Si tratta del sintomo più lieve e frequente tra i disturbi respiratori ostruttivi nel sonno. Ecco quando preoccuparsi
Il russamento è il sintomo più lieve e più frequente tra i disturbi respiratori ostruttivi nel sonno e colpisce all’incirca un bambino su dieci. Esso viene considerato “abituale” se presente per più di 3-4 notti a settimana e “primario” se non si associa ad apnee, risvegli, alterazione degli scambi gassosi. La causa più frequente di russamento e, più in generale, di disturbi respiratori ostruttivi in età pediatrica è l’ipertrofia adenotonsillare, ovvero l’ingrossamento di tonsille e adenoidi. Altre cause sono l’obesità, la presenza di malformazioni cranio-facciali (comprese le malocclusioni dentarie) e le malattie neuromuscolari.
I RISCHI DEL RUSSAMENTO
Non tutti i bambini che russano presentano disturbi respiratori nel sonno. Nel 37% dei casi il russamento può, però, evolvere verso la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno. Questa sindrome è caratterizzata dalla presenza di episodi di ostruzione più o meno completa delle vie aeree superiori, si associa ad alterazione degli scambi gassosi e può peggiorare la qualità del sonno. Il 7% dei soggetti può addirittura sviluppare una forma moderata-grave di apnee, soprattutto se è presente contemporaneamente sovrappeso o obesità. In un terzo circa dei bambini il russamento persiste fino all’adolescenza mentre in un altro terzo si risolve spontaneamente. Gli studi più recenti hanno dimostrato che i bambini con russamento possono presentare deficit cognitivi e disturbi comportamentali simili a quelli di bambini con apnee ostruttive nel sonno e che il russamento può avere effetti sul sistema cardiovascolare, in particolare favorendo l’aumento dei valori della pressione arteriosa.
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QUANDO PREOCCUPARSI
Bambini con russamento e segni e sintomi clinici significativi o con presenza di altri problemi di salute possono avere bisogno di percorsi diagnostici specifici e di trattamento. In particolare, i bambini che presentano insieme al russamento una respirazione difficoltosa nel sonno, i cui genitori notano la presenza di pause di apnea (arresto della respirazione) durante il sonno, che tendono a sudare in modo eccessivo all’addormentamento, che hanno un sonno agitato con frequenti risvegli o che bagnano il letto (dopo aver acquisito la continenza urinaria da almeno 6 mesi), potrebbero avere bisogno di una visita più approfondita.
LA POLI(SONNO)GRAFIA
Nel contesto della valutazione diagnostica deve essere considerato il rischio di sviluppare la sindrome della apnee ostruttive nel sonno di entità moderata-grave. La poli(sonno)grafia rappresenta l’esame diagnostico di riferimento e permette di analizzare contemporaneamente i segnali cardiorespiratori (per identificare le apnee) e i segnali elettroencefalografici (per il riconoscimento degli stadi del sonno). Questo esame richiede generalmente il ricovero in centri altamente specializzati. Esiste però la possibilità di eseguire una poligrafia, esame semplificato, che prevede solo la registrazione dei segnali cardiorespiratori. Questo esame, di più facile e largo utilizzo, può essere eseguito anche ambulatorialmente (con ottime percentuali di riuscita in ambito pediatrico). In casi selezionati e/o quando la poli(sonno)grafia non è effettuabile facilmente e con tempistiche accettabili, è possibile eseguire un esame di screening come la pulsossimetria notturna, che fornisce informazioni soltanto sull’andamento dell’ossigenazione del sangue durante il sonno. Tale esame può essere utile soprattutto per i casi gravi.
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