separateurCreated with Sketch.

Alfie Evans: Cecchi Paone impari ciò che Dallapiccola dice davvero

BRUNO DALLAPICCOLA AND ALESSANDRO CECCHI PAONE
whatsappfacebooktwitter-xemailnative
Giovanni Marcotullio - Aleteia Italia - pubblicato il 26/04/18
whatsappfacebooktwitter-xemailnative

Nel corso della puntata settimanale di Matrix, il talk show Mediaset condotto da Nicola Porro, l’onnisciente Alessandro Cecchi Paone, non pago di aver insultato il nostro inviato a Liverpool, lo ha rimandato all’autorità di Bruno Dallapiccola – come se questa andasse a suo favore. Per amore del vero, e per la dignità del genetista del Bambino Gesù, abbiamo telefonato al Professore ponendogli qualche domanda…dal nostro inviato a Liverpool

Ieri sera, contestualmente alla blindatura poliziesca dell’Alder Hey Children’s Hospital, s’infoltiva davanti all’ospedale la selva di microfoni della stampa internazionale. Dal cielo si riversava una gelida pioggia che poteva sembrare presagio di ore luttuose.


PROTEST W SPRAWIE ALFIEGO EVANSA
Leggi anche:
Alder Hey blindato: come e perché stanno isolando la famiglia di Alfie Evans

Invece Alfie sta bene, vive e lotta: i suoi parametri vitali sono buoni e stabili, il padre Thomas ha deciso di andare a parlamentare con i medici, oggi, per negoziare una dimissione e un rientro a casa nei prossimi giorni. In un certo senso, la crudele udienza con cui i tre giudici di ieri hanno rigettato l’appello contro la sentenza della vigilia, dell’ormai noto Mr. Justice Hayden, ha prodotto l’effetto di far tornare gli Evans ad abbracciare lo statement con cui il giudice ostinato ha evidentemente cercato di tirarsi d’impaccio di fronte alla pressione politico-diplomatica internazionale. Dunque l’ordalia, all’improvviso, appare preferibile alla tortura: se Alfie sopravvive a certe condizioni, potrà tornare a casa. Il che sembra un elemento incoraggiante, considerando lo stato di salute di Alfie, che rende ormai preferibile anche per i medici la dimissione (pur senza permesso di trasferimento all’estero).



Leggi anche:
Il fisico Zichichi: «l’esistenza della scienza prova che siamo figli di una logica, non del caos»

Di tutto questo si sta parlando anche in molte trasmissioni e contenitori televisivi italiani: perlopiù con opinionismo di bassa lega, a base di disinformazione e di luoghi comuni (un grato plauso va invece agli inviati di Sky, di Avvenire e di Mediaset, dei quali in queste ore sto ammirando serietà e professionalità). In particolare, ieri sera il collega Angelo Macchiavello mi ha coinvolto nella puntata settimanale di Matrix, che bilanciava con un’intervista a Mariella Enoc e con la presenza di Alessandro Giuli in studio i pronunciamenti ex cathedra dei soliti Alessandro Cecchi Paone (che cita Newton come autorità quasi il vecchio Isaac fosse stato un laicista…) e Piergiorgio Odifreddi.

Alfie attaccato alle macchine, Alfie sedato, Alfie che costa troppo, Alfie che tanto deve morire…

Addirittura Cecchi Paone, poco prima del collegamento a Liverpool, s’è avventurato in una diagnosi che principiava più o meno così:

Una malattia gravissima [sì], un misto di epilessia e mioclono… […qualcosa]

Il solerte amico Gabriele Marconi, che a questi dettagli si appassiona assai, ha rintracciato la fonte del maître à penser:

[…] una notizia di due giorni fa del Corriere e di SanitàInformazione.it in cui si parla esplicitamente di una malattia afferente al gruppo delle epilessie miocloniche progressive.

Ora, la cosa interessante non è solo che tali fonti siano giunte a conclusioni a cui gli stessi medici dell’Alder Hay Hospital affermano di non essere giunti, e neppure è una vera notizia che Cecchi Paone prenda una pagina del Corsera per oro colato e la canonizzi in tv come “Scienza” (ognuno campa come può…): la cosa interessante è che, nel tentativo di intimidirmi mentre gli citavo il professor Nikolaus Haas di Monaco (che aveva visitato il bambino su incarico di Hayden e che poche ore prima era tornato a parlare di Alfie), Cecchi Paone mi rimandasse spocchiosamente al genetista direttore del Bambino Gesù Bruno Dallapiccola. Ancora una volta, il problema non è che mi accusasse di non conoscere il celebre professore (transeat), ma che gli attribuisse una posizione che egli mai ha preso. A questo punto si è reso in certo modo utile ripescare le sue dichiarazioni rilasciate ieri mattina all’ANSA:

La durata della sopravvivenza è condizionata dalle condizioni di partenza del paziente, e nel caso di Alfie non possiamo pronunciarci con certezza non avendo avuto modo di visitare il bambino.


Alfie e seu pai Tom Evans
Leggi anche:
Cosa accade dopo l’eroico blitz dei genitori di Alfie Evans in ospedale

Ma ci piace andare a fondo alle questioni, quindi abbiamo chiamato al telefono il Professore (non sia mai che non ossequiamo il Magistero cecchipaoniano!) e gli abbiamo chiesto un’opinione diffusa sullo stato di salute di Alfie Evans. Questa la sua risposta:

È difficile dire di cosa si tratta, io non l’ho visitato. Io ho parlato di un’encefalopatia epilettica degenerativa con base genetica, che è quello che si può capire da qui, ma non mi sognerei mai di avanzare valutazioni diagnostiche sul mioclono di un paziente senza averlo visitato.

Autorevoli ipotesi su un caso di scuola prospettato teoricamente, come si vede. Ma lo abbiamo incalzato ancora, domandandogli cosa si possa intendere, in riferimento a un simile caso, per “patologia incurabile”. Ancora una volta il Professore è stato illuminante:

Qui bisogna chiarirsi su termini, perché “incurabile” qui lo si potrebbe dire solo nel corrispettivo inglese, americano [“unhealing”, lett. “che non può guarire”, non che non può essere curato, N.d.R.]. Io non ho detto questo. Il bambino è in stato terminale o pre-terminale, ma una cosa è dire che non esiste un trattamento volto alla guarigione del paziente, tutt’altro discorso, inaccettabile, è che un bambino muoia per assenza di alimentazione, di respirazione, o disidratazione. I trattamenti per il paziente che ci sono, le cure essenziali, il sostegno vitale, vanno provveduti.

Ringraziamo dunque l’alfiere della Scienza per averci consigliato di confrontarci con il Professore: siamo sicuri che se ne sia giovata meno la polemica che la cultura. Col Professore, invece, ci scusiamo: l’abbiamo disturbato per un nonsense come parlare di prognosi ove non consistano diagnosi, ma il calibro dei veri studiosi è tale da trarre risposte magniloquenti anche a domande sbilenche. Così fa la scienza. Quella vera.