Polverone di polemiche a Bologna per i cartelloni e i dipinti pro LGBT. Il presidente: le educatrici hanno interpretato male il loro ruolo
Nel giorno in cui il sindaco di Napoli Luigi De Magistris firma gli atti di nascita di 11 bambini affidati a famiglie bi-genitoriali (7 coppie composte da lesbiche, 4 da gay), rinnovando a gran voce il suo impegno a favore delle cosiddette Famiglie Arcobaleno (quelle cioè composte da omosessuali e transessuali), arriva la retromarcia della Cooperativa “Dolce” di Casalecchio di Reno (Bologna), le cui educatrici avevano promosso il Gay Pride per i bambini di età compresa tra 0 e 6 anni del centro estivo gestito da loro.
“Errore comunicativo”
Nessun provvedimento disciplinare per le educatrici (non poteva essere altrimenti…) ma al termine di un incontro con le famiglie dei bambini, «si è scusata per l’errore comunicativo fatto, associando il tema della diversità alla manifestazione del Gay Pride», scrive il Corriere di Bologna (19 luglio).
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Il richiamo del presidente
Il presidente di “Dolce”, Pietro Segata, afferma: «Nei nostri servizi noi abbiamo previsto dei percorsi di orientamento alla diversità – spiega – ma li portiamo avanti sempre con grande attenzione e col coinvolgimento dei genitori, senza mai sostituirci alle famiglie. Penso che in questo caso le educatrici abbiano interpretato male il loro ruolo, mettendo un po’ troppa enfasi sulla diversità, per di più in un periodo durante il quale le famiglie cambiano di continuo, di settimana in settimana, quindi non si ha il tempo per sviluppare percorsi adeguati».
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Il cartellone LGBT
È successo tutto venerdì 13 luglio, alla vigilia del Bologna Pride, il gay pride promosso nel capoluogo emiliano. «Venerdì 6 giugno – si legge nel cartellone colorato disegnato dai bambini – ci siamo dipinti la faccia coi colori dell’arcobaleno per festeggiare insieme il gay pride, viva l’amore!”. E dietro, un arcobaleno con un cuore e la scritta: “Abbiamo letto “Buongiorno postino” e “Piccolo Uovo” …(due libri che affrontano il tema delle famiglie arcobaleno ndr) perché esistono tanti tipi di famiglie», accompagnata dalle immagini dei bambini con la facce colorate che ascoltano l’educatrice e disegnano (La Repubblica, 13 luglio).
Ovviamente si è scatenato un vespaio di polemiche e richiami per l’atteggiamento tendenzioso delle educatrici che hanno provato a far passare un messaggio di apparente normalità LGBT a bimbi, ripetiamo, di età compresa tra 0 e 6 anni.
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Le scuse sono un “gesto di dialogo”
«Immaginiamo – scrive la diocesi di Bologna (16 luglio) – che i genitori dei bambini non avessero dato mandato alle educatrici di affrontare queste tematiche. L’effetto di questa arbitraria iniziativa ha scatenato contrapposizioni e strumentalizzazioni che non giovano alla costruzione di un clima sereno di reciproca fiducia tra la scuola e i genitori. Interpretiamo come un gesto che va nella direzione di un dialogo positivo le scuse presentate dall’ente educatore» (Avvenire, 15 luglio).
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