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Vuoi una Quaresima migliore? Vai all’inferno!

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Robert McTeigue, SJ - pubblicato il 08/03/18
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La meditazione sull’inferno è una pratica fondamentale, soprattutto in questo periodoChe tipo di Quaresima avete vissuto finora? Avete tenuto fede ai vostri propositi? Cadete ma vi rialzate? Avete rinunciato? Quest’anno non vi siete nemmeno scomodati a pensare alla Quaresima?

Non importa come sia stata la vostra Quaresima fino a questo momento – è incompleta senza una meditazione sull’Inferno.

Le meditazioni sulle “Quattro cose ultime” (Morte, Giudizio, Paradiso e Inferno) non sono più comuni come una volta nel discorso cristiano e nelle arti. Forse il motivo è che alcune rappresentazioni dell’Inferno e di chi lo occupa sono così grottesche da invitare alla derisione piuttosto che a una sorta di santo orrore che potrebbe portare al pentimento. Alcuni dicono che “un Dio amorevole non condannerebbe le persone alla dannazione eterna”, ed è quasi vero, ma non del tutto – siamo noi a dannarci con il nostro rifiuto ostinato di Dio.

È davvero possibile un rifiuto così terribile di Dio e dei suoi doni? Abbiamo davvero il potere di agire in modo così decisivo e totale contro i nostri interessi? Consideriamo queste parole della poetessa Elizabeth Barrett Browning, tratte dal suo A Drama of Exile: “Anch’io ho la forza – forza di guardarlo e non adorarlo. Forza di allontanarmi e non rivolgermi a lui”.

La poetessa ha messo queste parole in bocca a Lucifero, che è il modello del peccato – una ribellione contro e un rifiuto dell’autorità e dell’amore di Dio. Quella forza terribile – la forza di “guardarlo e non adorarlo”, “di allontanarmi e non rivolgermi a lui” – è una forza che ha ogni essere umano, una forza che ogni onesto peccatore sa di aver esercitato. Quali sono le conseguenze di questa ribellione e di questo rifiuto finale di Dio?



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Abbiamo il coraggio di considerare la cruda realtà del rimorso assoluto e infinito? So dalle mie tante visite a ospedali, prigioni e camere mortuarie che la gente fa scelte sfortunate, e conosco per il fatto di aiutare i peccatori (e di essere io stesso peccatore) la tremenda consapevolezza di guardarsi intorno e dentro per poi gridare “O mio Dio, cosa ho fatto?!?” Poi arriva il riconoscimento del fatto che ora si deve convivere con le conseguenze delle proprie scelte. Lo sanno pastori di esperienza e onesti peccatori. I sacerdoti aiutano le persone a uscire dal marasma in cui hanno trasformato la propria vita, coadiuvandole perché siano peccatori pentiti più tristi ma più saggi. Sant’Agostino ha detto: “Sul luogo in cui sei caduto devi trovare la forza di rialzarti”. Ma cosa succede quando il tempo è scaduto e non c’è più possibilità di pentirsi, visto che si è morti come peccatori incalliti?

Nel nostro giudizio particolare vedremo immediatamente e con perfetta chiarezza la gloria per la quale siamo stati creati, la realizzazione perfetta e infinita, l’assoluta e incomparabile gioia che Dio ci ha offerto. E vedremo con chiarezza immediata, perfetta e infinita che abbiamo rifiutato il bene più grande e abbiamo scelto ciò che è inferiore a Dio e indegno di noi. Nel nostro giudizio particolare, sia che abbiamo usato la nostra libertà di scegliere che se abbiamo rifiutato il nostro creatore, Dio ratifica la nostra scelta.



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Osiamo immaginare quei primi “momenti” della realizzazione eterna del nostro rifiuto dell’amore di Dio? La disperazione? Il disgusto di noi stessi? La rabbia? Il cercare di dare la colpa a chiunque tranne che a noi? C.S. Lewis ha affermato che chiunque incontriamo diventerà “…orrore immortale o splendore infinito”. Sono le nostre uniche opzioni.

Come umani, siamo condannati a morire. È per questo che riceviamo le ceneri il Mercoledì delle Ceneri: “Ricordati che sei polvere e polvere tornerai”. Siamo fatti per la morte. Gli svedesi parlano di Döstädning – “Pulizia mortale”. È la pulizia e il riordino della nostra vita di modo che non sia uno scandalo per la confusione che ci siamo lasciati dietro.

Che bella immagine per spronare a una pratica più profonda e sobria della Quaresima! Ripuliamo la nostra vita e alleggeriamo la nostra anima di tutto ciò che è indegno di noi, e prendiamo a cuore il fatto che siamo creature destinate alla vita al di là della morte. Ancora una volta con le parole di C.S. Lewis, “Il cristianesimo afferma che ogni essere umano individuale vivrà per sempre, e dev’essere vero o falso. Ci sono parecchie cose di cui non varrebbe la pena di preoccuparmi se dovessi vivere solo settant’anni, ma che farei invece bene a prendere molto seriamente se dovessi vivere per sempre”.

Tra queste cose per cui vale la pena di preoccuparsi per gli esseri immortali come noi c’è il fatto che il modo in cui viviamo nel tempo determinerà quello in cui vivremo nell’eternità. La Quaresima è un periodo in cui riflettere sulla perdita del Paradiso e le pene dell’Inferno, per poi emendare la nostra vita di conseguenza.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]