Nell’ottobre 2018 ‘Assemblea dei vescovi dedicata ai giovani. Che chiedono alla chiesa di aiutarli a diventare adulti. Ecco una prima risposta
Cosa chiedono i giovani alla Chiesa? E come la Chiesa vuole renderli protagonisti oggi?
Alla prima domanda hanno risposto gli oltre duecento giovani riuniti a Roma per il Seminario internazionale e interdisciplinare sulla situazione giovanile che si è chiuso il 15 settembre, dopo cinque giorni, in preparazione alla XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei vescovi in programma per l’ottobre 2018 sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.
[script_connatix_id_article cnx-video=”544270″ token=”80b71ee4-d96a-4bbc-ad3f-c4253690335b” /]
Che messaggio è uscito dal seminario? Il filo comune degli interventi ha riguardato il ruolo degli adulti che devono essere testimoni valorosi e positivi nel loro percorso di crescita. La Chiesa, poi, ha il ruolo di “genitore” nobile in questo processo.
“DIVENTIAMO ADULTI CON DIO”
Come ha detto Daniel Zaccaro, l’ascolto deve essere perseverante per i suoi coetanei, che oggi fanno tanta fatica a trovare punti di riferimento solidi. Adulti e Chiesa le bussole. «La società e il mondo sono pieni del cosiddetto fascino del male, ma c’è anche Dio però, per farlo conoscere ai giovani, non bisogna parlare, bisogna esserne testimoni con la propria vita».
Ha aggiunto la ventenne Mirvat Sayegh, ex profuga di Aleppo venuta in Italia un anno e mezzo fa con la sua famiglia per sfuggire alla guerra: «Per i giovani di oggi credere in Dio non è facile, ma per me è stata l’unica risorsa quando tutto intorno a noi crollava» (Radio Vaticana, 13 settembre).
Leggi anche:
Anche per il Sinodo 2018 i fedeli consultati con un questionario
LA RISPOSTA DEI VESCOVI
Se le richieste dei giovani sono state chiare, adesso si attende la risposta della Chiesa e dei vescovi impegnati nel Sinodo tra poco più di un anno. Dovranno rispondere con altrettanta chiarezza alla seconda domanda “come la Chiesa vuole rendere protagonisti oggi i giovani?“
L’ESEMPIO E’ PAPA FRANCESCO
Una prima risposta è arrivata il 13 gennaio 2017, quando è stato presentato il Documento preparatorio per il Sinodo. Un testo innovativo, che tratta i giovani come persone mature. E l’atteggiamento e il tono della Chiesa sono di quelli di chi accompagna qualcuno che discerne la propria vocazione. Il Sinodo dunque andrà incontro ai giovani e supporterà la linea di Papa Francesco.
“NON RIMANERE FERMO!”
Di fronte alla provvisorietà delle decisioni che caratterizza il mondo di oggi, l’unico «consiglio» che il Papa dà, è: «Rischia! Chi non rischia non cammina. “Ma se sbaglio?”. Benedetto il Signore! Sbaglierai di più se tu rimani fermo». La pedagogia di Francesco non umilia i giovani per i loro limiti, laddove essi sono più fragili (per esempio, nel dominare le passioni), ed è invece esigente e audace laddove sta la loro forza: giocarsi tutto per un ideale.
Leggi anche:
Il Sinodo del 2018 su giovani e vocazioni: meno drammi, ma grandi questioni in ballo
Allora il Sinodo dovrà ridisegnerà prima di tutto il ruolo delle Pastorale Giovanile, ponte tra giovani e Chiesa. Ecco le linee guida che saranno approfondite nel corso dei lavori dell’Assemblea (La Civiltà Cattolica, quaderno 4014).
1) USCIRE DAI VECCHI SCHEMI
Pastorale vocazionale significa accogliere l’invito di Papa Francesco a uscire, anzitutto da quelle rigidità che rendono meno credibile l’annuncio della gioia del Vangelo, dagli schemi in cui le persone si sentono incasellate e da un modo di essere Chiesa che a volte risulta anacronistico.
Se si resta semplicemente chiusi nel «comodo criterio pastorale del “si è sempre fatto così”», senza «essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità» non si semina in modo fruttuoso.
