Quando un rapporto si è deteriorato, i voti matrimoniali sono un sostegno, non un pesoIl divorzio è preferibile a un matrimonio infelice? Gli sposi dovrebbero dare priorità alla propria felicità rispetto a quella dei figli? Come si può ripristinare l’armonia in un matrimonio in crisi?
Sono domande importanti quando si discerne cos’è meglio per una coppia, per ciascun partner e per i figli.
Ripensare la crisi
La vita non è mai esente da sfide. Nonostante l’universalità della lotta, è comunque difficile accettare la sofferenza e la delusione in una società in cui la felicità è considerata un diritto inalienabile. Ad ogni modo, la crisi è una parte ineludibile della vita. La parola “crisi” deriva dal greco “krinein”, che significa separare. La prima crisi della vita è nascere; la nascita separa un bambino dalla madre, ma gli permette anche di conoscerla meglio.
Per crescere, dobbiamo accettare le crisi e trovare forza, coraggio e resilienza per superarle, il che permette l’accesso a una realtà più profonda e può perfino essere una fonte di gioia. La gioia si trova nell’accettare le crisi e nell’imparare a vivere nonostante loro, rendendo ogni sfida un trampolino verso una vita più significativa. Una crisi non è necessariamente la fine del percorso, perché può anche essere l’inizio di una fase nuova e più matura della nostra vita.
Ciò si applica sia al matrimonio che a qualsiasi altro settore della vita. Le discordie matrimoniali non portano sempre a un divorzio. Una misura tanto drastica non dovrebbe essere la prima risorsa di fronte a una sfida che potrebbe essere solo temporanea.
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Cercare la causa
Quando si parla di lotte all’interno di una relazione, in genere si intendono due tipi di crisi: quelle che derivano da una prolungata infelicità in un matrimonio, risultato di frustrazione e risentimento inespresso, e quelle provocate da una rivelazione improvvisa, come l’infedeltà. Riconoscere questa distinzione aiuta a identificare quando si è spezzata la comunicazione e a valutare la gravità della crisi.
È anche importante considerare i fattori che contribuiscono alla discordia nel rapporto. Alcuni rapporti iniziano su un terreno fragile per via della mancanza di maturità o di libertà al momento dell’impegno, o per problemi di salute mentale. Altri incontrano ostacoli lungo il cammino: disoccupazione, malattia, infedeltà, infertilità, problemi di comunicazione, problemi con i figli, difficoltà finanziarie, mancanza di desiderio… Identificare la causa del problema, che può non essere sempre esplicita o ovvia, è fondamentale per trovare una soluzione.
L’aiuto è disponibile
Le crisi provocate da ostacoli sul cammino del matrimonio possono essere spesso superate se una coppia ha gli strumenti giusti a disposizione. Compiere un passo indietro può essere un buon punto di partenza. Trascorrere del tempo lontani può essere un’idea più prudente che ricorrere subito al divorzio. Cercare il sostegno di amici e familiari e prendersi del tempo per il riposo e l’introspezione possono aiutare a evitare una decisione frettolosa.
Ci sono molti strumenti disponibili per ripristinare un rapporto, rafforzare il legame, guarire ferite passate e presenti e affrontare gli ostacoli sul cammino. Consultare un terapeuta può essere molto utile per una coppia che ha dei problemi, perché le dà la possibilità di ripristinare il legame e di essere accompagnata mentre intraprende conversazioni sane e costruttive. Ci sono anche programmi ispirati alla fede come Retrouvaille, che cercano di aiutare le coppie con problemi, soprattutto quelle che pensano di non avere speranza di riconciliazione, a “ripristinare il loro matrimonio e ricostruire un rapporto amorevole”.
Anche i voti assunti dai coniugi al momento del matrimonio possono essere un punto di forza nei momenti di lotta. L’indissolubilità del matrimonio è intesa come un sostegno ai partner, non un peso. Quando siamo impegnati, l’impegno stesso smorza l’egoismo e la pigrizia. In altri termini, se i partner sono tentati di tradire le proprie promesse, l’impegno preso davanti a Dio li incoraggia ad essere fedeli alle promesse stesse. Questo è evidente anche negli impegni minori: se ci si è impegnati a giocare in una squadra sportiva, si va agli allenamenti anche quando non se ne ha voglia – l’impegno formale ispira fedeltà.
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La fedeltà al matrimonio non è una richiesta infondata della Chiesa alle coppie. La Chiesa insegna la fedeltà perché questa è radicata nella Scrittura. Cristo stesso, contrariamente ai costumi dell’epoca, ha delineato il matrimonio come indissolubile. Sapere che Cristo chiede questo impegno alle coppie può aiutarci a riconoscerne il valore.
La visione del matrimonio da parte di Cristo non gli ha comunque impedito di accogliere con misericordia la donna adultera. La Chiesa cerca di seguire l’esempio di Cristo proponendo sia ideali elevati che le esigenze che li accompagnano, ma anche tenendo conto della situazione di ogni coppia, del suo viaggio, delle sue lotte e dei suoi fallimenti. La Chiesa offre speranza, anche a chi crede di essere stato abbandonato, giudicato o che ha perso la fiducia in se stesso.
Altre opzioni
La Chiesa offre alle coppie i mezzi attraverso i quali vivere il loro impegno matrimoniale in modo fedele e felice, ma riconosce anche che certe problematiche matrimoniali sono insormontabili. Bisognerebbe compiere ogni sforzo per preservare il matrimonio, ma quando questo non è possibile è permessa la separazione canonica. Ci sono casi in cui, per il bene dei figli o dei genitori stessi, la separazione è preferibile.
In certi casi, le coppie possono ottenere una dichiarazione di nullità del loro matrimonio. Le condizioni includono la mancanza di preparazione, l’immaturità dei partner e la coercizione. Un matrimonio può essere dichiarato nullo (riconoscendo che non è mai esistito) quando viene stabilito che uno o più elementi necessari per la validità mancavano quando c’è stato lo scambio dei voti.
Ciò che conta è affrontare le sfide nel rapporto con speranza e con la voglia di perseverare e fare sacrifici, mettendo in atto i mezzi necessari perché, se è possibile, la crisi possa non separarvi dalla persona con cui un giorno avete scambiato voti di amore e fedeltà fino alla morte.
Le idee presentate in questo articolo sono tratte dal libro Aime et ce que tu veux, fais-le!, del vescovo Emmanuel Gobilliard e della sessuologa cattolica Therese Hargot insieme al giornalista Arthur Herlin, pubblicato nell’aprile 2018.