Esperto di omosessualità è tra i fondatori della Manif pour tous ed è stato consultore di diversi dicasteri vaticaniDopo lunghi anni dalla prima accusa, era il 2006, lo psichiatra e presbitero francese Tony Anatrella è stato sospeso da ogni incarico pastorale e terapeutico dall’arcivescovo di Parigi, Monsignor Michel Aupetit. Secondo i suoi accusatori con la scusa della “terapia del corpo” che dovevano far superare ai pazienti la propria omosessualità, Anatrella abusava sessualmente di loro, masturbandoli o facendosi masturbare.
L’abuso sessuale su diversi pazienti alla base della decisione
Secondo Le Monde, monsignor Tony Anatrella, 77 anni, soprannominato in Francia “lo psicologo della Chiesa“, dovrà interrompere “qualsiasi attività terapeutica“ , come richiesto già dal cardinale André Vingt-Trois, decisione confermata dunque dal suo successore a capo della diocesi di Parigi e reso noto il 4 luglio di quest’anno. Una delle presunte vittime, Daniel Lamarca, racconta che anni dopo gli abusi ebbe un colloquio con il suo abusatore:
“Per sapere come spiegava che vi fossero stati dei rapporti sessuali nell’ambito di una terapia”. “Lui – racconta in una lettera l’ex allievo del Seminario della Missione di Francia – cerca di intellettualizzare o di filosofeggiare sui termini, e di spiegarmi che non si può parlare di ‘rapporti sessuali’ e mi cita il nome di un terapista americano ai cui lavori si appoggia. Allora gli chiedo se è così che cura di solito le persone che vanno da lui. Mi dice che sono stato l’unico. Gli chiedo allora che cosa mi ha fatto meritare questa terapia così particolare. Mi risponde: ‘perché è lei che me l’ha chiesta’. Ed aggiunge: ‘forse mi sono sbagliato’. Anche se è una risposta che non è da terapista, mi ci è voluto molto tempo per capire che no, non l’avevo chiesta io” (testo integrale su Adista).
Cosa dice il Diritto Canonico?
La risposta della Chiesa è conforme al codice di diritto canonico che infatti equipara gli abusi sessuali su chi non è in grado di difendersi a quelli sui minori, classificandoli entrambi come “delicta graviora”. Anche per le teorie psicanalitiche “il passaggio all’azione sessuale da parte di un analista, è considerato alla stregua di un atto di pedofilia”, dal momento che “la posizione del terapeuta è di tipo parentale, per la regressione indotta dal trattamento e l’instaurazione del transfert”.
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Monsignor Anatrella è stato anche Consultore del Pontificio Consiglio per la Famiglia ma come ricostruisce Next Quotidiano nel 2016, le accuse su di lui sono molto gravi:
La trasmissione Le 20 Heures de TF1ha parlato di accuse di violenze sessuali da parte di sette persone di età compresa tra i 25 e i 30 al momento dei fatti. Stéphane, uno dei due che ha accettato di parlare in anonimato davanti alle telecamere, accusa Anatrella di averlo seguito per 14 anni, fino al 2011 in una “strana terapia” nel suo studio parigino: «Mi ha chiesto di immaginare situazioni sessuali, mi ha spinto a sviluppare desideri di mascolinità. In diverse occasioni mi ha invitato a sospendere i rapporti con le donne per concentrarmi sul rapporto con lui». Secondo la testimonianza dopo 13 anni di sedute settimanali Anatrella gli ha presentato delle “teorie corporali” in base alle quali si è mostrato mentre si masturbava e l’ha invitato a toccare il suo pene. Anche Michel ha raccontato la sua storia di seminarista tormentato dalla sua omosessualità, che ha incontrato Anatrella e sostiene di essere stato stuprato dal monsignore.
Ad Avvenire, Anatrella nel 2015 spiegava la pericolosità della cosiddetta “teoria gender” di cui è uno dei “massimi accusatori”: «Una deriva culturale, sostenuta da una lobby intellettuale e politica potentissima, che rischia di minare alle radici le basi stesse della civiltà occidentale. Opporsi e reagire dovrebbe essere compito di tutte le persone di buona volontà». In occasione della presentazione di due suoi saggi al Centro culturale di Milano, ne ha presentati due, gli ultimi tradotti in italiano, La teoria del gender e l’origine dell’omosessualità e Il regno di Narciso, entrambi pubblicati dalla San Paolo.
