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Giuni Russo è giunta fino a Cristo per mano di Santa Teresa. Uscito suo inedito postumo (VIDEO)

THERESA GIUNI
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Unione Cristiani Cattolici Razionali - pubblicato il 16/11/18
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A 16 anni dalla morte della cantautrice rileggiamo la sua vita di artista dal talento inarrivabile e dallo spirito sempre più acceso e purificato, soprattutto attraverso la spiritualità carmelitana, la preghiera, la sofferenza e l'Amore...

A 16 anni dalla morte della cantautrice rileggiamo la sua vita di artista dal talento inarrivabile e dallo spirito sempre più acceso e purificato, soprattutto attraverso la spiritualità carmelitana, la preghiera, la sofferenza e l’Amore…

Giuni Russo convertita. La celebre cantante italiana incontrò l’esperienza cristiana e chiese di essere sepolta nel monastero delle Carmelitane Scalze. Poi il cancro, l’accettazione della malattia e l’offerta a Dio della sua vita. Un anno fa è uscito Armstrong, il suo album postumo con brani inediti, tredici anni dopo la sua morte. La storia di Giuni Russo è poco nota, sopratutto la sua conversione al cattolicesimo e la richiesta di essere sepolta nel monastero delle Carmelitane Scalze.

Meditava sugli Esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola e ne rimase colpita», ha raccontato Maria Antonietta Sisina, sua amica e collaboratrice storica.

(Aggiornato da Paola Belletti il 14 settembre 2020)

Sedici anni fa moriva Giuni Russo, nella notte tra il 13 e il 14 settembre

In occasione del sedicesimo anniversario del suo distacco doloroso e beato da questo mondo (chi era con lei racconta di uno sguardo che d’improvviso si illuminò, guardando estasiato in una direzione precisa, alla presenza di qualcuno) esce un inedito della cantautrice palermitana. E’ infatti di pochi giorni fa la notizia della pubblicazione di un brano postumo dal titolo La forma dell’amore trasmesso in anteprima il 7 sette 2020, giorno del compleanno terreno di Giuni, al secolo Giusi Romeo. Suggestive nella clip anche le immagini anch’esse inedite, girate da Ivan Cattaneo.

TI inviterò a sedere qui vicino a me e ti dirò cos’è l’amore,
devo conoscerti e discutere con te perché ti eleverò al mio cuore.
L’aspetto fisico mi può colpire solo un momento, non so confondere il sesso dal vero sentimento
Se quel che cerchi è l’amore facile, non fa per me

E non credere, no, non credere che la mia razionalità mi lasci vivere, ma è la mia forma dell’amore

E non credere, no non credere di capire in un attimo che cosa dicono i geroglifici dell’anima

La solitudine mi dà il piacere di non cedere. Voglio sentire cosa pensi e perché e quali testi preferisci.
Meccaniche straordinarie del tuo centro emozionale, potrebbero cambiare il senso del mio sentimento,
ma quel che cerco è capire nella mente cosa c’è.
E non credere, no, no, non credere che la mia razionalità mi lasci vivere, ma è la mia forma dell’amore,…

 

Nel testo, da profani, pare di riconoscere echi della poetica di Battiato, con il quale a lungo collaborò e strinse amicizia. E non solo in questo brano appena reso accessibile al pubblico ma anche in altri suoi pezzi; si rincorrono parole come forma, figura, rose che sono rose, che sono rose; in Giuni pare emergere una tensione dovuta all’ineffabilità del mistero e all’esigenza di poterlo toccare. Un paradosso insanabile, salvo non si faccia capo ad Altro.  Ciò che cambia, che ha cambiato anche lei è l’incontro con Cristo: che è tutto questo, infinità e presenza, eternità incarnata.

Il paradosso di un castello dalle sette dimore in cui l’ultima sala è abitata dal Re e che sta tutto dentro il nostro cuore, di noi creature finite, prossime al nulla ma capaci di Dio. Sì, proprio con le aporie, ma vissute e testimoniate, da Teresa d’Avila, proprio secondo l’accento della grande carmelitana Giuni affretterà il passo nelle stanze dello Sposo.

