separateurCreated with Sketch.

Che gli uomini possano corteggiarci, anche goffamente. La violenza è altro!

whatsappfacebooktwitter-xemailnative
Paola Belletti - Aleteia Italia - pubblicato il 10/01/18
whatsappfacebooktwitter-xemailnative

Catherine Deneuve e altre 99 francesi, in una lettera aperta, dicono no alla catechesi neofemminista che ci vuole pronte a sferrare l’attacco al maschio. Per qualsiasi sua avanceLa Deneuve è una delle cento firmatarie di una lettera aperta uscita su Le Monde a motivo del dissenso che quelle cento e, presumibilmente molte altre con loro, provano per la campagna nella quale siamo state a forza intruppate in quanto donne e che marcia imperterrita contro gli uomini.

La cosa saggia che emerge subito dalle righe riportate su vari media è una reimpostazione del problema. Un tutt’altro che marginale distinguo.

Siamo donne, detestiamo la violenza, siamo per la libertà sessuale, siamo per la libertà di parola ma, se non facciamo una netta distinzione tra violenza e sopruso vero e proprio da una parte (il cui apice è lo stupro) e seduzione per quanto goffa o fastidiosa possa essere dall’altra, non ne veniamo fuori.


CLAUDIA CARDINALE
Leggi anche:
Claudia Cardinale: a 16 anni venni stuprata, ma da quella violenza nacque il mio Patrick

Invece loro vogliono proprio uscire, da questa impasse.

Certo, appena mettono il naso fuori, è facile che si becchino qualche colpo dalle “asieargento” di guardia alla torretta. Una di quelle lungo le mura che difendono le donne dalla violenza. Sulle donne, è chiaro. Tutte le donne, perché siamo d’ufficio iscritte alla grande internazionale di genere. Escluse sono solo quelle che devono essere insultate perché non combattono bene.

Asia le accusa di essere lobotomizzate. Sì, sì. Testuale il tweet che riesce quasi a spacciare per potenza icastica una benedetta sintesi imposta dal medium.

A suo cinguettare, a causa di una oscura patologia, tale “misoginia interiorizzata” (anche questo maneggiare senza cura alcuna diagnosi, imputando disturbi a destra e a manca è un bel problema, però) la signora Deneuve e socie sarebbero ormai oltre il punto di non ritorno. Che a ben vedere, capito quale sia questo punto e verso dove non possano più tornare, potrebbe anche essere una consolazione.

Ma non divaghiamo.

Le donne che hanno apposto la loro firma in calce alla lettera dicono diverse cose che val la pena riportare. La Deneuve e le altre, ad esempio Catherine Millet e Ingrid Caven dichiarano che

lo stupro è un crimine, ma tentare di sedurre qualcuno, anche ostinatamente o in maniera maldestra, non lo è, come la galanteria non è un’aggressione machista” (Le Monde, 9 gennaio 2018)

La”legittima presa di coscienza delle violenze sessuali esercitate sulle donne, in particolare in ambito professionale” è meritevole di lode, riconoscono, ma “questa liberazione della parola è diventata oggi il suo contrario: intimidiamo le persone affinché parlino ‘correttamente’, mettiamo a tacere chi non si allinea e quelle donne che rifiutano di conformarsi sono considerate traditrici e complici” (Idibem)

Si riferiranno anche a quella sorta di polizia del linguaggio che proprio in Francia ha le sue più triste avanguardie? A quel neofemminismo cavalcato da uomini nuovi che promettono di rendere la Francia un paese dove le donne non devono più avere paura? Ma perché, erano tutte lì a tremare terrorizzate? Lo dice l’audace Élisabeth Lévy che vede, nel moltiplicarsi di questi proclami per l’istituendo “reato di oltraggio sessista” o la per ora assurda “penalizzazione dello sguardo lubrico”, un’idiozia assoluta.

Gli uomini – aggiungono – sono stati puniti sommariamente, costretti alle dimissioni quando tutto quello che hanno fatto è stato toccare il ginocchio di qualcuna o cercare di rubare un bacio, parlato di argomenti intimi durante cene di lavoro o aver inviato messaggi a connotazione sessuale a donne per la quale l’attrazione non era reciproca”.

