La “folgorazione” di Giovanni Fragiacomo arriva venti anni fa: lascia politica e sociale, decide di dedicarsi interamente alla vita della parrocchia
A 96 anni è (quasi) certamente il catechista più anziano d’Italia. Il settimanale Credere (13 luglio), racconta la storia di Giovanni Fragiacomo, classe 1922, originario di Monfalcone, in provincia di Gorizia.
Prima politica e sociale
Primo di 6 figli, genitori operai, Fragiacomo è entrato giovanissimo, neppure maggiorenne, a lavorare nel cantiere navale a Panzano. Da allora è stato nella sua vita è stato un susseguirsi di impegni nella politica e sociale. In qualità di assessore all’Assistenza è stato commissario della Croce Rossa locale, ed è tra i fondatori della sezione monfalconese dell’Aias. Lasciati questi due ambiti – politica e sociale – e raggiunta la pensione, si è dedicato a tempo pieno alle iniziative parrocchiali.
Notevole in questi anni è stato anche l’impegno nell’Azione cattolica e nelle Acli, soprattutto nell’attività quotidiana del patronato (Il Piccolo, 2013).
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La scuola di teologia
«Ringraziando il Signore, sono qua». dice Giovanni, per tutti Nino, a Credere. «La svolta fondamentale della mia vita è avvenuta a vent’anni, sono entrato nell’Azione cattolica (…). Una volta conclusi gli impegni pubblici ho ripreso le attività in parrocchia e sono diventato catechista. Dopo tanti anni di impegno, sempre vissuto in spirito di fede, sentivo che era giusto offrire un servizio anche in questo ambito. Mi sono iscritto alla scuola diocesana di teologia: un’enorme ricchezza per me».
Il suo modo di fare la catechesi
Di questo percorso di studi Fragiacomo conserva ancora quaderni e appunti e continua ad approfondire, aggiornandosi continuamente.
Fragiacomo segue a tutt’oggi, insieme a un’équipe di catechisti, i ragazzi che si preparano alla Cresima alla parrocchia di San Giuseppe: lo schema che utilizza nei suoi incontri prevede, oltre all’attualizzazione della parola di Dio della domenica precedente, la preghiera, la vita dei santi e un aggancio agli interessi dei ragazzi perché «è importante trasmettere la fede incarnata nella vita».
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I messaggi dei “suoi” ragazzi
I giovani, da parte loro, rispondono con generosità. I messaggi di gratitudine non mancano, segno che, nonostante la differenza di età, Nino, come lo chiamano anche i ragazzi, riesce a essere davvero un testimone credibile: «Più di qualcuno mi chiede se ce la faccio a stare con i ragazzi», continua ancora sorridendo, «e io dico che mi pare di sì… mi sento accettato da loro, pur sapendo che i ragazzi non sono tutti uguali».
Ministro Straordinario
Nino ha anche un altro incarico nella sua comunità: «Come ministro straordinario distribuisco l’Eucaristia durante la Messa domenicale e ho quattro persone ammalate a cui portarla a casa», prosegue, «quando i ragazzi vengono a ricevere la Comunione, mi sorridono sempre, quasi a dire “ci conosciamo”. Questo è un servizio utile alla comunità, ma, ancora di più, a me».
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