Un biglietto d’auguri speciale, scritto di pugno da Papa Francesco

Un altro settembre non troppo lontano (era il 2013), in occasione non della morte ma della nascita terrena di Giuni, racconta di un altro inedito, un “manoscritto” non ad opera della Russo bensì del Santo Padre. Racconta Maria Antonietta Sisini che dopo la pubblicazione su La Civiltà cattolica di un lungo servizio sulla vita e l’opera di Giuni Russo lei stessa prese coraggio per far arrivare al Santo Padre la biografia Giuni Russo. Da un’estate al mare al Carmelo e il CD Cercati in me, che raccoglie numerosi inediti e tradisce tutta la tensione mistica della cantante alla ricerca del solo volto che possa dare pace e ricomporre le nostre lacerazionie. (giunirusso.it)

Ebbene il santo Padre rispose e, come abbiamo imparato a vederlo fare, di proprio pugno.

Così fu che per il suo compleanno, sebbene già lontana dalla scena di questo mondo, Giuni ricevette per mano del Pontefice e per tramite della collaboratrice e amica, compagna di una vita, un biglietto il cui contenuto rimane giustamente custodito.

 

La polveriera

Ho ancora con me il libro che leggeva copiosamente, con sue annotazioni e sottolineature. Si chiedeva chi potesse guidarla in questo esercizio, dove trovare il sacerdote o la comunità per vivere un’esperienza simile.

Più recentemente, Sisina ha raccontato che negli anni Novanta era rimasta folgorata dalla figura di Teresa d’Ávila.


TERESA
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La notte a volte mi svegliava e mi diceva: “Dobbiamo musicare questa donna, è meravigliosa”, e io: “Figurati, è del 1500, io non riesco”. Andò avanti così fino a quando, un giorno, in macchina, la sento cantare una poesia della stessa d’Ávila. Ecco come nascevano le canzoni di Giuni, l’ispirazione arrivava d’un tratto. In quel momento non avevamo matite né registratori, per cui, per paura di scordarsi la melodia che le era venuta in mente, continuò a cantare fino a casa, dove potemmo registrarla.

Si parlò della sua omosessualità, aspetto che non esibì mai. Manifestò invece la sua attenzione per Edith Stein e Giovanni della Croce. Autrice di canzoni più popolari come Un’estate al Mare o Alghero, assieme alle carmelitane di Milano interpretò la canzone La sposa.


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Giuni, racconta Sisini, era di casa in quel monastero a tal punto che chiese, in punto di morte, d’essere con le sue “sorelle” carmelitane. Durante l’agonia, vidi lei fissare un angolo della stanza. Il suo viso si illuminò, cambiò d’aspetto. Sorrise meravigliata come se in quella stanza ci fosse una presenza celestiale. In fondo, Giuni era una persona innamorata di Cristo.

In un’intervista al Movimento Ecclesiale Carmelitano (intitolata Muoio d’Amore per te, non più rintracciabile online), la stessa cantante rivelò:

Non so che cosa voglia Teresa da me, però so che quella donna dice la verità. Ho trovato in Teresa la chiave per aprire le porte. Credo di aver capito che Teresa, come lei dice, ci aiuta a conoscere Gesù.

Poi la malattia, il cancro, che la colpì nel 1999. Nonostante questo, nel 2003 partecipò a Sanremo con Morirò d’amore per te. Cristiana Dobner, carmelitana scalza, le fu molto vicino e ha raccontato:

Le braccia tese in preghiera sul palcoscenico di Sanremo non furono un espediente pubblicitario, Giuni ormai viveva in una dimensione pura e purificata, il suo sguardo, così accattivante e ridente, godeva di una trasparenza nuova, in tutta la sua umanità che sapeva peccatrice. Quando esplodeva in “Morirò d’amore per te”, quel te si sarebbe dovuto scrivere con la T maiuscola, proprio per Te: lo cantava da una terapia all’altra, mentre il suo corpo, pezzo per pezzo, veniva divorato dall’inarrestabile verme.

In una delle ultime interviste, nel 2004 (anno della sua morte), Giuni Russo raccontò:

Ho fatto pace col mio male. Ma nonostante la fede ho avuto paura. Ho urlato, pianto e litigato col Crocifisso. Alla fine, però, ho accettato la malattia. In ginocchio.

Qui sotto il brano La Sua figura, le parole sono di San Giovanni della Croce.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DAL BLOG UNIONI CRISTIANI CATTOLICI RAZIONALI