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Ritorna Dumbo, cucciolo con le orecchie enormi in cerca della madre

DUMBO, DISNEY, TRAILER
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Annalisa Teggi - pubblicato il 16/11/18
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Tutti si commuovono per il trailer del nuovo live action della Disney; sì, nel regno della fantasia stiamo tutti col più debole e deforme e non lo toglieremmo mai all’abbraccio della mamma

Benvenuto, piccolo Dumbo, siamo una famiglia qui anche per i più piccoli.

Sono queste le prime parole del trailer che annuncia l’uscita, a marzo 2019, del live action diretto da Tim Burton e dedicato all’elefantino con le orecchie enormi. Il cartone originale del 1941 rimane un pilastro dell’immaginario collettivo, io stessa non so dipanare bene le emozioni che riaffiorano pensando a quando vidi la sua storia sul grande schermo. So che pescava a fondo, parlandomi della mia unicità imperfetta e anche faceva tremare, mettendo nell’orizzonte delle possibilità la paura di essere strappati alla propria madre.

Solo ieri scrivevo dei gongolamenti della scienza, perché si riescono a creare in laboratorio bambini perfettamente sani, e degli entusiasmi per famiglie sempre più liquide composte da solo mamme o solo papà; e poi oggi leggo che il mondo intero si commuove per le immagini in anteprima di Dumbo: che parla di esseri viventi nati difettosi, dei soprusi dei grandi sui piccoli, del valore della famiglia, dell’avventura di riportare un cucciolo alla sua mamma. Forse, allora, queste verità possiamo dirle solo nelle favole.


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Il circo, la realtà

Dai due minuti e poco più di anteprima si intuisce che – come c’era da aspettarsi – il centro della storia del piccolo elefantino è il circo di cui fa parte. Ma l’occhio di Tim Burton inquadra la scena dal punto di vista che preferisce, quello dei bambini, cioè quello dei piccoli e dei meno visibili.

Il film torna a raccontare la storia di Holt (Colin Farrell), un tempo artista del circo che, dopo aver combattuto in guerra, torna a casa profondamente cambiato. Il proprietario del circo, Max Medici (Danny DeVito) lo ingaggia per prendersi cura di Dumbo, un cucciolo di elefante con due orecchie enormi che lo rendono lo zimbello dello staff del circo. Ma quando i figli di Holt scoprono che Dumbo è in grado di volare, l’imprenditore dalla lingua biforcuta V.A. Vandevere (Michael Keaton) e l’acrobata Colette Marchant (Eva Green) faranno dell’elefantino indifeso una star. (da MyMovies)

Nonostante Tim Burton sia dichiarato maestro del surreale e anche dell’horror, ho sempre pensato che il suo tarlo sia la grande bugia che può essere la realtà. Edward Mani di Forbice è senz’altro un personaggio fantastico, ma quanto è reale l’emarginazione e lo sfruttamento che si riserva a chi nasce con una malformazione? Cresciuto nella periferia americana normale e tranquilla, Burton ha intuito che proprio dietro le maschere del quieto vivere si possono nascondere i mostri più tremendi. Molto indifferente al divino, ha mostrato il lato surreale e macabro di una società fondata sull’illusione, sul perbenismo di facciata, sull’inconsistenza dei rapporti umani.

DUMBO, TRAILER, DISNEY

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Ha trovato un briciolo di folle autenticità solo nei piccoli, negli strani, nei difettosi, nelle figure che deviano dalla norma ma sono spesso ferite e perciò più vive e sincere della massa umana incravattata e sorridente.

Nel caso di Dumbo, si può proprio dire che non ci sia niente che somigli di più alla realtà di un circo: esibizione, eccesso, guadagno, risate; apparenza più che autenticità; giochi feroci. Siamo circondati da maschere che ci propongono questo spettacolo, e noi stiamo seduti a godercelo.  Eppure è solo lo sfondo, perché il film metterà al centro della scena proprio ciò che di solito sta al margine: un padre smarrito, dei bambini buoni, un cucciolo con un difetto enorme.

L’elefante che vola

Ha le orecchie troppo grandi, è deforme Dumbo. Se nel mondo c’è posto per questa specie di creature è solo per esporle al pubblico ludibrio. I casi umani.


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Quanta enfasi sulla malattia, sulle deviazioni, sul disagio mentale e altre forme di umana debolezza per fare ascolti in TV! Sembra l’unica forma di accoglienza a ciò che non rispetta i canoni della supposta normalità. Si può guardare la deformità altrui per impaurirsi o deriderla; ma se si tratta di accoglierla nella casa del nostro io, no. I figli, potendo, li vogliamo perfetti. Se il naso è troppo brutto, potendo, andiamo dal chirurgo estetico. Se la malattia è insostenibile, potendo, mettiamo fine alla vita.

La mamma di Dumbo è il nemico pubblico numero uno: una femmina infuriata perché il suo piccolo deforme va amato così com’è e non deriso, sfruttato, soppresso. Come ogni creatura mortale, e perciò difettosa e imperfetta in mille possibili modi, Dumbo è un elefante che vola. Paradosso della fisica, ma verità dello spirito: nessuna nostra pesantezza può impedire la spinta verso l’alto della nostra anima.

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La mamma di Dumbo viene messa in gabbia e allontanata. Quanto la conosciamo bene questa storia, si viene imbavagliati all’istante non appena si parla di una dignità della vita che non tollera ristrettezze dettate dall’eugenetica o dalle imposizioni delle ideologie correnti. La mamma di Dumbo avrebbe barrito a più non posso per Alfie. E noi siamo fieri di appartenere alla stirpe di quei vertebrati che dà il benvenuto nella famiglia dei viventi a ogni piccolo, non importa quanto piccolo o malato o deforme o imperfetto.

Ci commuoviamo a ragion veduta per Dumbo, perché sappiamo che non c’è ingiustizia più grande che togliere una madre a un bambino. Piangiamo davanti allo schermo, perché prima abbiamo pianto davanti alla realtà. Le favole raccolgono dentro un’immagine sintetica le fondamenta più autentiche dell’umano. Eppure oggi accade che il pubblico si emozioni guardando un film senza più capire la radice della sua gioia, paura o dolore. Vorrei mettermi fuori da ogni cinema a chiedere: perché hai pianto guardando Dumbo?



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Perché stiamo dalla parte dei più deboli. Perché l’ingiustizia ci ripugna. Perché avere degli amici è bello. Perché c’è sempre da difendersi da qualche imprenditore con la lingua biforcuta (serpente). Perché attendiamo un compimento della nostra persona in mezzo alle difficoltà. Perché abbiamo bisogno di una compagnia paterna e materna. Perché vorremmo volere bene ai nostri limiti.

Chissà cosa mi risponderebbe buona parte del pubblico se dicessi loro che tutto questo è nient’altro che il Vangelo, cioé: che ogni storia scritta da uomo non può che essere già compresa nella risposta vivente che ci ha mandato il Padre Nostro. E’ bello che ci siano storie sempre nuove, perché la vita – anche se è parte di un Destino – è nuova ogni giorno; e la Verità chiede di essere vissuta, discussa, anche contraddetta, con occhi spalancati e vivi.

Dunque, andrò a vedere il nuovo Dumbo. Il trailer lascia presagire che ci sarà un’avventura alla ricerca di questa madre elefantessa coraggiosa e ingabbiata, guidata da due bambini e un padre afflitto e pure un elefantino deforme; se effettivamente sarà così, io sono ben felice di unirmi al gruppo.