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La suora che lotta contro la dipendenza da smartphone dei bambini

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia Italia - pubblicato il 12/01/18
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La religiosa americana Patricia A. Daly è al vertice di un gruppo di investitori che striglia e monitora la Apple. L’azienda a sua volta si difende: miglioreremo la nostra offerta per aiutare i genitori

Una delle aziende più potenti del mondo si trova nella condizione di dover temere… una suora! Ebbene si, suor Patricia A. Daly, una sessantenne originaria di Brooklyn (uno dei cinque distretti di New York), appartenente alla congregazione delle Dominican Sisters of Caldwell, New Jersey, è in campo per tutelati bambini (e non solo) dall’assuefazione causata dagli smartphone.

“Prescelta” dagli investitori

Il fondo Jana Partners e il California State Teachers’ Retirement System  (Calstrs, fondo creato dagli insegnanti californiani in pensione), che insieme detengono due miliardi di dollari in azioni di Apple, sabato 6 gennaio hanno scritto una lettera ai vertici dell’azienda con la Mela, chiedendo che introduca più tutele contro il rischio che un eccessivo uso degli iPhone provochi problemi di assuefazione o disturbi mentali nei bambini.

Ora in prima fila, in questa battaglia, c’è Suor Patricia: JP e Calstrs l’hanno voluta tra i membri del consiglio da loro creato con lo scopo di monitorare la campagna in questione.

Una religiosa nota nell’alta finanza

Suor Patricia, scrive Il Corriere (10 gennaio),  è il direttore emerito (fino a poco tempo fa direttore esecutivo) della Tri-State Coalition for Responsible Investment, un’organizzazione di investitori istituzionali cattolici – con sede principalmente nell’area metropolitana di New York – impegnati a coinvolgere le società in cui investono negli impatti ambientali e sociali delle loro operazioni. La Tri-State Coalition a sua volta fa capo all’Interfaith Center on Corporate Responsibility, che complessivamente controlla circa 200 miliardi di dollari di investimenti.

La battaglia contro i videogiochi violenti

La suora è nota per la tenacia delle sue battaglia. In passato ha puntato il dito anche contro la militarizzazione della società causata dai videogiochi violenti (la Gaming disorder, la dipendenza da videogiochi, è inserita nella ‘lista delle malattie’ dell’Organizzazione Mondiale della Sanità come ricorda Il Sole 24 Ore, 10 gennaio).



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Le pressioni ai petrolieri

Si è persino scontrata contro l’attuale segretario di Stato americano Rex Tillerson, quando era amministratore delegato di ExxonMobil: lo scorso maggio la maggioranza degli azionisti della multinazionale petrolifera ha votato a favore di una mozione che chiede che le scelte aziendali tengano conto degli sforzi contro il cambiamento climatico. Un risultato ottenuto soprattutto grazie alle pressioni della religiosa.

Il Vangelo in economia e politica

«Sono fedele al Vangelo ed è necessario che il Vangelo sia predicato nel contesto dell’attuale ambiente economico e politico, non solo nell’ambito delle famiglie, dei quartieri e delle comunità», ha spiegato la suora in una vecchia intervista al Guardian (febbraio 2017).

Sempre per il bene collettivo

La sessantenne afferma di non aver mai «usato la carta di Dio» per i propri scopi. Non chiede ai dirigenti di cambiare approccio per timore di essere condannati alla dannazione eterna, né sfrutta la figura di Gesù per favorire specifiche linee di azione. Al contrario, le campagne della sua organizzazione si basano sul presupposto che compiere la cosa giusta solitamente a livello finanziario ha conseguenze positive.



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L’ “endorsement” di Fadell

In questo confronto a muso duro con la Apple, un primo risultato il board con suor Patricia lo già raggiunto. Intanto ha incassato il “supporto” nella battaglia di Tony Fadell, informatico già membro del team che ha lavorato al primo iPhone e tra gli inventori dell’iPod. Per Fadell “Device addiction is real” e in tweet ha citato studi che fanno emergere la relazione tra uso eccessivo di telefoni e social media e la depressione, i problemi comportamentali o altri problemi di salute nei bambini (Agi, 8 gennaio).

La risposta di Apple

La Apple ha replicato sulla difensiva al documento JP – Calstrs, sottoscritto con il beneplacito di suor Patricia, e alle stoccate di Fadell. La azienda promette di rendere i suoi dispositivi più sicuri per i bambini e di introdurre nuove funzionalità e strumenti “more robust” che aiutino i genitori a proteggerli quando sono online (Business Insider Us, 9 gennaio).



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“In arrivo nuove funzionalità”

La casa di Cupertino ha precisato che i suoi dispositivi già ora consentono ai genitori di controllare e limitare quello che a cui i loro figli accedono online. «Abbiamo ulteriori funzionalità previste per il futuro per rendere questi strumenti ancora più funzionali e robusti«, ha aggiunto l’azienda della Mela.

“Noi, dalla parte dei bambini”

«Apple ha sempre protetto i bambini», ha precisato ancora l’azienda di Cupertino, «e lavoriamo sodo per creare prodotti potenti che ispirino, intrattengano ed educhino i bambini e aiutino i genitori a proteggerli online. Siamo all’avanguardia nel settore grazie all’offerta di controlli parentali intuitivi integrati nel sistema operativo. Con i dispositivi iOS di oggi, i genitori hanno la possibilità di controllare e limitare l’accesso a contenuti tra cui app, film, siti web, canzoni e libri, così come i dati cellulari, le impostazioni della password e altre funzionalità. Di fatto, qualsiasi cosa un bambino possa scaricare o raggiungere online, può essere facilmente bloccata o limitata da un genitore».



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Come i genitori possono limitare i figli piccoli

I controlli parentali di Apple si chiamano “restrizioni’ si possono su Impostazioni >Generali>Restrizioni e per cambiare i parametri bisogna inserire una password. Cosa si può limitare ai più piccoli? Per esempio l’installazione e la cancellazione di App, gli acquisti in-app, l’uso libero di Safari, o dei contenuti specifici. Ci sono poi impostazioni come “non disturbare alla guida”, dati cellulare e provider TV. Ma non solo.

La condivisione “in famiglia” degli acquisti on line

Altre funzionalità disponibili sono: la condivisione “in famiglia” per condividere (e controllare) gli acquisti di iTunes, iBooks e App Store, un piano per la famiglia di Apple Music e un piano di archiviazione iCloud. Allo stesso modo una famiglia può condividere un album fotografico e un calendario, con il controllo di un adulto che sceglie il contenuto e i contenuti da condividere.

Con la funzione “Chiedi di acquistare” e con l’opzione di condivisione “In famiglia”, ogni volta che un bambino avvia un nuovo acquisto o un download gratuito, viene inviata una richiesta all’adulto della famiglia (La Repubblica, 9 gennaio).