La disavventura di don Giampaolo Genova di Mantova. Nel mirino di uomo che lo ha ossessionato con minacce assurde. La situazione (per ora) sembra tornata sotto controllo
Che disavventura per Don Giampaolo Genova, parroco dei Borgo Angeli a Mantova! Per un paio di settimane è stato letteralmente un prete sotto assedio. Al punto che ha dovuto chiudere la chiesa e annullare le messe in programma. Perché era diventato il bersaglio di un 50enne a dir poco esagitato.
“Ti ammazzo”
La vicenda inizia a metà febbraio, quando Don Giampaolo riceve un tentativo di estorsione tra i più vergognosi: «Se non mi dai i soldi vado a dire in giro che sei un pedofilo». Qualche giorno più tardi lo stalker passa alle minacce di morte: «Ti ammazzo, vieni fuori che ti uccido».
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Sotto assedio in canonica!
L’ultima violenta incursione, alla quale ha messo fine una pattuglia della polizia chiamata dal parroco, è avvenuta lunedì 26 febbraio intorno alle 22, quando in chiesa erano in corso le prove del coro e in oratorio c’erano catechisti, educatori e adolescenti. L’individuo ha dato in escandescenza per più di un’ora e don Giampaolo, educatori e ragazzini hanno dovuto barricarsi chiudendo tutte le porte (La Stampa, 28 febbraio).
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“Ho temuto per me e i miei parrocchiani”
A quel la decisione drastica: chiusura della chiesa e sospensione delle messe. La notizia che il don aveva improvvisamente chiuso il portone della chiesa aveva fatto velocemente il giro del web. Notizia che è stata rilanciata anche sui siti dei principali quotidiani nazionali. «Non era questa la mia intenzione – ha sottolineato don Genova – ma la situazione era diventata insostenibile. Per giorni ho temuto per la mia incolumità e per quella dei miei parrocchiani».
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Una “mina vagante”
Il sacerdote è stato tranquillizzato dalle forze dell’ordine che si sono impegnate in una vigilanza costante e nel valutare se adottare misure nei confronti del suo persecutore.
«Nei nostri confronti – riprende il sacerdote – c’è stata una mobilitazione e una convergenza encomiabile. È stata dunque adottata quella giusta attenzione che ha subito innalzato il grado di sicurezza, per cui anche se l’allarme non è del tutto rientrato di fatto spero che la situazione di pericolosità sia stata disinnescata. Quell’uomo lo conosco da tempo e ultimamente è diventato una mina vagante. Ne ho parlato anche con i suoi famigliari, che mi hanno manifestato la loro solidarietà» (Gazzetta di Mantova, 1 marzo).