Lo avrebbe fatto per sanare i debiti della parrocchia. Dalla vendita avrebbe incassato 30mila euro. Il vescovo pensa al benservito: Don Giancarlo chieda almeno scusa alla comunità.
Un sacerdote si sarebbe appropriato dell’oro della Madonna che aveva in custodia e se lo sarebbe venduto, incassando circa 30mila euro, e giustificando il proprio comportamento con «la necessità di sanare i debiti della parrocchia». La vicenda, che ha davvero dell’incredibile, arriva da Lago, un centro a poco meno di venti chilometri da Cosenza.
La denuncia. Protagonista della storia è don Giancarlo Gatto, parroco youtuber del Santuario della “Madonna delle Grazie”, cui i fedeli, peraltro, sono particolarmente devoti.
L’incontro tra i fedeli e il vescovo
Nelle settimane scorse un gruppo di persone ha chiesto d’incontrare l’Arcivescovo metropolita di Cosenza, monsignor Francesco Nolè, per informarlo, avevano riferito, di «alcuni fatti gravi accaduti a Lago». Monsignor Nolè, preoccupato per la situazione che si stava delineando ed intuendo che effettivamente potesse essere accaduto qualcosa di grave, ha ricevuto i fedeli che gli avevano rivolto la richiesta d’incontro e si è sentito raccontare, mostrandosi subito sorpreso, che il parroco del santuario di Lago aveva venduto i gioielli della Madonna, del valore di 30 mila euro e frutto, tra l’altro, degli ex voto dei fedeli. Il tutto, ovviamente, senza informare i suoi superiori ecclesiastici.
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Il parroco avrebbe “confessato”
Lo stesso parroco, secondo quanto si é appreso in ambienti della Curia, avrebbe ammesso i fatti denunciati, sostenendo di essere stato in un certo senso costretto a vendere l’oro della Madonna per sanare la situazione debitoria della parrocchia. Debiti, peraltro, non si capisce accumulati da chi e per quale motivo (Corriere della Calabria, 23 settembre).
La rabbia della diocesi
Attraverso un comunicato diramato dall’Ufficio delle Comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi di Cosenza, ha poi esposto la sua posizione in merito. Nolè si è detto «sorpreso e amareggiato per quanto sta accadendo nella comunità di Lago, divisa e provata da alcune decisioni che il parroco avrebbe messo in atto senza consultare i superiori, né chiedere i permessi dovuti alle competenti autorità ecclesiastiche».
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“Atto di umile responsabilità”
Nel comunicato l’Arcivescovo ha poi invitato «tutti ad essere più umili e responsabili per ritrovare le ragioni del dialogo, della tolleranza e del rispetto reciproco, che si sono persi da ambedue le parti. Pertanto, per il momento, invita il parroco ad un atto di umile responsabilità chiedendo pubblicamente scusa alla comunità per avere contribuito, anche se in maniera inconsapevole e superficiale, alla divisione della stessa e alla frattura della comunione, che è il bene supremo e prezioso della vita della Chiesa, e chiede parimenti ai fedeli di non farsi trascinare in facili e deprecabili condanne mediatiche o di piazza».
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“Abbassare i toni”
«L’Arcivescovo, che fin dalle prime accuse dei fedeli si è attivato attraverso i suoi collaboratori per accertare la veridicità dei fatti, sta continuando a farlo – si legge ancora – e rassicura tutti che alla fine, in tutta libertà e senza alcuna costrizione dalle parti in causa, prenderà i dovuti ed opportuni provvedimenti canonici. Nel frattempo invita tutti ad abbassare i toni della polemica e delle accuse reciproche per ritrovare insieme la serenità del cuore e della ragione e riprendere il dialogo interrotto, sempre nel rispetto reciproco».
Ad ogni modo, la sensazione che si coglie negli ambienti della Curia è che don Giancarlo a Lago non dovrebbe starci ancora per molto (Tgcom, 24 settembre).
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