Si sono alzate in difesa della libertà sessuale per la quale, ricordano, è “essenziale la libertà di sedurre e importunare”.

Va da sé che queste e molte altre donne non hanno nessuna intenzione di ammalarsi di nostalgia pensando ai bei tempi in cui si poteva essere corteggiate. In cui il gioco amoroso, come un duello vero ma senza spargimento di sangue, rendeva la faccenda uomo-donna intrigante e avventurosa. Proprio in quanto donne si dissociano con forza da questa impresa, per i termini, i modi, per la grossolanità delle armi e l’ignoranza circa i nemici veri:

“come donne, non ci riconosciamo in questo femminismo che, al di là della denuncia degli abusi di potere, prende il volto di un odio per gli uomini e la sessualità”.

A loro, a noi, alle donne normali gli uomini piacciono eccome e non crediamo debbano essere cambiati (semmai noi donne e loro uomini dobbiamo sempre educarci o meglio ancora convertirci).



Leggi anche:
“Che cosa sarebbe il mondo se le donne accettassero questo potere di vita che è in loro?”

C’è un passaggio che mi colpisce perché credo riveli la debolezza, la non compiutezza, in fondo, di questa coraggiosa e per molti versi condivisibile presa di posizione in aperto contrasto con le prescrizioni del politically correct.

Accusano di un nuovo puritanesimo le donne arruolatesi nella guerra contro il maschio e tutto ciò che fa, perché senza previo consenso scritto o almeno una spunta nella casella di un menu a tendina, nemmeno una addormentata nel bosco, bella o brutta che sia, può essere sfiorata. E questo è ridicolo, tragico, grottesco. Violento.

Ma poi parlano di un rifiuto categorico della pulsione sessuale. Leggete qua, sempre dalla lettera a Le Monde:

siamo “abbastanza mature per ammettere che la pulsione sessuale è per sua natura offensiva e selvaggia, ma siamo anche sufficientemente accorte per non confondere il corteggiamento maldestro con l’aggressione sessuale”.

La pulsione come tale, se ci intendiamo sulla definizione, non è moralmente sensibile. È una spinta, un invito forte ad un’azione. Una forza che dal di dentro, dal corpo passando per la psiche, ci invita perentoriamente a qualcosa. E uno degli impulsi più forti che ci ritroviamo addosso come esseri umani è proprio quello sessuale.

Rileggevo per l’ennesima volta alcuni passi del testo di Karol Wojtyla sull’amore e la sessualità umana, Amore e responsabilità. Il fatto che l’impulso sessuale sia così forte si giustifica a motivo che ad esso è legato il bene più grande, quello che ci passiamo da una generazione con l’altra come tedofori: la vita.

Certo, nudo e crudo l’impulso tende a ridursi ad una semplice agitazione e si accontenta di cercare soddisfazione con il piacere. Ma innestato nell’amore diventa una esperienza tipicamente umana. Per questo dicono che è offensivo? Per il fatto che non dominato, non orchestrato dall’uomo con la sua intelligenza e il suo spirito si riduce a brutalità? Forse sì.



Leggi anche:
La purezza per Giovanni Paolo II

La pulsione sessuale è selvaggia, anzi “selvatica” e originaria. Questo prima di esercitarla in modo depravato e violento. È una forza che ci troviamo addosso perché è decisiva per noi, per gli esseri umani. E non solo perché Chi ce l’ha data vuole che esistiamo, ma anche perché intende con essa ricordarci un’altra cosa fondamentale che ci definisce: siamo limitati e lo siamo al punto che perfino nel corpo ci si scrive a lettere di fuoco che abbiamo bisogno di un essere degno come noi e diverso da noi per completarci.

Va bene non è il caso di fare una catechesi. Anche se, a dire il vero, hanno cominciato prima loro. Quelle con gli hashtag e lo sdegno antimaschio sempre e comunque.