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A Dacia Maraini le parole del Papa sull’aborto sono rimaste indigeste. Buon segno!

DACIA MARAINI
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Paola Belletti - pubblicato il 18/10/18
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Anzichè accusare il Santo Padre di poca misericordia, rinfacciandogli il suo carisma più tipico, dovremmo lasciarci scuotere da queste parole; tutti non solo le donne che spesso sono vittime di solitudine e abbandono oppure ingannate.E non c’è solo la scrittrice a levare scudi, con la sua lettera al Papa uscita su la 27esimaora. Su Il Foglio si alza appena anche la voce di Adriano Sofri:

Le frasi del Papa sull’aborto sono vuote di misericordia. Francesco non può ignorare quanta e quale simpatia di fedeli e infedeli gli costino. Deve aver pensato a quanta e quale simpatia gli procurino, e scelto quella. (Il Foglio, 12 ottobre 2018)

Come se il Papa, qualsiasi Papa, dovesse o potesse adottare come bussola del proprio comportamento il numero di like, il gradimento generato dalle proprie sortite, il flusso di simpatia che riesce a mettere in circolo. Mi pare una considerazione talmente orizzontale e schiacciata sul mondo da non poter esercitare nessuna presa su un pensiero serio.


POPE FRANCIS GENERAL AUDIENCE
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Il Papa, che come uomo è dotato di difetti, fragilità, inclinazioni non sempre rette, ha lo stesso compito di ogni cristiano anzi di ogni uomo: cercare la verità, difenderla, annunciarla.  Quale verità? Cristo, naturalmente. Che è la Verità sull’uomo, il cosmo e la storia tutta. E come sommo pontefice si trova investito del grave compito di confermarci nella fede. Insomma i Papi non dovrebbero mai avere il problema dei sondaggi sulla fiducia dei credenti, dell’indice di apprezzamento delle chiese locali o di quanto riescano ad incuriosire i cosiddetti lontani; non hanno elezioni di metà mandato per vedersi riconfermati su una poltrona che scotta. Se obbedissero a queste attese e non a quelle di Dio su di loro sarebbero ben miserevoli.

Dacia Maraini, da donna, forse si sente titolata a dire a nome di tutte che queste parole pronunciate all’Angelus del 10 ottobre, non vanno bene; offendono, non sono sufficientemente comprensive nei confronti delle donne. Il Papa, da uomo anche in senso virile, fa un’operazione che spetterebbe sempre agli uomini. Ripetere e restare saldo sul limite, sul confine tra bene e male. I figli non si uccidono. Questi uomini sono anche in grado di stringere la donna tremante di paura in un abbraccio, ma devono costituire con lei e per lei e i suoi figli le mura che tengano il caos fuori della città.

In parte possiamo capirla, Dacia, e riconoscere l’effetto schiaffo che l’espressione “pagare un sicario” e “fare fuori il più debole” possano stampare sulla faccia e sui cuori di tante donne e spero anche di tanti uomini.  Ma il Papa, e la Chiesa, sono ancora lì dopo lo schiaffo e anche prima. Pronti ad abbracciare, se non tutti moltissimi. Ricordo la preghiera, una sorta di accorato appello di Giovanni Paolo II alle donne che hanno abortito, piena di tenerezza e struggente amore: “vi accorgerete che nulla è perduto” (Evangelium Viate n. 99). Sento risuonare ancora tante chiare e benevolissime espressioni di Benedetto XVI quando si rivolge con venerazione e rispetto a tutte le donne, a tutte le madri.



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Ma di Papa Francesco difficile dimenticare la lettera apostolica che porta la sua firma, “Misericordia et misera” a chiusura del Giubileo della Misericordia.

In essa al n.12, il papa afferma:

«Concedo d’ora innanzi a tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero, la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto […] Vorrei ribadire con tutte le mie forze che l’aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente».

E così troviamo in uno stesso luogo, ben distese e pronte all’abbraccio, le due braccia dell’amore, la verità e la misericordia. E’ e resta peccato gravissimo, l’aborto, ma più alta, fonda e larga è la misericordia del Padre. Dove c’è pentimento Essa non ha freni. Dove il mondo vede contraddizione e prova irritazione, a guardare con la conoscenza della fede si riconoscono distintamente i tratti della paternità divina.

E allora possiamo chiederci se proprio queste parole di Papa Francesco e dette proprio in questa maniera e da quel pulpito, non siano state la medicina o l’intervento chirurgico necessario in questo tempo. Amaro può essere il farmaco e dolorosa l’operazione, eppure efficaci. L’intervento terapeutico per questa umanità ferita in tante maniere e sparpagliata su vasti campi di battaglia non si riduce ad una sola somministrazione di un solo principio attivo o ad un banale intervento ambulatoriale con anestesia locale; ha bisogno anche di questo, che è intervento urgente, complesso e ad alto rischio. Lo dice bene un’utente, Daniela Dionisi, a commento di un lungo, pacato e dolente post di Paola Bonzi.

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Paola Bonzi e tutti quelli come lei sono la risposta esistenziale concreta e continuata all’enorme piaga dell’aborto che la Maraini nemmeno sospetta o peggio censura, perché lei “ha difeso e lottato per questa legge”.

Tertium datur carissima Dacia. Non esistono solo la castità o il carcere.

Incomprensibile e illogica risulta poi un’altra considerazione che leggiamo nella stessa lettera: in quale misura la liberalizzazione dell’aborto avrebbe favorito il controllo sulla propria fertilità? Il controllo che essa permette di esercitare è semmai su maternità già avviate e proprio per il fatto che la regolazione consapevole della fertilità non c’è stata.

Da quando è stata votata la legge, gli aborti sono diminuiti drasticamente. Perché si è data la possibilità alle donne di controllare la propria fertilità. Ed è proprio questa libertà che fa paura a chi si crede in dovere di decidere sulla sessualità femminile. Se oggi l’aborto ha ripreso a salire è perché vi ricorrono le migranti che spesso non hanno gli strumenti culturali e sanitari per prevenire una gravidanza non voluta. Se parlasse con queste donne, Santità, saprebbe che ricorrono all’interruzione per paura, per povertà, per ignoranza. Mentre le donne italiane ormai sono in maggioranza più aggiornate e sanno come evitare una maternità non voluta. (27esimaora)

C’è anche un problema di memoria, nemmeno di quella a lunghissimo termine. Quante volte lo stesso Francesco si è mostrato comprensivo, colloquiale, tenerissimo e oltremodo vicino nei confronti delle donne, delle madri, anche di quelle tentate di terminare la vita del figlio o la propria? Mi viene fatto di pensare che i destinatari del monito papale siano stati soprattutto gli uomini e non solo quelli che battono in ritirata non appena ricevuta la notifica di avvenuto concepimento; e nemmeno solo i medici (uomini e donne!) che materialmente eseguono gli aborti. Credo parlasse a chi sostiene e incoraggia questo stile di pensiero, che valuta, pesa e butta i pezzi in più o ritenuti sommariamente inutilizzabili. In fondo è sempre sulla fortunata e tristissima espressione della cultura dello scarto che Papa Francesco insiste perché in essa così pervasiva, diffusa e inafferrabile ha diagnosticato il tumore metastatico della nostra civiltà.



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E se la durezza ha turbato tante donne credo che l’effetto benefico non andrà perso. Un po’ come quando si urla in modo sguaiato e con voce dura “Fermati!” a qualcuno che sta per essere investito da un’auto. Salviamolo ad ogni costo così poi avremo modo di parlargli con gentilezza.