La guru giapponese dell’ordine domestico rigranzia i calzini quando li ripone nell’armadio, noi ringraziamo Dio di ciò che ci dà e gli chiediamo scusa se abbiamo pensato che la felicità fosse avere una gonna in più.Questa cosa mi dà felicità?
Eccola: la fatidica domanda del konmari (una serie di consigli ideati da Marie Kondo, detta anche Konmari, per riordinare la casa e la vita-Ndr). Mentre tocco una gonna Pinko che neanche ricordavo di avere, forse presa al 50% a qualche svendita, in mezzo a una pila di abiti che farebbe registrare il record di scalata a più di un alpinista (sono quasi certa che in quota, dove c’è la cuffia e quello che sembra un jeans, nevica) penso, che io proprio non lo so se sprizza felicità. Forse mi dà più gioia della gonna di Terranova, giusto perché l’ho pagata il triplo e mi sento tanto fashion blogger quando la metto (anche se non credo di averla mai messa in realtà), ma non sono certa che svolterebbe una di quelle giornate grigie, dove non hai voglia di alzarti dal letto, dove fuori (e forse anche dentro) sembra freddo.
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Il fatto, Marie, è che io e te siamo diverse perché tu chiedi scusa ai calzini quando li riponi nei cassetti appallottolati perché, poverini, quello è il loro momento per riposare e provaci tu a dormire con la testa tra le gambe, perché chiedi scusa alle cose che butti o il permesso a casa tua di sistemarla. Chiariamo, anche io credo che dovrei davvero scusarmi con quella pila di cartelloni che ho nel ripostiglio e a cui non ho dato ancora uno scopo creativo, ma metti che domani chiudono tutte le cartolerie sulla terra io come faccio senza una palette colori che spazia dal giallo ocra al verde salvia?
Io, come te, credo davvero che oggi le nostre case siano stipate di cose superflue, cose di cui neanche ricordiamo l’esistenza, cose, cose, cose. Cose comprate senza pensare, cose che compriamo per essere come gli altri o cercando di colmare un vuoto che alla strisciata della carta di credito torna però più potente di prima. Anche io credo che un bel decluttering ogni tanto non ci fa male, anzi.
Hai ragione quando dici che riduce l’ansia e lo stress, che ci aiuta a vivere più sereni, perché sai dove trovare quello che cerchi senza dover mettere tutto a soqquadro e stare una settimana a pensare dove cavolo è quella maglia, spazi più puliti dove pensare, meno tempo sprecato a cercare e riordinare, più organizzazione, anche mentale.
Quello a cui non credo è che una cosa possa darmi la felicità, perché Qualcuno mi ha detto “là dov’è la tua ricchezza, sarà anche il tuo cuore”.
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E no, proprio non posso credere che la mia ricchezza sia rinchiusa in uno sgabuzzino buio o in un armadio col sacchettino che profuma di lavanda. È per questo che non posso bussare sulle copertine dei libri in cerca di vibrazioni positive, di sprazzi di felicità che non potranno mai darmi. Non è nelle cose, tante o poche che siano, la felicità. Non è nel decluttering che troverò serenità. È piuttosto nella consapevolezza che le cose sono un dono, e per questo vanno usate e comprate con rispetto. Sono strumento da usare a gloria di Colui che mi ha dato la fortuna di nascere dove posso avere anche quel superfluo che non merito.
Chiariamo, molti dei consigli pratici del Konmarie (dal cominciare per categorie e non per stanze, al mettere tutto, ma proprio tutto sul pavimento per avere il colpo d’occhio) sono stati davvero preziosi per cominciare ad approcciare questo minimalismo e prendere coscienza di quante siano le cose che abbiamo davvero.
O forse è meglio dire prendere paura! Fa paura realizzare quanto siamo attaccati alle cose, quanto tempo ed energie sprechiamo a inseguire il giudizio degli altri, l’aspettativa della società su quello che siamo, perché sembra che siamo solo ciò che possediamo.
Invece Tu mi ricordi che non devo accumulare tesori su questa terra. Eccola, la differenza tra Shinto (la filosofia da cui viene Marie Kondo, quella che attribuisce una specie di anima anche alle cose) e il Cristianesimo: le cose non avranno mai il potere di darmi la felicità, anche se sono poche ma buone, ben organizzate, facili da trovare, inscatolate o piegate a origami.
Le cose sono solo strumento da mettere nelle mani di Dio che ci illudono solo di colmare quei vuoti che abbiamo se non lasciamo che Lui li riempia.
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Dio mi vuole minimal, ma soprattutto felice.
E se Marie vi dirà di ringraziare quello che buttate, voi, sommerse da tutte quelle cose che neanche sapevate di avere, alzate lo sguardo dal materiale e ringraziate il Signore che ve le ha donate, e chiedetegli di perdonarvi per essere state così ingenue da pensare che potevate sostituirlo con un paio di Levi’s in più.