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E adesso fare il presepe a scuola diventa motivo di scontri politici e “diplomatici”

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 30/11/18
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Polemiche in tutta Italia con il fronte dei non credenti che strumentalizza. A Venezia è addirittura intervenuto il Ministro dell’Istruzione!

Il giochino è sempre uguale: dietro un malcelato ateismo si strumentalizza sempre più la realizzazione del presepe nelle scuole.

La scusa che i non credenti alimentano è sempre la stessa: “Ci sono alunni di altre religioni, dobbiamo rispettarli”. E così i sani principi del cattolicesimo vengono accantonati o rovesciati spesso in modo subdolo in nome della “laicità dello Stato“, termine ormai abusato fino allo stremo.     

“Nostra identità”

Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha espresso con chiarezza il suo pensiero su crocifisso e presepe: «Il Crocifisso è il simbolo della nostra storia, della nostra cultura, delle nostre tradizioni: non vedo che fastidio possa dare nelle nostre aule scolastiche anzi, può aiutare a far riflettere». Il titolare del Miur si è detto favorevole anche ai presepi nelle scuole in occasione del Natale, perché «fanno parte della nostra identità».

“Rivolta” veneziana

Se sul crocifisso, in questi mesi si è registrata una sostanziale tregua tra favorevoli e contrari, sul presepe è guerra aperta: il 29 novembre è stato vietato nelle scuole di Favaro Veneto, Tessera e Dese, nel Veneziano: decisione che ha fatto scoppiare la protesta di genitori e di alcuni insegnanti di un istituto comprensivo (Avvenire, 30 novembre).



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Preside vs Consigliere

Quello che ha fatto più rumore è il caso della scuola di Favaro, municipalità veneziana, una zona, a quando sembra, con atei molto agguerriti.

Protagonisti della vicenda la preside Elisabetta Pustetto e il consigliere di municipalità Michael Alterno. Lo scontro si consuma via sms. La prima declina l’invito del politico di installare una Natività nell’androne degli istituti, usufruendo del recente finanziamento regionale.

“Se lo vogliamo, ce lo facciamo noi”

«Ma cosa c’entra la municipalità? Quello è un bando diretto, al quale può accedere direttamente la scuola» si sorprende la dirigente. La segreteria è sotto organico, dice poi, «e non ce l’avremmo mai fatta a fare gli acquisti e rendicontare tutto in così poco tempo».

Ma Alterno si spinge oltre, chiedendo alla dirigente di portarne uno di sua proprietà, montandolo lui stesso, lì, nell’atrio della scuola elementare Fucini. «Avrei fatto tutto in poco tempo» assicura il giovane.

«Ma non può essere un’imposizione – rimanda al mittente Pustetto – Se vogliamo il presepe ce lo facciamo noi. Docenti, preside e alunni. È una nostra decisione. La politica ne stia fuori». Un rifiuto che Alterno non manda giù. Decide di renderlo pubblico in una lettera, che è diventata una valanga.

I regali dei genitori atei

I (facoltosi) genitori non credenti hanno addirittura portato dei fiori alla preside, ai 120 docenti e ai 1.200 bambini, omaggiandoli per il rifiuto del presepe. Una spesa importante per festeggiare a modo loro il braccio di ferro che sta vedendo prevalere la preside (Corriere del Veneto, 30 novembre).


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Terni e Arezzo

La polemica sul presepe ha travolto anche le componenti di una scuola elementare di Terni dove l’organizzazione di un presepio viventi sarebbe stata bloccata dalla dirigente scolastica «in segno di rispetto verso le altre culture». Di segno opposto, invece, la decisione dell’Amministrazione di Arezzo che ha chiesto alle scuole comunali di allestire un piccolo presepe, un invito rivolto anche agli istituti statali che vorranno aderire

Il “gelo” del Trentino

Anche le scuole del Trentino, racconta Avvenire, sono in subbuglio per le dichiarazione del presidente della Giunta provinciale, il leghista Maurizio Fugatti: «Crocifisso e presepio di Natale in tutte le scuole del territorio, perché devono essere coltivate le millenarie radici cristiane della nostra tradizione». «Se ci chiederanno di mettere (o rimettere, o mantenere) il Crocifisso nelle aule lo faremo, ma francamente non si sentiva la necessità di questa presa di posizione» hanno risposto, con freddezza, i presidi del Trentino.



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