La Provvidenza è capace di arrivare col caffé: storia di Davide che, dopo una brutta crisi e dopo essersi affidato alla Madonna, sogna di aprire un bar a Medjugorjedi Don Claudio Silvano Cacioli (direttore Istituto Elvetico dei Salesiani di Don Bosco, Lugano)
“É qui per il Crocifisso Miracoloso?”
La domanda mi sorprende e spiazza al tempo stesso.
Mercoledì 16 maggio, nel pomeriggio, un’assurda richiesta della burocrazia italiana, con tanto di atto notarile, ci ha dato l’occasione di ritrovarci con babbo e fratelli in zona Hotel san Marco a Bergamo.
Sono arrivato un po’ prima e avendo trovato parcheggio in zona Monastero Matris Domini sono entrato in un bar per mettere qualcosa nello stomaco.
“Beh, no arrivo da Lugano e sono qui per un atto notarile…” Rispondo un po’ imbarazzato al barista che già mi aveva stupito quando, nel presentarmi le possibili varianti della focaccia che avevo ordinato, mi aveva sconsigliato quella con il crudo “…sa è alla fine ed è un po’ secco.”
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Andiamo bene, mi sono detto, con tutti i bar della zona sono capitato proprio bene!
Davide, così si chiama il giovane che la Provvidenza ha messo sulla mia strada, apre la cassa e con naturalezza tira fuori un’immaginetta del Crocifisso miracoloso conservato nel Monastero Matris Domini che si trova appena dietro il suo bar.
Appena l’ultimo avventore della pausa pranzo se ne va, iniziamo a parlare, o meglio è lui a raccontarmi, mentre asciuga i bicchieri e le tazzine appena uscite dalla lavastoviglie, come in un momento davvero difficile della sua vita, già provata da tante vicissitudini, è stato liberato dall’angoscia e dalla disperazione grazie ad una notte trascorsa a recitare un Santo Rosario dopo l’altro fino a quell’ultima Ave Maria recitata con la sola forza della disperazione e dopo la quale il Dono immeritato della Pace e della Gioia ha preso stabilmente dimora nel suo cuore.
“Ero appena uscito da una storia con una ragazza durata quattro anni, ci dovevamo sposare, ma io mi comportavo davvero male. Ha fatto bene a lasciarmi, me ne sarei andato anche io. Una sera ero a casa da solo, mia mamma era in ospedale ad assistere la mia nonna che stava male, e mi sembrava di morire da tanto ero disperato. Mi sono messo a guardare un film che parlava di una storia un po’ simile alla mia e non so cosa mi è venuto in mente ma ho sentito il bisogno di dire il rosario, ma io non sapevo come si fa. Allora ho telefonato a mia mamma che mi ha detto di andare in camera sua dove c’era la corona del rosario e di cercare su internet rosario quotidiano.”
Davvero senza una Mamma non c’è possibilità di salvezza.
“Ho fatto così e mi sono messo a recitare rosari tutta la notte, ne avrò detti dodici tredici ma l’angoscia non passava. Alla fine, ho detto un’ultima Ave Maria e sentivo come una resistenza fortissima a dirla, l’ho detta con la forza della disperazione e subito dopo è come se mi fosse caduto un peso dal cuore. Sono stato subito bene, me lo dicevano tutti che ero diverso, più sereno, più buono. Non è mica una suggestione, mia una fantasia. E poi non è mica cambiato niente, la mia nonna è anche morta, io sono qui a lavorare, i problemi e le preoccupazioni ci sono ma la pace del cuore non é mai venuta meno, e così è tutta un’altra vita.”
Adesso Davide ha un sogno, aprire un bar a Medjugorje, dove qualche giorno dopo quella memorabile notte è andato da solo con la sua utilitaria per rendere grazie alla Madonna della salvezza ritrovata. Ci va quasi ogni mese, e come lui molte altre persone, anche il barbiere che ha il negozio nella stessa via del bar.
Vuole andare a vivere là perché la pace e la serenità che trova a Medjugorje non la trova da nessun’altra parte.
Il lavoro è quello che è, gli tocca tenere aperto anche la Domenica, ha degli impegni con le banche, “Secondo Lei mi perdona il Signore?”.
“Certo!” Gli rispondo io che fino a 24 anni ho lavorato in pizzeria tutte le feste comandate.
“Appena trovo da rivendere il bar, parto, non mi interessa niente…”.
Mentre condivideva tutto questo, con una naturalezza che mi ha spiazzato, ho tenuto fisso lo sguardo nei suoi occhi, che sono davvero lo specchio dell’anima, il corpo invece non mente mai e nella magrezza del fisico e sul volto con un po’ di barba incolta si vedono i segni di anni vissuti pericolosamente. Me lo dice lui stesso: “…dai, su 28 anni di vita ne ho buttato via 26 e mezzo, ma almeno adesso sono proprio sereno come mai mi sarei immaginato…”
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Avrei voluto girare dietro il bancone e semplicemente abbracciarlo, come avrebbe fatto Gesù o Don Bosco. Invece, con le lacrime agli occhi per la commozione, gli ho assicurato che davvero TUTTO È GRAZIA!
Si avvicina l’ora dell’appuntamento con il notaio, che arriverà in ritardo, ed io devo andare. Mentre mi prepara un ottimo caffè con una spettacolare macchina napoletana “Izzo”, un senso di consolazione interiore mi pervade nel cuore e nell’anima, oggi sono proprio capitato nel bar giusto, anzi Qualcuno mi stava spettando proprio qui e adesso.
Litighiamo un po’ perché lui vuole offrirmi la bottiglietta d’acqua e il caffè. Io ricambio con la Benedizione, che spero sia la più efficace di tutta la mia sacerdotale, su di lui, sulla macchina del caffè, sul piccolo bar perché possa lavorare tanto quanto basta per andare a vivere dove Lei ha deciso di rendersi presente affinché tutti possano ritrovare la Pace del cuore e la Gioia di una vita redenta.
Davvero tutto è grazia, anche un atto notarile di cui si potrebbe serenamente fare a meno…
Questa è la predica di Davide, figlio prediletto della Beata Vergine Maria, che, per ora, ha un bel bar proprio accanto alla “Culla per la vita”, istallata sul cancello dell’entrata di servizio del Monastero!
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