere quella ventata di spirito Santo”.
Ti parlerò di me, cercando di sorvolare su alcuni passaggi della mia vita passata.
Sono in questi posti del 1995, sono stati anni difficili e duri da superare, ma il merito di questo racconto lo devo alla mia Rita, la donna che ho sposato nel 1982. Ci siamo innamorati da subito, dove ho conosciuto un cuore pieno d’amore, lei è sempre stata la mia forza. Devi sapere che molto spesso ancora oggi rimango per notti intere cercando nella preghiera il conforto che vado cercando. Quante volte ho parlato con Dio, quante volte ho scritto delle lettere chiedendo: perché la mia vita è una lotta continua al fallimento?, ma le mie domande non avevano risposta, ma dentro di me l’animo parlava. Io so chi sono e se potessi non rifarei la vita che ho fatto, e che mi ha portato in questi posti. Ancora oggi c’è tanta sofferenza dentro di me, quella sofferenza che ritorna indietro consapevole di aver fatto soffrire.
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Mia cara sorella Costanza, adesso voglio (tra)scriverti una lettera di mia moglie Rita, così come l’ha scritta lei: così potrai capire quanto è grande il dono di Dio, che ho ricevuto anch’io malgrado quello che sono stato. Mi ha scritto il giorno 26 gennaio 2019, da Macerata e io l’ho ricevuta il 1° febbraio. Lei inizia sempre così:
(N.d.r.: la sorella della moglie è monaca di clausura in provincia di Macerata, e in questi giorni è ospite da lei)
Caro amore mio,
ti giuro che pensavo di non poterti scrivere mai più da Macerata e invece, non so come ringraziare il Signore di questa grande grazia. Sono qui. Ho rivisto te, ho rivisto mia sorella e mi sembra tutto così bello perché vuol dire che sono ancora viva. Sono arrivata fin qui e sono sicura che il Signore mi farà arrivare ancora lontano.
Totuccio, è da due giorni che sono qui e non mi sono ancora affacciata il naso fuori. Piove da due giorni e c’è freddo da morire, posso dire che sono veramente in clausura. Ho già sistemato la stanza del priorato: ci voleva proprio la mia mano. Sembra tutta un’altra stanza. Lì nessuno può entrare, solo io ho libera entrata: di questo ne sono fiera. Nei visi delle suore che sono qui vedo le contentezza del vedermi, mi vogliono veramente bene ed è sempre stato così. Madre Luisa ormai è vecchietta ma ha sempre il pensiero per me, se mi danno da mangiare o altro.
Amore mio, è stato bello poter venire io da te, però ti ho visto molto scoraggiato. Tu hai ragione, sei ormai stanco ma non ti devi arrendere, forse dovrai passare ancora del tempo per vedere cambiare qualche cosa quindi abbiamo fiducia in Dio.
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Carissima sorella Costanza, come avrai capito, mia moglie nel 2016 si è ammalata gravemente. Hanno scoperto che aveva un brutto male allo stomaco del diametro di 16 cm. Il professore che ha operato aveva dato pochi mesi di vita, hanno dovuto togliere tutti gli organi interni e è stata messa alla chemioterapia; passati due anni è stata di nuovo operata un’altra volta, adesso lei è migliorata, ma le sono rimaste ancora alcune metastasi che devono essere controllate periodicamente con la T.A.C.. Scusami se mi sono prolungato un po’ ma volevo che tu sapessi che io sono del tutto sicuro che mia moglie è stata benedetta dal nostro Signore e nel benedire la mia Rita ha benedetto anche a me perché non avrei saputo più vivere senza la mia amata Rita. Provo una grande emozione nel pensare gli anni di dura prova che ha dovuto sopportare mia moglie.
Io non so se potrò mai esternare il mio pensiero, ho tanto pregato Dio in questi ultimi anni che sono pronto a rinunciare a tutto anche alla libertà che Dio stesso ci ha donato.
