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Ecco i profumi che emanano gli angeli

GABRIEL ANGELICA
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 14/04/18
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Dai gigli all’angelica: Fiori ed essenze che possono richiamare ad una vicinanza di Gabriele, Raffaele e altri spiriti celesti

Gli angeli emanano profumi? Sappiamo riconoscere la loro presenza se si avverte una particolare fragranza?

Al di là di ogni riferimento di tipo esoterico, testi biblici e ufficiali di personaggi che hanno fatto la storia della Chiesa Cattolica fanno riferimento più volte a profumi che si possono associare ad interventi angelici. Con l’angelologo Don Marcello Stanzione scopriamo quali sono.

Gli odori percepiti da Santa Maria Francesca

Suor Maria Francesca delle Cinque Piaghe, del III ordine francescano, era sempre ammalata e, nel 1789, l’arcangelo San Raffaele le apparve e le disse che Dio lo aveva mandato a curarla. Il giorno dopo, infatti, la suora era guarita ed aveva ripreso le sue attività lavorative. Un’altra volta suor Maria Francesca aveva una vena gonfia che le impediva qualsiasi sforzo e San Raffaele la guarì di nuovo.

Un’altra volta, mentre padre Francesco Bianchi stava parlando, lei sentì un intenso profumo che aleggiava intorno a lui; il sacerdote chiese alla religiosa se anche lei lo avvertisse e la suora rispose che il profumo proveniva dall’arcangelo Raffaele che era lì presente, senza che il padre Bianchi potesse vederlo.

Raffaele e l’angelica

Sempre all’arcangelo Raffaele è legato il forte profumo che emana la pianta detta angelica.

Una leggenda riporta che Raffaele riveló ad un pio eremita l’uso dell’angelica, cosí chiamata in suo onore (la si chiamava una volta arcangelica). A credere agli autori antichi, questa pianta sarebbe una vera panacea: essa guarirebbe la rabbia e le malattie proprie alle donne, renderebbe amabili le spose e le suocere amare, e fedeli le balzane.

Sarebbe anche sovrana contro il veleno dei serpenti e degli scorpioni, e permetteva di vivere centenario. Un certo Annibale Camoux, morto a Marsiglia nel 1759 all’etá rispettabile di centoventi anni, attribuiva la sua longevitá eccezionale all’abitudine che aveva di masticare ogni mattina la radice di angelica.

Associazioni misteriose

Ritornando all’Angelica si credeva che potesse curare la peste e proteggere da essa. Nell’angelica l’angelo viene in aiuto alla natura. Se si considerano i principi attivi di questa pianta, è difficile comprendere come si possa avere questo effetto. Eppure le associazioni che troviamo in essa agiscono in modo misterioso.

Se consideriamo la vegetazione di questa pianta, sottolinea l’angiologo Don Marcello Stanzione, comprendiamo che essa abbraccia entrambi i poli, il polo oscuro della terra e il polo luminoso del cielo. In essa la luce e l’oscurità stanno in equilibrio. Un angelo che conosce anche l’oppressione, la notte oscura dell’anima, eleva tutto la luce.

L’ “anomalia” delle foglie

La caratteristica peculiare dell’angelica è che le nuove foglie spuntano da una specie di guaina protettiva, che si apre quando le foglie sono pronte. Le grandi foglie sono tribolate, assorbono la luce e la trasportano alla radice. Anche il fiore si sviluppa all’interno di una guaina protettiva, simbolo della nascita interiore dell’uomo. Lo scopo della vita umana è che Dio rinasca sempre in essa, facendola diventare la vita che Dio voleva che fosse.

I fiori profumati di Gabriele

Un odore fortissimo che si riconduce ad un altro arcangelo, Gabriele, è quello di diversi fiori, in particolare del giglio.

Gabriele viene raffigurato con i fiori dai pittori e col suo giglio, saluta la purezza della Vergine. Col suo ramo d’olivo, sottolinea le aspirazioni pacifiche di Siena contro la bellicosa cittá dei Medici e, quando inalbera uno stelo d’amarillo nella scena dell’Annunciazione, é un omaggio alla regalitá di Maria. Ma gli accade di essere piú esplicito, intervenendo direttamente con dei fiori presso talune persone.

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La vicenda di Maria de Jesus

L’amore per i fiori profumati di Gabriele si manifesta anche in una vicenda accaduta a Cordoba, in Spagna, alla carmelitana Maria de Jesus de Sandoval (1543-1604), discepola di Santa Teresa d’Avila, combattuta tra il suo angelo custode, che ama molto, e San Gabriele, per il quale ella nutre una profonda devozione. Non che i due angeli siano rivali presso di lei, ma Maria passa ad una successione di estasi dove vede il suo angelo custode presso di lei, glorioso e risplendente d’una celeste bellezza, poi Gabriele che tanto si unisce ad essi, tanto eclissa il suo confratello.



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Il bouquet di fiori

Maria non sa più cosa pensare, fino al giorno in cui una visione le fa comprendere il significato di questo gioco di nascondino: se l’angelo custode la guida, la consiglia, la illumina, talvolta la ammonisce, é a Gabriele – che sta davanti a Dio (cfr Lc 1, 19) – che tocca prendere il contatto per presentare le sue preghiere davanti al trono dell’Altissimo, come tanti fiori con cui egli fa un bouquet. Per dare più peso alla sua dimostrazione, egli le lascia una volta tra le mani un cesto dorante: rose dell’amore, gigli della purezza, violette dell’umiltà, margherite della semplicità. Suor Maria di Gesú si affretta a portare sull’altare della Vergine quel dono tanto incantevole quanto insolito.



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L’imperatoria

Una pianta capace di dirci qualcosa del mistero di san Michele è l’imperatoria. Si tratta di una pianta con un forte odore aromatico.

A partire dal giorno di san Michele, la sua forza si ritira nelle radici.

L’imperatoria è una pianta protettiva come la spada di Michele, che ci difende agli influssi negativi. Se ne osserviamo l’essenza, vi scopriamo un elemento regale. Esprime autocoscienza. Viene detta anche imperatrice dei monti. Dona sicurezza di sé e protegge da tutti gli influssi dannosi.