Il sacramento è valido lo stesso?
Un prete è obbligato a dire “Il corpo di Cristo” nel momento in cui distribuisce la Comunione ai fedeli? Se non lo dice commette un errore? Fa qualcosa che invalida il sacramento?
Non è solo una questione di norma
Il liturgista Don Silvano Sirboni interviene su Famiglia Cristiana (24 gennaio) per chiarire la questione. «Al peggio non c’è limite – premette Sirboni – Non si tratta di invocare severamente le norme che prevedono che “nelle celebrazioni liturgiche ciascuno, ministro o fedele, svolgendo il proprio ufficio, compia solo e tutto ciò che, secondo la natura del rito e le norme liturgiche, è di sua competenza” (Sacrosanctum Concilium 28)».
“L’atto culminante”
Qui, prosegue Sirboni, «si tratta di buon gusto, di buon senso e di intelligenza di ciò che si sta compiendo». Dunque il sacramento resta valido, ma da un sacerdote ci si aspetta un atteggiamento diverso e composto, rispettoso nei confronti del Corpo di Cristo che sta distribuendo.
«Il momento della Comunione – precisa il liturgista – non solo è il vertice della partecipazione attiva, ma costituisce l’atto di fede personale e culminante di tutta la celebrazione».

“Mutilata la finalità della messa”
Proprio per questa ragione, conclude Sirboni, «la riforma liturgica ha voluto ripristinare l’antica e originaria formula per ricevere il corpo e il sangue di Cristo. Privare il fedele di questo atto di fede significa mutilare la finalità stessa della Messa».