Costanza, tu non la conosci ma ti posso giurare davanti a Dio che è una donna meravigliosa, non ha mai fatto del male a nessuno. Trova sempre un sorriso per le persone che hanno bisogno. E per ultimo è stata sempre vicino a me anche nei momenti più difficili; lei mi ha dato tutto il suo cuore. Sì, è vero, io sono un ergastolano con “fine pena mai”. A volte è difficile pensare che non potrò più abbracciarla come marito e moglie ma nel sapere che lei sta bene, anche in queste situazioni dico che non ho più motivo di lamentarmi. Chiudo questo mio libero sfogo, dicendo che sono d’accordo con te quando dici delle nostre celle che sono state trasformate da qualcosa di imposto in qualcosa di accolto.
Ciao. Questa è la voce di un ergastolano.
s.c.
Voglio ringraziare te mia cara sorella Costanza e ringraziare anche il gruppo Forum Coscienza Maschile per il suo sostegno per dare un senso alle nostre vite.
Ringrazio tanto lucia1332, anche a te cara Raffaella dedico una delle mie preghiere così come per Elena, per Lodovica Maria, Alvise honorati e anche a te Tina dico grazie per le tue affettuose parole.
A te, cara Rosa, dico che questo è il nome della mia cara defunta mamma. Grazie di cuore per le tue parole. Grazie anche a te, cara Laura Donini, a 61angeloextralarge dico che sei tu una grazia, per chi come me vado cercando un vero amico. Al caro amico Beppe dico di pregare anche per tutti noi che siamo ergastolani. Io non mancherò di pregare per te. Carmela Mastrangelo, sono d’accordo con te quando dici che siamo nel cuore di Dio ma non solo noi ma tutta l’umanità.
Lalla, anch’io mi accodo alla tua preghiera di pregare per il nostro cappellano.
Grazie tutti voi e che Dio aiuti tutti noi esseri umani.
Ciao.
Un ergastolano del centro Italia
***
di Costanza Miriano
Carissimo fratello s.c., grazie per la tua bella lettera, e grazie per aver condiviso cose tanto serie e importanti con me, con noi. Leggendo pensavo che devi avere un cuore bello, e mi chiedevo quali circostanze abbiano potuto portarti lì dove sei: penso che tanti di noi nelle stesse circostanze avrebbero potuto essere al tuo posto. Come disse una volta padre Emidio, siamo tutti dei mantenuti, dei mantenuti dal Signore, che ci tiene una mano sulla testa e ci impedisce di perderci completamente.
Sentire un carcerato dire cose come “il nostro padre spirituale” mi ha stretto il cuore di gioia: chissà, se non fossi lì non lo avresti incontrato, non avresti ricevuto l’annuncio e non staresti facendo questo cammino che può essere di santità. Penso infatti a quanta bellezza può esserci anche in una situazione di dolore e solitudine e di privazione come la vostra. Santa Teresina diceva che anche uno spillo raccolto per amore, offrendo quel gesto a Dio, può salvare un’anima. Tu puoi offrire tantissimo, perché ti è stato tolto quasi tutto, e già solo stare lì senza maledire Dio, senza fare altro, semplicemente “stando” è un’offerta enorme!
Ti chiediamo dunque di diventare alleato del nostro monastero, di offrire la tua fatica per la salvezza delle nostre anime e di quelle del mondo intero, perché venga il regno dei cieli. Noi faremo lo stesso per te.
Ci piacerebbe portarvi dei libri, o delle immagini sacre, o quello che vi serve per pregare e conoscere la Parola, non so se le candele o l’incenso siano ammessi in carcere. Ci piacerebbe insomma farci fratelli, per quanto è possibile. Chiedete al padre e lui chiederà a noi.
Infine, chi vuole scrivere all’Ala Van Thuan del monastero, scriva qui e io inoltrerò al cappellano. Credo che fare compagnia a questi fratelli sia una cosa molto cara a Dio, che li ama teneramente, e non vuole che si perdano.
Costanza