Il cardinale Jean-Louis Tauran è morto il 5 luglio 2018, all’età di 75 anni. Lo rivela i.Media dopo averlo appreso da fonti interne alla Curia. Gravemente colpito dal morbo di Parkinson e recentemente ospedalizzato negli Stati Uniti, il cardinale francese era camerlengo della Chiesa e presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso.
Presidente del dicastero, il cardinale Tauran era uno dei francesi di più alto rango nella Curia romana. Era stato nominato Camerlengo di Santa Romana Chiesa il 20 dicembre 2014 da Papa Francesco. Un titolo importante soprattutto in caso di conclave – caso che il cardinale Tauran non ha quindi conosciuto. Il camerlengo viene infatti incaricato dell’amministrazione dei beni temporali della Santa Sede in caso di vacanza della medesima Sede Apostolica.
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Il cardinale Tauran ha comunque avuto un ruolo di primo piano nell’elezione del Papa argentino: essendo allora cardinale protodiacono, è toccato a lui annunciare al mondo il nome del nuovo Santo Padre con la formula Habemus Papam, il 13 marzo 2013.
Il prelato francese aveva ricevuto la berretta cardinalizia nel 2003 dalle mani di Giovanni Paolo II. Con essa veniva allora consacrata la sua nomina a bibliotecario e archivista della Chiesa. Già quella una carica prestigiosa nell’amministrazione della Santa Sede.
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Ma il primo settembre 2007 cadde su di lui la scelta di Benedetto XVI per la nomina del presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso. Una decisione per la quale il Papa tedesco si era preso del tempo di riflessione dopo la polemica sul proprio discorso a Regensburg (Germania), del 12 settembre 2006. Il precedente presidente di quel dicastero era partito il 15 febbraio 2006. Nell’attesa, il Pontefice aveva preferito affidare il dicastero al cardinale Paul Poupard – un altro francese, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura.
Un dialogo aperto e senza concessioni
Scegliendo colui che era allora soprannominato “il Kissinger del Papa”, Benedetto XVI aveva nominato un diplomatico della Santa Sede il quale affermava allora che «la libertà politica non basta, ciò che serve è la libertà interiore». In altri termini un prelato aperto al dialogo, ma fermo sull’essenziale. «Siamo condannati al dialogo», aveva dichiarato al settimanale francese Famille Chrétienne il presidente del dicastero nel novembre 2016. Prima di spiegare il suo pensiero: «O il dialogo o la guerra».
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Un’attitudine che si è ritrovata, ultimamente, nel dialogo con l’islam – in particolare in occasione del viaggio storico del cardinal Tauran in Arabia Saudita, nell’aprile 2018. Incontrando le più alte autorità del Paese – tra cui il re Salmane – l’alto prelato aveva perorato senza mezzi termini la causa della libertà religiosa. Chiedendo un’esplicita condanna degli atti terroristi islamisti. Costoro «profanano» il nome di Dio – diceva già nel 2016.
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L’alto prelato francese era stato all’opera anche per il viaggio di Papa Francesco in Egitto, nell’aprile del 2017. Si ricorderà che con l’occasione, il Pontefice s’era recato all’università Al-Azhar, la più alta autorità sunnita. Una visita che aveva così segnato il pieno ristabilimento delle relazioni tra la Santa Sede e questa istituzione, dopo diversi anni di maretta.
Quattro cardinali elettori francesi
Poliglotta, Jean-Louis Tauran ha passato la maggior parte della propria vita al servizio della Santa Sede: ordinato nel 1969 per la diocesi di Bordeaux, fu chiamato alla Pontificia Accademia Ecclesiastica fin dall’inizio degli anni ’70. Dopo un passaggio in alcune nunziature – in particolare in Libano – fu nominato sottosegretario per le Relazioni con gli Stati nel 1989.
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Papa Giovanni Paolo II l’aveva ordinato vescovo egli stesso, nel 1991, come segno di fiducia verso il prelato francese, che scelse allora come motto le parole “Verità e carità”. Numero due della diplomazia vaticana, il Francese avrebbe visto da posizione privilegiata la caduta dell’URSS e della Yugoslavia, il genocidio ruandese, l’11 settembre 2001 e le due guerre del Golfo. Nel 2003, poco prima di nominarlo cardinale, Giovanni Paolo II lo mobilitò anche sulla questione irachena al fine di evitare l’invasione americana – che comunque ebbe luogo.
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Col decesso del cardinale Tauran il Collegio cardinalizio non conta più che quattro cardinali francesi elettori. Il Francese di più alto rango in seno alla Curia Romana è ormai il cardinale Dominique Mamberti, 66 anni, prefetto del Tribunale supremo della Segnatura Apostolica. In caso di conclave, sono ormai 124 i cardinali chiamati a votare.
[Traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]