“Il viaggio che il bambino intraprende fino alla nascita è l’esperienza più grande che gli capiterà nella vita” – ha dichiarato l’artista Damien Hirst.
Sono quattordici le sculture in bronzo, alte cinque metri, per un peso totale di 216 tonnellate e un costo di 17,5 milioni di euro, realizzate dall’artista britannico Damien Hirst, che vennero “svelate” per la prima volta al pubblico nel 2013, ma immediatamente coperte. (da Art Magazine)
Si intitola “il viaggio miracoloso” ed è una sfilata di sculture bronzee che accoglie i visitatori del Sidra Medicine Center di Doha, in Qatar, e racconta la cronaca della gestazione dal concepimento fino alla nascita. L’opera d’arte fu commissionata da Sheikha Al Mayassa Bint Hamad Al Thani, sorella di Sheikh Tamim bin Hamad Al-Thani, emiro del Qatar, ed è stata realizzata dall’artista britannico Damien Hirst che la concepì nel 2005.
Leggi anche:
Vietato dire che la donna è un essere femminile adulto?
Ha lo scopo di seguire il percorso di ingresso al primo ospedale del Qatar dedicato a donne e bambini; l’installazione era già pronta nel 2013 ma fu coperta, ufficialmente per attendere che la costruzione dell’ospedale fosse ultimata, ufficiosamente perché ritenuta un’esposizione scandalosa: la scelta del Qatar era stata molto coraggiosa, visto che si trattava delle prime opere di nudo in Medio Oriente; inoltre l’opera ritrae esplicitamente l’utero femminile, andando a toccare un aspetto particolarmente sensibile della vita della donna. Ora è stata scoperta ed è visibile da tutto il mondo.
Il cambio di rotta da parte delle autorità viene giustificato da un versetto del Corano relativo al miracolo della nascita, per cui l’opera attualmente non risulta “contro la nostra cultura o religione” – ha affermato Sheikha al Mayassa Hamad bin Khalifa al-Thani, presidente della Qatar Museums Authority, organismo incaricato della gestione e dello sviluppo dei musei locali, che ha ordinato l’opera. (da Art Magazine)
L’arte contemporanea fa spesso discutere e questo caso non fa eccezione, visto che espone in maniera plateale quello che sempre più spesso si fa finta di non vedere, l’innegabile miracolo di vita che accade nel concepimento.
A caratteri cubitali
Da un grumo di cellule ad un corpo perfettamente formato: l’ultima statua di questo corteo bronzeo è un neonato alto 14 metri. Una presenza invadente, pesante, ineluttabile. Una presenza dura da digerire, per molti. Il Qatar è lontano e ha la sua cultura, in Qatar questa opera d’arte c’è. Mi chiedo se si volesse replicare negli ospedali di casa nostra cosa accadrebbe, visto che è bastato un semplice cartellone con la scritta “anche tu eri così a 11 settimane” a suscitare l’ira degli dèi del nichilismo.
Leggi anche:
Cosa è stato rimosso insieme con il manifesto di Provita? Io chiederei a Padre Pio
Nulla di cui stupirsi, eh. Anzi forse qualcosa di cui esultare. Infatti molte associazioni pro-life americane hanno commentato il lavoro di Hirst ricordando quanto l’evidenza della presenza umana nel grembo ha trasformato il dibattito sull’aborto: quando ci si limitava a esporre cartelloni tipo “stai uccidendo tuo figlio!” fuori dalle cliniche abortiste si passava per terroristi della vita; una vera trasformazione culturale negli occhi della gente comune è accaduta col diffondersi delle immagini sempre più chiare, anche 3D, dello sviluppo del feto. Vedere, vedere. A fronte di mille parole convicenti, un’immagine vince perché scardina i pregiudizi con un dato di realtà.
Tolgono i manifesti per questo motivo, se fossero allestite in Italia urlerebbero contro le statue di Hirst per lo stesso motivo.
Dobbiamo perciò continuare a essere microscopi, lasciando a chi diffonde la cultura della morte il compito triste di essere intellettualoidi. Il microscopio non inventa, ma espande la realtà; di fronte a un dato l’ipotesi cervellotica e falsa crolla. Può far finta di no e continuare a chiacchierare, ma in cuor suo sa benissimo di essere crollata.
Leggi anche:
Tu ed io eravamo zigoti, la vita va difesa sempre! Parola di atea pro-life
Così a fronte di un grumo di cellule rispetto a cui i centimentri sono un’ambizione ancora troppo grande, ecco una traduzione a lettere cubitali grande 4 metri. A fronte di un neonato che alla nascita è attorno ai 50 cm, ecco un gigante bambino di 14 metri. Scolpito sul bronzo un viaggio che accade in sordina dentro la pancia della mamma, un miracolo di realtà che va raccontato in tutte le forme eclatanti che ci verrano in mente. Vorrei proprio andare in Qatar a contemplare le statute, e sentirmi piccola sotto quei feti giganti: un paradosso sensato, in fondo.
Lo specialista di arte della Fondazione del Qatar, But Layla Ibrahim Bacha, pare non preoccuparsi del destino delle opere: è sicuro che prima o poi le persone comprenderanno il loro valore. «Crediamo che l’opera rifletta molto bene la missione di Sidra, prendersi cura della salute delle donne e dei bambini». (da Dagospia)
Morte chiama vita
Un’ultima parola di approfondimento merita l’artista che ha concepito e realizzato questa potente installazione, che è tutt’altro che un fervente credente o pro-life. Il nome di Damien Hirst può essere sconosciuto a noi profani, ma è notissimo agli esperti d’arte contemporanea.
Il suo tarlo fisso, detta in modo semplicissimo, pare essere la morte come enigmatico tassello umano che parla di caducità eppure spalanca ipotesi che non si rassegnano alla fine. L’opera che lo rese famoso si intitolava proprio L’impossibilità fisica della morte nella mente di chi vive ed era un enorme squalo tigre di 4 metri, vero, conservato in formaldeide dentro una vetrina. Erano gli anni ’90 e la vendita di quel prodotto lo rese il più ricco artista vivente.
Un’altra opera che ci dice qualcosa di lui si intitola Per amore di Dio ed è un teschio vero incastonato di diamanti. Il signor Hirst sta facendo un viaggio nel mistero dell’uomo che è creatura finitissima con un anelito immortale. Ogni uomo deve farci i conti, a modo suo.
Leggi anche:
Muore nel grembo, ma una foto ritrae le sue ceneri per sempre legate al gemello vivo
Senza una fede religiosa alle spalle il viaggio di Hirst è approdato al miracolo della vita, ha scelto proprio queste parole come titolo dell’installazione in Qatar e io posso solo intuire da lontano cosa abbia significato realizzare sculture così enormi: un lavoro lunghissimo, fatica mentale e fisica, e chissà quali pensieri in corso d’opera … magari mentre si osservano le membra divenute così giganti di creature così piccole. Questo lo posso solo intuire, ma le parole “meraviglia, speranza e straordinario” le ha usate proprio lui per porgere a noi spettatori il senso di quelle 14 tappe – via vitae – che parlano di concepimento, grembo, nascita:
“Il viaggio che il bambino intraprende fino alla nascita è l’esperienza più grande che gli capiterà nella vita” ha dichiarato Hirst.” Spero che la scultura possa instillare in chi la guarda un senso di soggezione e meraviglia per questo processo umano, che accade ogni secondo su tutto il globo“ (da The Gospel Coalition)