Bergoglio, partendo dal caso del Cile, offre alcuni criteri di discernimento per clero e fedeli. Ecco di cosa si tratta
«Una ferita aperta, dolorosa e complessa, che da molto tempo sta sanguinando». Padre Diego Fares, scrittore de La Civiltà Cattolica, definisce in questi termini lo scandalo degli abusi che ha colpito la società e la Chiesa del Cile.
Fares è una autorevole voce della rivista gesuita ed è molto stimato da Papa Francesco. Ne parla nel quaderno 4034 della rivista, in uscita sabato 21 luglio, anticipato da Agensir (18 luglio).
Le due lettere
Secondo Fares ci sono «due testi particolarmente significativi del Papa», attraverso i quali Bergoglio ha offerto delle linee guide
Si tratta della lettera-meditazione consegnata ai vescovi cileni – convocati a Roma dal 15 al 17 maggio, alla luce del rapporto dell’inviato del Vaticano in Cile, monsignor Scicluna – perché pregassero per un’intera giornata; e la lettera indirizzata «al Popolo di Dio pellegrino in Cile».
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Tentazioni e criteri da adottare
Nella meditazione proposta i vescovi, osserva Fares, il Pontefice precisa i peccati concreti in maniera chiara e senza eufemismi. Condannare e punire le persone concrete va fatto, ma non basta. Non si deve dare spazio alla tentazione di «spostare il problema sulle spalle degli altri» e non si deve cedere nemmeno alle tentazioni di «non andare a fondo nel cercare le radici e le strutture che hanno permesso a questi avvenimenti concreti di accadere e di perpetuarsi».
Francesco introduce il criterio di fondo per questo discernimento, «che va contro la ‘psicologia da élite’, prevalsa in una parte significativa del clero cileno: il criterio del tutto e della parte, e il luogo che la gerarchia occupa nel complesso del Popolo fedele di Dio».
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Saper dire: questo non va bene
Nella lettera ai battezzati cileni afferma tra l’altro: «Con voi sarà possibile fare i passi necessari per un rinnovamento e una conversione ecclesiale davvero sani e a lungo termine» e li esorta ad «avere il coraggio di dire ai pastori: “Questo mi piace… questo non va bene“».
«Ci troviamo davanti all’invito a farci coinvolgere, a camminare nella ricerca e a costruire fra tutti una Chiesa profetica, più sinodale, aperta alla speranza», conclude Fares.
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