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La folgorante conversione di un soldato sul fronte russo

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Mathilde De Robien - pubblicato il 08/06/18
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Alexandre Zatsepa, soldato ucciso nel 1944 sul fronte russo, racconta in una lettera che in realtà si rivolge a Dio la sua repentina e folgorante conversione sul campo di battaglia, nel fondo di un cratere aperto da una granata.Questa lettera è stata rinvenuta nella tasca del cappotto di Alexsandre Zatsepa, soldato uccisi nel 1944 sul fronte russo. Essa esprime la repentina e completa conversione del soldato, che pure stava vivendo nel pieno dell’inferno della guerra, ma che guardò il cielo stellato sopra la sua testa proprio prima dell’attacco nel quale avrebbe trovato la morte. Morte che egli riteneva certa, ma di cui assicurava di non aver più paura, grazie al suo recentissimo incontro con Cristo.



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74 anni più tardi, questo testo ci invita ancora a vedere nelle meraviglie della creazione la prova dell’esistenza di Dio. Esso resta una testimonianza ficcante della gioia comportata dalla conoscenza di Cristo, e questo malgrado le sofferenze e le difficoltà incontrate. Fondamentalmente, il suo autore fa mostra di una grande fiducia nella misericordia divina, che accoglie i propri figli nell’ora della morte.

Ascolta, Dio… Non ti ho ancora mai parlato della mia vita, ma oggi voglio salutarti. Tu sai che da quando sono bambino mi dicono che Tu non esisti, e io come un imbecille ci ho creduto. Non avevo mai contemplato quanto tu hai creato. Ma questa notte… ecco che ho guardato, dal fondo di un cratere scavato da una granata, il cielo stellato sopra di me. Ho compreso tutto d’un colpo, ammirando l’universo, quanto l’imbroglio sia stato crudele. Dio, io non so se Tu mi tenderai la mano, ma io Te lo dirò e Tu capirai: non è strano che, in fondo a questo inferno abominevole, la luce si sia rivelata a me, e che io Ti abbia riconosciuto? A parte questo non ho niente da dire, solo che sono felice di averTi riconosciuto. Il nostro attacco deve aver luogo a minuti, ma non ho paura: Tu ci vedi…

Ecco il segnale. Che faccio? Devo andare? Stavo bene, con Te, e voglio ancora dirTi che, come sai, la battaglia non sarà facile. E forse stanotte verrò a bussare alla Tua porta. Ecco… anche se fino ad ora non sono stato Tuo amico, mi permetterai di entrare quando arriverò? Ora sembra che io stia piangendo… mio Dio, Tu vedi quello che i mi succede, ora sono cresciuto. Addio, mio Dio, vado. E ho poche probabilità di tornare. Che strano, adesso non ho più paura della morte.

La lettera è stata trasmessa da padre Basile Pasquiet, monaco della Vandea convertito all’ortodossia, higumeno del monastero della Santa Trinità in Ciuvacchia (Russia), e tradotta da Laurence Guillon, pensionato francese appassionato di slavistica e trasferitosi da parecchi anni a Pereslav Zalesski, piccola cittadina storica e turistica tra Mosca e Iaroslavl.



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[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]