A chi misura le persone in termini di utilità si può dire che questo ragazzo disabile ha ottenuto grandi successi; ma la cosa davvero importante è che sia un’anima felice e grata
Tutte le mattine quando mi sveglio prendo le vitamine, cose naturalissime che fanno bene. La pressione bassa ha bisogno di essere rinvigorita, il carico mentale ha bisogno di energie che lo sostengano. Quando posso vado anche in palestra, perché la mia schiena s’incurva sempre più. Ci sono strumenti e oggetti che possono contrastare la nostra pigrizia, aiutarci a combattere la stanchezza.
L’insoddisfazione bussa alla porta di frequente, anche quando tutto procede liscio come l’olio o addirittura a vele spiegate. Il cosiddetto male di vivere è un compagno che frequentiamo perché spesso ci fa comodo borbottare, lamentarci, rigirarci nel letto a sospirare.
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Tendiamo a delegare molta fiducia a tante specie di pillole. Non mi riferisco a farmaci necessari o salvavita, ma a quei piccoli elisir – per nulla cattivi! – a cui chiediamo un miracolo d’energia, di sprint, semplicemente deglutendo. In questi casi fa bene ricordare che nulla come un esempio umano può svegliare dal letargo la nostra ignavia.
L’energia di un vero uomo
Una pasticca chiede solo di essere mandata giù, invece la voce di un uomo apre una relazione viva con chi lo ascolta. Una proposta umana sarà sempre capace di destare in noi il buono (… o il peggio) sopito.
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La storia di Massimiliano Sechi è una di quelle testimonianze umane che fanno saltare sulla sedia. E tremare di gioia. Volendo fare l’avvocato del diavolo (arte in cui molti sapientoni dei nostri giorni eccellono) verrebbe da dire che la sua vita è inutile: a cosa può servire al mondo una persona nata focomelica, senza braccia né gambe?
Basterebbe dire che Massimiliano si gode appieno la propria vita senza maledire la sua condizione. Un’anima felice è la massima aspirazione di Dio, che creò il mondo perché amava ogni cosa nel suo semplice “esserci” e non per allevare schiavi efficienti. Se avesse pensato alla Creazione in termini utilitaristici non si sarebbe messo a tirare fuori dal nulla tante cose futili come la coda del pavone, galassie lontanissime che nessuno vedrà mai, fiori rari in zone inesplorate dall’uomo.
Visto che siamo manipolati da un pensiero gretto che ragiona in termini di affari e produttività, sarà un piacere mostrare quanto l’esistenza di Massimiliano, così ferita e manchevole, sia un capitale fecondissimo anche da questo punto di vista.
Dalla depressione alla gioia
Non è strano notare che sia stata la sofferenza a plasmare la sua gioia debordante.
La disabilità grave gli ha portato in dote tre anni di depressione, perché è più che onesto sondare fin nel cantuccio più oscuro di sé le obiezioni a una condizione per nulla facile. Le domande più scomode bisogna porsele a costo della disperazione. Bisogna correre il rischio. Con l’aiuto dei suoi genitori, Massimiliano è uscito dal tunnel delle sue molte ombre con un’ipotesi di viaggio ardua ma sensata:
«Niente accade per caso e io mi sono scelto il corpo giusto per portare avanti la mia missione» (da Avvenire)
Qual è la sua missione? Ora Massimiliano ha 27 anni e – udite!udite! – fa il motivatore aziendale, anche se il termine non gli piace. Possiamo dire che fa la scintilla, innesca il meccanismo di energia che di solito le persone nascondono in un cantuccio (perché lamentarsi dello status quo viene spontaneo).
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Trovarsi di fronte a un ragazzo gravemente disabile che parla in termini di sogni, felicità, gioia ed entusiasmo suscita senza dubbio un effetto più prorompente di tutte le millantate pillole della felicità. Di fronte a lui, il nostro io è interrogato e chiamato a rispondere: e io che cosa sto facendo della mia vita?
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Anche in termini meramente produttivi, Manuel ha fatto molto: è campione mondiale di giochi elettronici competitivi; è un vero influencer visto che la sua pagina Facebook conta 221mila iscritti; ha fondato l’associazione No Excuses e il suo tour in giro per l’Italia è sold out. Qualcuno di voi si ricorderà di averlo visto a Tu si que vales nel 2016, aveva incantato pubblico e giuria riuscendo a mangiare da solo una torta e a infilarsi una giaccia: autonomo nonostante la mancanza di arti.
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In fondo però, tutti questi dati strepitosi servono a stupire le nostre teste un po’ carenti di meraviglia e preoccupate di classificare le cose in termini di successo. Quel che conta davvero più di tutto è che Massimiliano sia un’anima grata e felice, perché questa è una lode a Dio e al suo misterioso disegno su di noi: attraverso percorsi stranissimi e a noi imperscrutabili egli non vuole altro che la nostra felicità, le cui sorgenti sono ben più numerose dei classici stereotipi di salute, amore, soldi, successo.
Lascio alla voce di Massimiliano la sintesi finale della sua storia:
«Ancora si può pensare che conti qualcosa il numero di gambe e braccia? Oggi c’è una tale superficialità che la gente non ce la fa più e va in cerca di qualcosa di vero… chi non ascolta la parte profonda di sé prende gli antidepressivi, gli altri prendono in mano la propria vita» (da Avvenire)