Rosario e digiuno in tutta Italia in occasione del centenario dell’ultima apparizione a Fatima. L’appuntamento è per le 17.30Oggi alle 17.30 in molte parrocchie italiane si celebrerà un rosario. È per la conclusione del centenario di Fatima, ma sicuramente la voglia di organizzarsi in rete, in gruppi l’ha data anche la notizia del grande rosario collettivo polacco.
Non pensavo sarebbe mai stato necessario riflettere su questo, ma pare sia necessario. Allora, precisiamolo. Una preghiera non potrà mai essere contro nessuno. In un rosario, un rosario intero modello hard come fanno i polacchi, non la versione light degli italiani, si chiede per venti volte al Padre comune di perdonare noi come noi perdoniamo gli altri, si chiede per duecento volte alla Madre comune di pregare per noi che siamo peccatori, e non si dice di certo che i peccatori sono gli altri. Una preghiera, una supplica come questa, non può essere mai un atto di accusa.
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È richiesta, supplica, è desiderio di capire seriamente la volontà del Padre sulla nostra vita, è richiesta del pane, perché prega davvero solo il mendicante, cioè chi sa di avere bisogno. Eppure i giornali italiani che, costretti dalle dimensioni del fenomeno, si sono dovuti occupare del gigantesco rosario da milioni di persone recitato in Polonia il 7 ottobre, ci hanno voluto vedere solo odio, razzismo, intolleranza. Il fatto che la gente che pregava fosse schierata ai confini è bastato per far saltare i nervi al giornalista collettivo che se ne è dovuto occupare, ivi compreso il giornalista collettivo cattolico (ovviamente le manifestazioncine da poche migliaia che reclamano presunti diritti hanno le prime pagine ovunque). Deve essere la parola confine che fa scattare una molla. Nessuno, non mi spiego perché, lo ha visto come un abbraccio che contenesse tutto il paese. Nessuno vi ha visto amore per la propria terra, per la terra dei padri, vorrei dire patria ma sembra diventata una parolaccia.
Eppure la Madonna a Fatima, apparizione sulla quale la Chiesa ha posto il suo solenne sigillo, e sulla quale i Papi di un secolo si sono esposti totalmente a favore, raccomandava la consacrazione al suo cuore immacolato di una nazione. Non ha detto “consacratemi quella terra verso di là, dalla parte degli Urali, e comunque il mondo è tutto uguale per me, vogliatevi tutti bene e non buttate le cartacce”. La Madonna, che non fa mai niente che sia fuori dalla volontà di Dio, ha preso una posizione su una data vicenda, su un momento storico, chiedendo la consacrazione della Russia. Cioè di un paese. Che male c’è dunque se gli abitanti di un paese come la Polonia pregano tutti insieme?
Amare le radici, onorare il padre e la madre, è il primo dovere di ogni uomo, e anche Gesù dice di invitare a cena gli storpi e i poveri subito dopo i familiari. “Se poi qualcuno non si prende cura dei suoi cari – dice quel fascistone di san Paolo nella lettera a Timoteo che continuamente scrive alle comunità locali chiedendo che siano coese, non global, non fluide – soprattutto di quelli della sua famiglia, costui ha rinnegato la fede, ed è peggiore di un infedele.” Invece no, adesso tutto ciò che sa di confine, di affermazione di identità, è percepito come contro. Per lo stesso motivo alla festa delle matricole a Oxford è stato impedito ai Giovani studenti cristiani – cattolici, evangelici, protestanti – di partecipare con il loro stand, perché ogni affermazione di identità è ormai avvertita come minacciosa in questo mondo Imagine (ther’s no heaven, and no religion too: come vorrei parlarci adesso, con John Lennon!).
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Che non capisca il giornalista medio, che di solito ha l’autonomia di giudizio di un criceto (lo metti sulla ruota, e lui va), pazienza. Che non capisca il giornalista cattolico, preoccupa. Che qualche vescovo prenda le distanze, stupisce.
Perché non dovremmo pregare perché Dio protegga i nostri popoli dal relativismo, perché non dovremmo cercare di opporre la fede in Cristo alla deriva islamista, che non vuol dire essere contro i musulmani, ci mancherebbe. Prendiamo da wikipedia: “il termine Islamismo rimanda ad un insieme di ideologie che ritengono che l’Islam debba guidare la vita sociale e politica così come la vita personale. Si tratta dunque di una concezione essenzialmente politica dell’Islam. Sinonimi concettuali sono islam politico e attivismo islamico”. Noi non dovremmo desiderare e chiedere a Dio che tutti gli uomini lo conoscano? E soprattutto non dovremmo considerare l’attivismo islamico – che agisce anche in modo sanguinario – una minaccia per la pace, e combattere con le armi dei cristiani, la preghiera e il digiuno (quello vero, offerto a Dio e non pubblicizzato, non lo sciopero della fame a staffetta, non per protesta ma come grido silenzioso, come consegna di noi e della nostra umanità). Noi non dovremmo chiedere a Dio di convertirci tutti, e di renderci capaci di convertire anche i musulmani con la nostra bontà (per quanto non mi risulta che il saladino alla vista di san Francesco si sia fatto cristiano)?
Oggi alle 17,30 tanti di noi, quelli che vorranno, quelli che potranno, pregheranno per chiedere a Dio che ci converta il cuore, che faccia vedere a più uomini possibile il suo volto. No, non è politicamente scorretto pregare per la conversione di qualcuno, perché io alle persone a cui voglio più bene, a partire dai nostri figli, auguro solo quello, la conversione del cuore e la salvezza dell’anima. Pregheremo per chiedere alla Madonna di vegliare su questo Occidente così libero eppure così depresso, così autocentrato e così incapace di darsi un senso. In particolare pregheremo per il nostro paese. Pregheremo perché vediamo che su questo Occidente satollo, che si ingozza di piacere e diritti e a forza di piacere e diritti senza limite ha perso la gioia di vivere, riusciranno a invertire la tendenza solo proposte di fede forte.
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Pregheremo perché noi dalla fede popolare e poco radical crediamo che ci siano giorni e momenti speciali della storia, e ora siamo in un momento di grazie, in particolare oggi che ricorre il centenario. Non è magia, non è superstizione. Sappiamo che sono appuntamenti speciali che Dio ci dà, perché lui non vede l’ora di concederci grazie che noi non abbiamo la pazienza e l’umiltà di chiedergli (fondamentalmente perché non ci crediamo), e la devozione, le novene popolari, le feste e le ricorrenze non sono che una pedagogia di Dio nei nostri confronti, un modo che ha di educare la nostra libertà. Perciò crediamo che oggi vorrà spalancare il cielo e travolgerci di regali, se solo noi avremo voglia di inginocchiarci a chiederli (i regali lui li dà solo se chiediamo, perché rispetta troppo la nostra libertà).