Roberta Bellesini racconta il marito morto nel 2014 in occasione dell’uscita del racconto inedito “La ricetta della mamma” che racchiude la grande ironia e la passione per i fornelli dello scrittore astigianoSul Corriere della Sera è apparsa pochi giorni fa una bella intervista a Roberta Bellesini, la moglie di Giorgio Faletti, morto nel 2014, in occasione dell’uscita del libro La ricetta della mamma. 14 anni insieme trascorsi a ridere, scambiarsi battute, prendersi in giro, anche dopo grandi momenti di paura, come quando, nel giorno dell’uscita in libreria di “Io uccido” best-seller tradotto in 32 lingue che ha venduto in Italia 5 milioni di copie, Faletti fu colpito da un ictus.
Anche dopo l’ictus riuscì a farmi ridere
«Giorgio diceva che, essendo un comico, la sua vita poteva solo essere comica. Svegliandosi dal coma, sentiva i rumori delle macchine a cui era attaccato e riuscì a far ridere i dottori. Disse: ma dove mi avete ricoverato? A Las Vegas? Era un uomo allegro. La sera, voleva sempre amici a cena. Facevamo gare di battute. Grazie a lui, avevo affinato le mie doti» (Ibidem).
La proposta di matrimonio in ospedale
Giorgio Faletti comico, cabarettista, attore, cantautore, scrittore, paroliere, pittore e… marito. Buffo, scanzonato, burlone, tenero, amava dire che ogni cosa che faceva era dedicata alla sua Roberta a cui fece una proposta di matrimonio insolita… in ospedale.
«Gli dissi: fai così, richiedimelo quando sei fuori, ora sei sotto farmaci, non vorrei che mi accusassi di circonvenzione d’incapace» (Corriere).
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Davanti i suoi occhi ero indifesa
Nelle parole della moglie emerge la tenerezza, l’amore e la stima per il suo Giorgio dallo sguardo ceruleo in grado di incantarla.
«(…) Era bravissimo a trovare neologismi. Come “stritolizzare”, per quando ci stropicciavamo la pelle accarezzandoci. E ogni suono era divertente al di là del significato, per le sue buffe facce da adolescente. Lo coglievo, a volte, a mangiare qualcosa che non doveva e sgranava quei suoi occhioni azzurri che ti schiantavano. Io, davanti a quegli occhi, ero indifesa» (Ibidem)
Non sapeva di essere un genio
Gli occhi di un uomo pieno di interessi e ricco di talenti che, racconta la moglie, soffriva spesso di ansia da prestazione e aveva paura di non essere apprezzato:
«Non si rendeva conto di essere un genio. Ha scritto “Io uccido” in tre mesi. “Signor tenente” in mezz’ora» (Corriere).
https://www.youtube.com/watch?v=GDaEpKGvx5Y&t=206s
Amava cucinare
In una intervista a Famiglia Cristiana Faletti aveva raccontato la sua passione per i fornelli ereditata dalla mamma, il piacere della tavola, della buona cucina, elementi presenti nell’ultimo racconto appena pubblicato da La Nave di Teseo. Quando Roberta lo trovò tra le carte del marito fu colta da uno stato di ansia e apprensione…
«Ho avuto la tachicardia per tre giorni, come sempre quando metto le mani sul lavoro di Giorgio. (…) C’è dentro tutta l’ironia di Giorgio» (Corriere).
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Mi ritengo l’uomo più fortunato del mondo
La moglie a Vanity Fair aveva parlato anni fa degli ultimi mesi di vita del marito. Le cure e la ricerca di privacy a Los Angeles, il rientro in Italia per la radioterapia. La cosa che più colpisce però è il senso di profonda gratitudine:
(…) non ha mai avuto un momento di rabbia o di sconforto. Mi diceva: “Comunque vadano le cose, io ho avuto una vita che altri avrebbero bisogno di tre per provare le stesse emozioni. E se penso che sarei dovuto morire nel 2002 e in questi 12 anni ho fatto le cose a cui tenevo di più, devo ritenermi l’uomo più fortunato del mondo. (Ibidem)
E Roberta accanto a lui la donna più fortunata!