Anche For Her e Aleteia al servizio di questo evento. Brevi cronache dal primo capitolo generale del Monastero WI-FI, del 19 gennaio 2018, giornata di preghiera e ascolto e grandissima consolazione: siamo di Cristo, Egli ci ama. Che cosa possiamo mai temere?Sono già in treno, alle 18.45 di sabato sera e sto rientrando da questa giornata epocale, nella sua mastodontica semplicità e bellezza. Sono stanca e un po’ frastornata. Eppure né la stanchezza né la confusione danno il colore a ciò che vedo e il profumo a quello che mi avvolge.
Sono in totale ostaggio della gratitudine e dello stupore. E anche un po’ di una gioia bambina, leggera e spensierata.
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Grazie a Costanza Miriano, al suo fantastico marito Guido (al quale ho persino chiesto se non avessi esagerato col trucco e temo di sì, vedendo le foto, ottenendo pure una risposta gentile, sebbene fuggevole – è proprio scappato!) e alle amiche che hanno organizzato tutto con una cura e un’attenzione davvero commoventi, prima fra tutte Monica. Chissà quanti contrattempi, quanti cambiamenti e contrordini, qualche sgambetto magari…eppure hanno pregato, digiunato, confidato e lavorato come muli. Così alla fine – che ha tutto le sembianze di un inizio – ci siamo trovati in una moltitudine e nella Chiesa più simbolica che si potesse mai sperare. Ma è Costanza, sul suo blog, a spiegare come sia successo e a confermare Chi abbia operato dietro le quinte…
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Eravamo circa 2000 persone nella Chiesa più importante del mondo, l”Arcibasilica del SS.mo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista, comunemente detta San Giovanni il Laterano, madre di tutte le chiese, Chiesa per la quale tutte le chiese locali sono tenute a celebrare la liturgia per la sua dedicazione, il 9 novembre. E, sia messo agli atti, non c’è stato un disordine che sia uno. L’unico stavo forse per provocarlo io mandando una signora che aveva visibilmente bisogno urgente della toilette nella navata sbagliata. Ma sempre Guido ha provveduto a correggere al volo la mia indicazione (credo di avere un dsa non diagnosticato, faccio una fatica tremenda a ricordare certi dati spaziali).
A parte queste amenità posso, anzi sento che devo dire solo grazie. Ho intravisto e solo un po’ immaginato la grande fatica costata alla carissima Costanza (che para con grazia colpi che piovono di qua e di là e accoglie con schietta gratitudine tutte le grazie che le fioccano addosso) e alle tante persone che l’hanno dapprima convinta poi sostenuta e che hanno avviato una macchina organizzativa pazzesca. (Ho fatto la segreteria per il CLU, gli Universitari di Comunione e Liberazione, a Bologna e ho una vaga idea di cosa significhi mettere in piedi simili eventi con numeri così elevati).
Eppure, è valsa tutta. Quanta grazia ci può mai essere in un popolo che sembra non esserci o se c’è pare ininfluente e invece c’è e agisce; che si raduna per amore, per obbedienza, per sete irresistibile di vedere il volto del Signore? Cercavamo quello, tutti; e in Quello noi stessi. Certo siamo sempre un misto di molte cose, ma la spinta più forte, la fame irresistibile, l’esigenza quasi fisica di ritrovarci e di farci trovare dal Signore era palpabile, misurabile in biglietti del treno e dell’aereo, in turni di guida in auto riempite di amici, in panini e bottigliette d’acqua, in bambini imbacuccati e tenuti a sgambettare in disparte, nelle navate laterali; traducibile nel silenzio e nell’ordine gioioso che hanno accompagnato tutta la giornata.
Sono arrivata intorno alle 8.40 nei pressi della Basilica e già si snodava una discreta fila di persone, ordinate, sorridenti che ogni tanto si assemblavano tra loro in repentini abbracci. In coda mi sono messa anche io per passare gli scrupolosi ma rapidi controlli della polizia, con tanto di metal detector. Bello, dava ancora di più l’idea dell’imbarco!
Sì, eravamo tutti lì per uno stesso comune viaggio: destinazione noi stessi, nella verità che solo fugacemente intuiamo, che, quasi tremando, osiamo sperare per noi.
Noi, che valiamo tutte le sostanze del Mercante: ha venduto tutto per comprare il campo nel quale è nascosta la perla preziosa. Siamo noi, quella perla, accidenti! Questo è uno dei molti meravigliosi passaggi dell’omelia di Don Fabio Rosini (vista la grande richiesta, dal blog di Costanza hanno deciso di mettere a disposizione il video e l’audio)
Scusate, mi infervoro: ma questo frutto, come molti altri e succulenti che ho potuto cogliere in quelle ore, è da gustare in noi, e, una volta estratto il seme, da far germogliare.
Non vanno conservati in barattoli come olive o peperoni sott’olio ma usati per nutrirci e per diffondere vita in noi e intorno a noi.
Siamo pure sinceramente commossi e riconoscenti di aver potuto rendere anche noi, come redazione Aleteia e For Her, un piccolo ma prezioso servizio a questa che è stata una giornata di ascolto e preghiera offrendo dai nostri canali social la diretta delle tre catechesi in programma. (Anche qui devo ringraziare il collega Rocco Spiezio, impegnato in aula Tiberiade con la catechesi dedicata agli uomini e nel pomeriggio in Basilica per la catechesi comune; la collega Silvia Lucchetti che seguiva i commenti in diretta e proponeva immagini e piccoli brani estratti dalla catechesi, la redazione pronta al lancio della diretta con i relativi articoli e ancora Guido per le numerose dritte che mi ha fornito, oltre al cavalletto).
Vi rimandiamo ai link contenuti nell’articolo qua sotto per poterle riascoltare e per donarle anche ad altri.
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In conclusione voglio solo dire con tutta la semplicità che riesco a rimediare che essere di Cristo è la cosa più bella del mondo. Desidero solo affrettare a quanti più cuori possibili questa meravigliosa scoperta e vigilare perché nel mio le spine del sospetto, della smemoratezza, dell’egoismo non ne soffochino il fiore.
Aspettiamo con trepidazione gli sviluppi futuri.
Grazie Costanza e con te grazie a tutti. Azzardo solo una richiesta:”teniamoci pregati” a vicenda.