Sulla base di questa sua competenza riconosciuta, gli era stato affidato il commento che ha corredato il Documento della Congregazione per l’Educazione Cattolica sulla non ammissione dei gay al sacerdozio, pubblicato il 29 novembre 2005 con l’esplicita autorizzazione di Benedetto XVI che lo aveva richiesto.
A febbraio del 2016, monsignor Anatrella era finito sui giornali perché ad un corso di aggiornamento per nuovi vescovi, aveva affermato che per la Chiesa l’obbligo di denuncia non esiste. “Per il Vaticano, i vescovi cattolici non sono obbligati a denunciare gli abusi del clero sui bambini”, ha riassunto il quotidiano britannico The Guardian. Ad Anatrella replicò il cardinale Sean O’Malley, presidente della Pontificia commissione per la tutela dei minori, che in una nota a nome dell’organismo voluto da Francesco affermò che vige invece la “responsabilità morale ed etica di denunciare gli abusi presunti alle autorità civili” (Agi)
Monsignor Anatrella ha nel frattempo fatto ricorso rigettando tutte le accuse e sostenendo che queste sono il frutto di una cospirazione che vuole punire le sue teorie sull’omosessualità.
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La questione processuale (aggiornamento 21/07/2018)
Nei giorni scorsi abbiamo dato risalto alla notizia della sospensione di monsignor Anatrella senza addentrarci nelle questioni processuali, ritenendo (e continuando a ritenere) che la scelta dell’Ordinario diocesano, monsignor Michel Aupetit, arcivescovo di Parigi sulla base dell’articolo 1339 del Codice di Diritto Canonico fosse sufficiente:
§1. L’Ordinario può ammonire, personalmente o tramite un altro, colui che si trovi nell’occasione prossima di delinquere, o sul quale dall’indagine fatta cada il sospetto grave d’aver commesso il delitto.
§2. Può anche riprendere, in modo appropriato alle condizioni della persona e del fatto, chi con il proprio comportamento faccia sorgere scandalo o turbi gravemente l’ordine.
tuttavia i colleghi de La Bussola Quotidiana, in particolare la stimata Benedetta Frigerio, sostengono che siamo stati (nella fattispecie chi scrive) frettolosi a voler condannare monsignor Anatrella senza premunirci di dire che in realtà lui sarebbe addirittura innocente come da sentenza dei tribunali. Tuttavia una sentenza di innocenza sarebbe risaltata tanto nel pezzo di Le Monde che ha dato la notizia, e difficilmente (di fronte a sentenze di assoluzione!) il Vescovo avrebbe comminato questo provvedimento: avrebbe abbracciato il confratello possiamo supporre. Infatti, lungi dal definire monsignore come colpevole (come mai abbiamo sostenuto del resto), di queste sentenze non c’è traccia semplicemente perché non ci sono. Tanto nel 2008 (come riporta la prestigiosa AFP) quanto dieci anni dopo, tanto la giustizia penale francese che quella canonica della Chiesa hanno archiviato il caso per via della prescrizione (fissata a 3 anni se la vittima è maggiorenne. A 10 anni se la stessa è minore di 18 anni ma maggiore di 15 e a 20 se minore di questa età, NdA sito), e non ci risulta che Tony Anatrella abbia chiesto di essere dispensato da questo suo diritto per potersi difendere nei tribunali.
Questo non fa di lui un colpevole, sia chiaro, ma allo stesso modo proclamarlo così audacemente “innocente” rischia di essere azzardato allo stesso modo. Speriamo naturalmente che monsignore possa trovare giustizia e saremo lieti di dare notizia di una sua piena riabilitazione, ma non possiamo non tenere conto dell’allontanamento voluto dal Vescovo che ha – per la sua diocesi – responsabilità che possiamo solo immaginare, e quella notizia resta immutata.