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L’aria che respiriamo

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Paul De Maeyer - pubblicato il 26/10/18
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L’OMS organizza dal 30 ottobre al 1° novembre la prima “Conferenza globale sull’inquinamento atmosferico e la salute”Dal 30 ottobre al 1° novembre l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS o WHO, dall’inglese World Health Organization) organizza nella sua sede centrale a Ginevra, in Svizzera, la prima “Conferenza globale sull’inquinamento atmosferico e la salute”.

L’obiettivo della convocazione internazionale è la lotta contro l’inquinamento dell’aria, che costituisce a livello globale una delle principali cause di morte prematura e viene causato – ma non esclusivamente – da fonti antropiche, in particolare dalle industrie, dal traffico e anche dagli impianti domestici, sia per il riscaldamento che per cuocere il cibo.

Dati dell’OMS

Che l’impatto dell’inquinamento atmosferico non sia assolutamente da prendere alla leggera lo dimostrano i dati pubblicati nel maggio scorso dalla stessa agenzia speciale delle Nazioni Unite. Da questi emerge ad esempio che a livello mondiale nove persone su dieci respirano aria inquinata.

Definita un silent killer o “assassino silenzioso”, l’aria inquinata che respiriamo provoca secondo l’OMS a livello mondiale circa 7 milioni di decessi all’anno. A rendere l’inquinamento atmosferico molto insidioso è in particolare il famigerato PM2,5 o “particolato fine”, che con un diametro minore di 2,5 micron può essere respirato e penetrare nei polmoni e nel sistema cardiovascolare, provocando gravi patologie, ad esempio malattie cardiovascolari o tumori ai polmoni.

Secondo le stime dell’organismo, nel 2016 circa 4,2 milioni di decessi sono stati causati dall’inquinamento atmosferico esterno, mentre quello interno ha provocato altri 3,8 milioni di decessi. Per quanto riguarda l’inquinamento interno o “domestico”, si calcola che tuttora circa 3 miliardi di abitanti del pianeta – ossia più del 40% della popolazione globale – non hanno ancora accesso a combustibili e sistemi di cottura puliti a casa.

“È inaccettabile che più di 3 miliardi di persone – in maggioranza donne e bambini – respirino ancora ogni giorno fumi letali usando stufe e combustibili inquinanti nelle loro case”, ha dichiarato in un comunicato stampa il direttore generale dell’OMS, l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus. Più del 90% dei decessi correlati all’aria inquinata avvengono nei Paesi a basso e medio reddito, soprattutto in Africa e in Asia, ricorda l’OMS.


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Inquinamento cittadino

Nella banca dati dell’OMS, che costituisce attualmente la “più completa al mondo” sull’inquinamento dell’aria, confluiscono dati provenienti da 4.300 città in 108 Paesi di tutto il mondo. Vengono raccolti dati relativi alle concentrazioni di particolato fine, ad esempio il PM10 e il soprammenzionato PM2,5. Quest’ultimo contiene sostanze che costituiscono i maggiori rischi per la salute umana, cioè solfato, nitrati e carbone nero, così ricorda il comunicato stampa.

“Molte megacittà del mondo superano i livelli guida dell’OMS per la qualità dell’aria di più di 5 volte, rappresentando un rischio maggiore per la salute delle persone”, così ha detto a sua volta Maria Neira, direttrice del Department of Public Health, Social and Environmental Determinants of Health presso l’OMS, che osserva comunque “un’accelerazione dell’interesse politico in questa sfida globale”.

Uno dei Paesi al mondo con i livelli più drammatici di inquinamento atmosferico è la Cina. Nonostante i progressi ottenuti nella lotta contro lo smog, proprio nella Jingjinji Metropolitan Region, ossia la regione capitale destinata a comprendere Pechino, la città di Tianjin e la provincia di Hebei, il valore medio annuo di PM2,5 supera con 90 microgrammi (µg) per metro cubo di gran lunga la soglia di 10 µg fissati dall’OMS, ricorda la Neue Zürcher Zeitung (8 ottobre).

