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Santa Ildegarda, gli alimenti della salute e… i “biscotti della felicità”

Hildegard of Bingen
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Maÿlis Godemel - pubblicato il 21/09/17
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Alcuni alimenti portano gioia e altri tristezza. Almeno questo è quanto dice Ildegarda di Bingen, che fu badessa tedesca del XII secolo. Ecco i quattro alimenti che non potranno che farvi del bene

Visionaria fin dalla più tenera età, sant’Ildegarda ha obbedito a una voce venuta dal cielo che le diceva: «Scrivi ciò che vedi e che senti». Divenne così l’autrice di opere celebri direttamente ispirate dalle sue visioni a proposito di piante medicinali e della natura. Dimenticata per secoli, la scienza di Ildegarda, prossima alla medicina cinese, è stata nuovamente studiata e si riconosce oggi il suo aspetto visionario. Secondo lei il corpo, lo spirito, l’anima e l’ambiente sono i quattro pilastri della salute e sono intimamente legati l’uno all’altro. Così, la nostra alimentazione ha delle conseguenze dirette sulle nostre emozioni.

Secondo la teoria dei quattro umori, diffusa a quell’epoca [e anche oltre, N.d.T.], la tristezza e la collera sono cause di numerose malattie.

Quando l’anima dell’uomo ha sentito qualcosa di nocivo per sé o per il suo corpo, il cuore, il fegato e i vasi sanguigni si contraggono. S’alza allora come una nuvola che adombra il cuore, di modo che l’uomo diventa triste.

Così si legge nella sua opera Le cause e i rimedi. Per rimediare a questo, la badessa ci invita a consumare alcuni alimenti fonte di gioia. Ella precisa che per “fonte di gioia” s’intende che rivitalizzano e aiutano a conservare una buona salute tanto sul piano fisico quanto su quello psichico e spirituale. E questi alimenti di cui parla sono quelli che la naturopatia attuale raccomanda essa pure, perché riequilibrano il nostro organismo acidificato dall’alimentazione industriale, dall’inquinamento e dallo stress. Ma quali sono questi alimenti e che cosa ci danno, più precisamente?



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Il finocchio: un buon rimedio per tutto!

Dall’antichità, il finocchio è coltivato nel bacino mediterraneo come un aroma. Nel medioevo gli italiani svilupparono la varietà dal grosso bulbo nota come “a mela”. Da allora, non si è cessato di produrlo e di consumarne. Da lì arrivò in seguito nei giardini reali francesi, grazie a Claude Mollet, giardiniere al servizio di Enrico IV. Da non confondere con l’aneto o con l’anice, perché se il finocchio appartiene alla medesima famiglia, è tuttavia il solo dei tre a essere impiegato come un legume.

Esso permette di liberare l’acidità del corpo e di sciogliere tutti i dolori articolari e le malattie come l’artrite, la tendinite, le coliti… Il finocchio dà pure un buon odore al corpo e facilita la digestione. Ricco di vitamine A, B, C, E e di fibre, è l’ideale per mantenere la linea e agisce contro i gonfiori e i dolori di stomaco. Il finocchio stimola pure la produzione di latte materno.

Crudo, cotto o fatto in tisana, il finocchio è apprezzabile ed efficace in ogni forma. Croccante o morbido a seconda della cottura, accompagna perfettamente la carne, il pesce e il formaggio.

La castagna: l’alleata degli sportivi

Che lo si chiami marrone o castagna, in entrambi i casi si tratta del frutto del castagno. La sola differenza sta nell’involucro: se il frutto è sigillato in compartimenti, è una castagna. Sennò è un marrone.

Nelle campagne, la castagna rimpiazzava sovente i cereali: del resto si chiamava il castagno “l’albero del pane”. Oggi il consumo di castagne dipende piuttosto dalla stagione.

Sapevate che non c’è niente di meglio delle castagne, dopo uno sforzo? In effetti, la sua ricchezza minerale risulta interessante per gli sportivi: vi si trovano elevati quantitativi di potassio, ferro e magnesio. La castagna è pure fonte energetica perché è ricca di vitamine e di olino-elementi. Permette di evitare picchi glicemici, cioè l’innalzamento brutale del tasso di zucchero nel sangue e contiene un forte tenore di amido, che si digerisce molto lentamente.

È preferibile mangiare la castagna semplicemente arrostita, bollita o cotta a vapore, per godere di tutti i suoi vantaggi.

