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Impariamo ad essere fiere dei nostri corpi così come sono e gli altri ci ameranno

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Silvana De Mari - pubblicato il 21/06/18
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Le misure sono irrilevanti nel fascino. Quello che conta è avere fede in se stessi!Ho deciso di occuparmi di psicoterapia in sala mortuaria, davanti a quello che restava di una ragazzina anoressica.

Lei era lì, con i suoi ventisette chili, i capelli chiari, le efelidi, il bracciale con le bandierine marinare. Io avevo lo stomaco contratto per l’orrore davanti alle sue ossa. Persino i corpi sfigurati dalle ustioni, quelli che hanno avuto i tumori maligni alla faccia, sono meno atroci di questa morte cercata e voluta, giorno dopo giorno, briciola dopo briciola, rifiuto dopo rifiuto. Le orbite sembrano quelle di una mantide religiosa. Le braccia ricordano le zampe di una zanzara. Questi corpi hanno preferito morire da insetto, che vivere da femmina della razza umana.

E’ venuto il momento di cominciare ad amare i normali costituenti del corpo delle donne. Gli uomini si innamorano del sorriso. E, in più, il cervello ancestrale maschile conserva l’affetto per quelle parti, pancia, fianchi tondi, sedere ancora più tondo, che oggi sono considerati orridi.



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Per ulteriori informazioni, cercate su internet un’immagine della donna nella pittura barocca oppure di una Venere preistorica, nome dato alle rappresentazioni femminili scolpite nella preistoria.

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La dismorfofobia, vedere brutto il proprio corpo quando non lo è, è il contrario della trasfigurazione: vedere la bellezza dei corpi che amiamo, incluso il nostro.



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Riempiamo casa nostra di poster: le tre grazie di Rubens, i nudi di Tiziano, volendo anche Renoir. La voglia di andarci a cacciare in una sala operatoria ci passerà senz’altro. Impariamo ad essere fiere dei nostri corpi così come sono – alti/bassi/magri/grassi -, i nostri corpi con la loro forza e con la loro sessualità, così come sono: impariamo ad amarli. E allora gli altri ci ameranno.

La dismorfofobia – vedo il mio corpo come se fosse brutto perché non si equipara a un qualche schema, più o meno folle – è una causa tragica di malattia fisica e di morte. Ragazzine in Ghana e Senegal schiariscono la loro pelle con pomate al cortisone. La pelle diventa dipendente, quando è priva del farmaco, si copre di eczemi, il sistema immunitario crolla. In Occidente, pur di avere la pelle scura, ci esponiamo al sole in maniera sconsiderata. La statura è irrilevante nel fascino. Quello che conta è avere fede in se stessi. Tra gli uomini più sexy d’America, diverse volte è arrivato in testa Danny De Vito: lui crede in sé stesso, ci si innamora di quelli che in etologia si chiamano alfa. Che gli altri siano “migliori”, rispetto ai bassi, era una teoria hitleriana e causa dolorosissimi interventi ortopedici di allungamento delle ossa delle gambe, che in molti casi si sono risolti con danni permanenti alla deambulazione. L’ormone della crescita di estrazione umana, dato a bambini bassi per aumentarne la statura, ha causato casi mortali di encefalite spongiforme, una specie di malattia della mucca pazza ante litteram.


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Un esempio tragico di dismorfofobia è stato Michael Jackson, che aveva tutto, talento, successo, ma ha concentrato l’odio di sé sul suo corpo desiderando la pelle di un altro, il naso di un altro, i lineamenti di un altro. Ha distrutto il suo sistema immunitario con il cortisone per schiarirsi la pelle, il naso è andato in necrosi per il folle numero di interventi chirurgici, è morto con le piaghe aperte nel corpo.

Amiamo il corpo, accettiamolo, impariamo ad esserne fieri.

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