Motori diesel

Consumano relativamente poco e sono anche performanti, ma emettono maggiori quantità di biossido di azoto (NO2) e polveri sottili rispetto ad altri propulsori: i motori diesel o a gasolio. Finiti nell’occhio del ciclone in seguito allo scandalo Dieselgate, il quale ha investito in pieno il gruppo automobilistico tedesco Volkswagen, molte città del mondo hanno iniziato a mettere al bando le automobili con motori alimentati a gasolio.

Mentre i sindaci di quattro capitali mondiali – Atene, Città del Messico, Madrid e Parigi – hanno annunciato in occasione della conferenza C40 Mayors Summit 2016, svoltasi a Città del Messico nel dicembre del 2016, che vieteranno a partire dal 2025 la circolazione di macchine a gasolio, nel febbraio scorso anche la giustizia tedesca ha dato luce verde al blocco dei veicoli alimentati a gasolio.

Il Bundesverwaltungsgericht, cioè il tribunale amministrativo federale con sede a Lipsia, ha stabilito infatti che le singole città tedesche – nel caso concreto quelle di Düsseldorf (capitale del Land della Renania Settentrionale-Vestfalia) e di Stoccarda (capitale del Land del Baden-Württemberg) – possono vietare la circolazione di auto con motori diesel meno recenti e più inquinanti, cioè quelle con l’omologazione Euro 4 e Euro 5.

Il tema del blocco delle auto a gasolio è molto risentito in Germania e gioca un ruolo importante nelle elezioni regionali che si svolgeranno il 28 ottobre nell’Assia, dove secondo alcuni osservatori la “grande coalizione” o GroKo (Große Koalition) della cancelliera Angela Merkel rischia grosso.


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Asma

Mentre i fumi di scarico di motori diesel sono proprio per la loro presenza di NO2  legati all’insorgere dell’asma, un nuovo studio pubblicato il 24 ottobre sulla rivista specializzata Environmental Health Perspectives ha calcolato quante persone ogni anno finiscono in un pronto soccorso per attacchi d’asma scatenati da tre sostanze inquinanti (sia antropogeniche che naturali): il biossido di azoto (NO2), l’ozono (O3) e infine il particolato PM2,5.

Dai dati raccolti dall’équipe guidata da Susan Anenberg, della Milken Institute School of Public Health a Washington DC (USA), emerge ad esempio che le concentrazioni di ozono provocano ogni anno da 9 a 23 milioni di visite a qualche pronto soccorso (ERV o Emergency Room Visits), ovvero dall’8 al 20% di tutte le visite per asma. Il PM2,5 causa invece da 5 a 10 milioni di visite e il biossido di azoto da 0,4 a 0.5 milioni.

Mentre dal 12 al 30% di tutti gli attacchi d’asma possono essere attribuiti all’aria inquinata, quasi la metà (il 48%) delle visite al pronto soccorso per attacchi d’asma attribuibili all’ozono e più della metà (il 56%) di quelle per attacchi d’asma attribuibili al PM2,5 sono state registrate nell’Asia del sud-est (India inclusa) e nelle regioni del Pacifico occidentale. Per quanto riguarda l’Europa, lo studio suggerisce che l’ozono e il PM2,5 erano responsabili per rispettivamente il 7-18% e il 2-4% di tutti gli accessi al pronto soccorso per asma nella regione.          

Si calcola che nel 2015 approssimativamente 358 milioni di persone soffrivano di asma, di cui il 14% bambini. La malattia, così ricorda lo studio nell’introduzione, è la quarta causa di anni di vita vissuti con disabilità o cosiddetti YLDs (Years Lived with Disability) nei bambini della fascia di età 5-14 anni, e la 16esima causa di YLDs in tutte le fasce di età.