Il farro: re dei cereali

Consumato in abbondanza fino all’epoca romana, poi abbandonato a vantaggio del grano per ragioni di resa, il farro è stato riscoperto soltanto una trentina d’anni fa. Bisogna sapere che il farro contiene 12 volte il quantitativo di magnesio del grano e 5 volte il fosforo della soia! Possiede pure una quantità importante di triptofani, acidi amidati precursori della serotonina, l’“ormone della felicità”.

Il farro contiene pure una parte importante dei tiocianati che si trovano anche nel latte materno. Permettono di stimolare le difese immunitarie, la formazione dei globuli rossi e bianchi, la crescita cellulare e la formazione delle cellule staminali. Grazie ai tiocianatii, le membrane vengono rinforzate, e questo impedisce alle sostanze cancerogene di penetrare nel nostro corpo e quindi agiscono come una guarnizione dal cancro.

Il farro è molto ricco in proteine e glucidi, quindi è anch’esso un eccellente alimento in vista di sforzi. Il suo forte tasso di magnesio ne fa un alimento anti-stress.

Il farro può consumarsi in diverse forme: zuppa, pane, riso, pasta, biscotti… Potete sostituire il grano col farro, nella vostra cucina. Tuttavia, per beneficiare di tutte le sue qualità è importante consumare chicchi di farro non mescolati.



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Il chiodo di garofano: un anti-infiammatorio naturale

Il chiodo di garofano viene dalla pianta di garofano: albero originario dell’arcipelago indonesiano. Era prezioso e pagato a peso d’oro durante il medioevo. Anche oggi del resto è prezioso.

Lo si può utilizzare come un anti-infiammatorio, poiché cura i dolori reumatici e il mal di denti grazie alle sue proprietà antisettiche, anestetiche e anti-infiammatorie. Il chiodo di garofano è tra tutte le spezie e le erbe quello che ha il più alto livello di antiossidanti.

Ecco che cosa ne scrive Ildegarda di Bingen:

Chi ha mal di testa al punto da sentirsi il capo pesante, come se fosse diventato sordo, mangi spesso dei chiodi di garofano e l’oppressione cerebrale diminuirà… Le viscere inferiori [l’intestino N.d.R.], in un malato, prendono talvolta a gonfiarsi, quando si soffre di infiammazioni gastrointestinali, e può accadere che questo gonfiore degeneri in idropisia. Quando l’idropisia comincia ad avanzare in un uomo e ci se ne avvede, che il malato mangi spesso chiodi di garofano e questi faranno scomparire la causa della malattia; perché le forze curative del garofano passano nell’intestino, fanno diminuire il gonfiore e fanno così sparire l’idropisia.

Il chiodo di garofano può essere utilizzato intero o ridotto in polvere, e lo si apprezza nel pane, nei dolci, nelle marmellate o per profumare un vin brülé. In caso di mal di denti, è possibile applicarne direttamente sul dente e questo calmerà istantaneamente il dolore.

Ricetta dei “biscotti della gioia”

Ingredienti per una trentina di biscotti:

  • 90 grammi di burro
  • 70 grammi di zucchero di canna
  • 35 grammi di miele
  • 2 tuorli d’uovo
  • 250 grammi di farina di farro bio
  • 6 grammi di noce moscata
  • 6 grammi di cannella
  • 24 chiodi di garofano
  1. In una terrina, mescolare spezie e farina.
  2. Far fondere il burro, poi aggiungere lo zucchero, il miele e i tuorli d’uovo. Mescolare fino a quando si ottiene un impasto omogeneo.
  3. Versare l’impasto nella terrina con la farina spezzata, poi mescolare il tutto fino a che si ottiene un amalgama che si stacchi dal bordo della terrina. Se l’impasto si attacca, aggiungere farina quanto basta.
  4. Stendere l’impasto, poi tagliarlo in forme a piacere, anche con formine.
  5. Far cuocere per 10-15 minuti a 180°.

Ildegarda di Bingen ci dice, riguardo a questi biscotti:

Dissolvono l’amarezza del cuore, lo calmano e lo dischiudono. Ma spalancano pure i cinque sensi, ti rendono gioioso, purificano i tuoi organi sensoriali, riducono gli umori nocivi e danno al tuo sangue una buona composizione. Ti rendono robusto, gioioso ed efficace nel tuo lavoro.

E allora non esitate ad adottare un’alimentazione sana servendovi di quanto sta nella creazione, per curare e prevenire i mali del nostro corpo. Ce ne verrà una felicità smisurata.


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[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]