2) ASCOLTARE LE STORIE
Uscire verso il mondo dei giovani richiede la disponibilità a passare del tempo con loro, ad ascoltare le loro storie, le loro gioie e speranze, le loro tristezze e angosce, per condividerle: è questa la strada per inculturare il Vangelo ed evangelizzare ogni cultura, anche quella giovanile. Quando i Vangeli narrano gli incontri di Gesù con gli uomini e le donne del suo tempo, evidenziano proprio la sua capacità di fermarsi insieme a loro e il fascino che percepisce chi ne incrocia lo sguardo.
Leggi anche:
Un Sinodo nel 2018 su “giovani, fede e vocazioni”
3) SMUOVERE DALLA PASSIVITA’
Nei racconti evangelici lo sguardo di amore di Gesù si trasforma in una parola, che è una chiamata a una novità da accogliere, esplorare e costruire. Chiamare vuol dire in primo luogo ridestare il desiderio, smuovere le persone da ciò che le tiene bloccate o dalle comodità in cui si adagiano.
4) ATTENZIONE MAGGIORE AI DISAGIATI
Ciascuna comunità è poi chiamata ad avere attenzione soprattutto ai giovani poveri, emarginati ed esclusi e a renderli protagonisti. Essere prossimi dei giovani che vivono in condizioni di maggiore povertà e disagio, violenza e guerra, malattia, disabilità e sofferenza è un dono speciale dello Spirito, in grado di far risplendere lo stile di una Chiesa in uscita. La Chiesa stessa è chiamata ad imparare dai giovani: ne danno una testimonianza luminosa tanti giovani santi che continuano a essere fonte di ispirazione per tutti.
5) LA “NUOVA” PARROCCHIA
La Chiesa offre ai giovani dei luoghi specifici di incontro e di formazione culturale, di educazione e di evangelizzazione, di celebrazione e di servizio, mettendosi in prima linea per un’accoglienza aperta a tutti e a ciascuno. La sfida per questi luoghi e per coloro che li animano è di procedere sempre di più nella logica della costruzione di una rete integrata di proposte, e di assumere nel proprio modo di operare lo stile dell’uscire, vedere, chiamare.
Le Parrocchie offrono spazi, attività, tempi e percorsi per le giovani generazioni. La vita sacramentale offre occasioni fondamentali per crescere nella capacità di accogliere il dono di Dio nella propria esistenza e invita alla partecipazione attiva alla missione ecclesiale. Segno di attenzione al mondo dei giovani sono i centri giovanili e gli oratori.
Leggi anche:
Verso il Sinodo dei Giovani, creare un’alleanza intergenerazionale
7) ASCOLTO SPIRITUALE “AD PERSONAM”
Rispetto al passato, dobbiamo abituarci a percorsi di avvicinamento alla fede sempre meno standardizzati e più attenti alle caratteristiche personali di ciascuno: accanto a coloro che continuano a seguire le tappe tradizionali dell’iniziazione cristiana, molti arrivano all’incontro con il Signore e con la comunità dei credenti per altra via e in età più avanzata, ad esempio partendo dalla pratica di un impegno per la giustizia o dall’incontro in ambiti extraecclesiali con qualcuno capace di essere testimone credibile.
8) LECTIO DIVINA
Infine e soprattutto, non c’è discernimento senza coltivare la familiarità con il Signore e il dialogo con la sua Parola. In particolare la Lectio Divina è un metodo prezioso che la tradizione della Chiesa ci consegna.
In una società sempre più rumorosa, che offre una sovrabbondanza di stimoli, un obiettivo fondamentale della pastorale giovanile vocazionale è offrire occasioni per assaporare il valore del silenzio e della contemplazione e formare alla rilettura delle proprie esperienze e all’ascolto della coscienza.
Leggi anche:
Gmg Panama 2019, ecco la preghiera dei giovani
9) LO STILE DI MARIA
La Chiesa vuole affidare a Maria questo percorso in cui ci si interroga su come accompagnare i giovani ad accogliere la chiamata alla gioia dell’amore e alla vita in pienezza.
Ciascun giovane può scoprire nella vita di Maria lo stile dell’ascolto, il coraggio della fede, la profondità del discernimento e la dedizione al servizio (cfr. Lc 1,39-45). Nella sua “piccolezza”, la Vergine promessa sposa a Giuseppe, sperimenta la debolezza e la fatica di comprendere la misteriosa volontà di Dio (cfr. Lc 1,34). Anche Lei è chiamata a vivere l’esodo da se stessa e dai suoi progetti, imparando ad affidarsi e a confidare.