Una grave condanna è stata appena comminata all’arcivescovo di Adelaide
Ancora una volta l’Australia macchia l’immagine della Chiesa mondiale. E questa volta lo fa in modo gravissimo.
Un tribunale australiano ha condannato Philip Wilson, arcivescovo di Adelaide e presidente della Conferenza Episcopale australiana, per aver nascosto gli abusi sessuali compiuti da un altro prete su giovani chierichetti negli anni Settanta, nello stato australiano del New South Wales. Wilson è diventato così il membro di più alto grado della Chiesa cattolica mai condannato al mondo per questo tipo di reato (Il Post, 22 maggio).
Gli abusi del sacerdote amico
I fatti risalgono agli anni ’70, quandoWilson (nella foto) era un assistente di un sacerdote a Maitland, città di 70mila abitanti nel New South Wales. Quel sacerdote era James Fletcher, condannato nel 2004 per abusi sessuali su minori e morto in carcere due anni dopo.
Wilson ha sostenuto davanti al giudice di non essere stato a conoscenza delle azioni di Fletcher, ma alcuni testimoni lo hanno smentito.
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Il testimone
Una delle testimonianze chiavi è quella di Peter Creigh (tra le vittime del prete pedofilo). Creigh ha detto al tribunale di Adelaide che nel 1976, cinque anni dopo avere subìto gli abusi, descrisse nel dettaglio a Wilson gli abusi di Fletcher. Ma Wilson coprì l’amico sacerdote.
La pena per Wilson sarà decisa a giugno. Rischia un massimo di due anni di carcere.
Il rinvio a giudizio di Pell
Un’altra pagina negativa per la Chiesa australiana si era scritta lo scorso 1 maggio: il cardinale George Pell (nella foto), già Primate della Chiesa d’Australia e arcivescovo di Sydney, attuale Prefetto della Segreteria per l’Economia (in pratica il Tesoriere del Vaticano) è stato rinviato a giudizio da un tribunale australiano relativamente a diversi casi di abusi su minori, che sarebbero avvenuti in due momenti diversi (Internazionale, 22 maggio).
La doppia copertura
I primi tra gli anni Settanta e Ottanta del Novecento a Ballarat, paese di origine di Pell, da cui prese il via la sua carriera ecclesiastica; gli altri tra la fine degli anni novanta e il 2000 a Melbourne, città in cui ricopriva la carica di arcivescovo.
Pell era considerato uno dei possibili successori nella corsa al pontificato del dopo Francesco (The Guardian, 1 maggio).
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Il caso opposto
Quello che accade in Australia, dove gli altri vertici della Chiesa escono con una immagine gravemente macchiata da queste tristissime vicende, è in contrasto con quanto accaduto qualche giorno fa in Cile.
I vescovi dello Stato sudamericano (nella foto) – in cui si sono registrate, come in Australia, presunte coperture di abusi sessuali compiuti da preti – hanno rimesso in blocco i propri incarichi nelle mani del Papa, affinché decida lui liberamente il futuro di ognuno.
Una decisione senza precedenti che entra nel cuore dell’omertà dietro la quale si sono trincerate le gerarchie ecclesiastiche quando qualcuno dei sacerdoti loro affidati si è macchiato del crimine di abuso sessuale su minori. (La Repubblica, 18 maggio).
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“Chiediamo perdono”
La notizia è arrivata dopo tre giorni di incontri riservati fra gli stessi presuli e Francesco dedicati agli abusi commessi in Cile e, in particolar modo, ai loro insabbiamenti: «Chiediamo perdono», hanno detto i presuli, per il dolore causato alle vittime e «per i gravi errori e le omissioni commessi».
Più di un anno fa il Vaticano aveva annunciato che sarebbero stati dimessi i vescovi reticenti sulla pedofilia. La retromarcia dei vescovi cileni è figlia anche di quella volontà. E, insieme, della caparbietà delle vittime cilene che hanno preteso e ottenuto un incontro chiarificatore col Papa a Santa Marta.
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I silenzi su Karadima
In Cile, lo scorso gennaio, circa i presunti abusi sessuali compiuti dai sacerdoti, Francesco aveva mostrato di credere soltanto alla versione dei presuli, che, però, nascondeva delle verità.
In merito alle coperture che il vescovo di Osorno, Juan Barros, aveva concesso al prete pedofilo Fernando Karadima, Francesco aveva finanche detto alle vittime di non avere «prove». «Sono tutte calunnie», aveva spiegato loro.
Quindi il ripensamento, con l’invio in Cile dell’ex pm della Santa Sede Charles Scicluna, e del sacerdote Jordi Bertomeu, per compiere un’approfondita investigazione che ha portato alla luce un’altra verità. Infine la netta presa di posizione a favore delle vittime dei pedofili con l’incontro in Vaticano e le scuse ufficiali, a cui sono seguite le dimissioni dei vescovi cileni.
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