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Un trucco infallibile per la nanna del vostro neonato!

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Paola Belletti - Aleteia - pubblicato il 17/05/17

Pochi saggi principi, qualche regola e 1 trucco infallibile per far dormire il vostro bambino (e anche voi)

Il bambino che per mesi e mesi non dorme la notte, (mesi che a multipli di 12 si chiamano per convenzione ANNI!!), o lo fa solo mentre voi siete ormai irrimediabilmente svegli è un’esperienza tra le più stressanti che una persona normale possa vivere.

Soprattutto se di figli ne ha già altri o se al mattino deve andare in ufficio e impersonare un seppur vago simulacro di lucidità per circa 6-8 ore.

Un carissimo amico, saputa della nostra prima gravidanza e fatte le più entusiastiche e sincere felicitazioni (è cambiato in meglio coi figli) mi chiese a bruciapelo: “Ti piace dormire?”. – Sì. Risposi. “Cambia hobby”.

Non dormono, dormono poco, si svegliano spesso. Hanno fame, povere stelle, hanno le coliche, hanno il raffreddore, hanno caldo, hanno voglia di coccole. Insomma ma cos’è che hai amoreeeeeeee????!!!

Hanno mille ottime ragioni, loro. Lo so!! E fanno esattamente ed egregiamente ciò che sono. I bambini. Personcine in formazione con ritmi ed esigenze diverse da noi e che vanno accompagnate, seguite, guidate, dolcemente. Vanno “tirati su”, si diceva.

È un lungo tunnel scuro, i primi tempi. È vero. Ma in fondo, là fuori, si vede già la luce! Non disperate, amiche! Ci arriverete, ci arriverete anche voi!

E non appena sarete là, spegnetela e dormite come non ci fosse un domani!!

Una domanda prima di addentrarci nel brevissimo elenco delle regole e dei trucchi che veramente ma veramente  funzionano: avete nella libreria o sul comodino il famosissimo best seller “Fate la nanna” del medico spagnolo Estivil?

Benissimo. Se avete anche un tavolino che balla sapete già cosa fare.

Sarcasmo a parte e con tutto il rispetto per un medico e un venditore di best sellers diciamo, e non da soli, che non va bene. Il principio di fondo sul quale si basa va rivisto, corretto (cosa che ha fatto in parte anche lo stesso autore), abbandonato, se necessario.

Non si può convincere un neonato a cavarsela da solo, a trovare in autonomia e così presto il modo di addormentarsi con le sue sole forze e smettendo di chiamare i genitori. Se lo farà sarà per sfinimento e una triste rassegnazione. E anche noi genitori non saremo in pace. E poi, davvero: ma c’è sempre bisogno delle istruzioni per l’uso? Di appellarsi all’esperto di turno? Siamo stati fatti per generare e crescere i nostri figli. Possiamo farcela! Certo non con il solo istinto animale. Ma la ragione residua dopo la fatica della gravidanza e del parto, ne sono certissima, vi aiuterà. E anche vostro marito!

Non possiamo pretendere che non cerchi il contatto, la consolazione, le conferme continue che solo la presenza, la nostra, può dare.

Io il modulo che diceva “diventerai mamma, ma solo per le ore diurne” non l’ho trovato nel reparto ostetricia!

Siamo mamme e papà h 24. A 360°. Sempre. Forever. And ever. È così. Anche la notte. Anche se siamo stanchi morti  e così nervosi che “se ci tagliano non sanguiniamo” (coloritissima espressione dialettale cremonese imparata dai miei genitori fin dalla più tenera età).

I bimbi non sono adulti bassi. Sono persone in formazione e anche il ritmo sonno veglia è una conquista.

Se qualcuno vi ha aggiunto senza preavviso al gruppo chiuso “genitori freschi e riposati perché nostro figlio dorme 14 ore a notte” uscite, abbandonatelo subito.

Non aggiungetevi la tortura continua di sentire raccontare quanto sia bravo, pacioso, carino, coccoloso e dormiente il bimbo altrui. A volte con la non sempre velata accusa che se il vostro “non funziona” così è tutta colpa vostra.

Girando per le sale d’aspetto dei pediatri, per asili e scuole, per il web, per le pagine dei libri ho notato che anche il tabù del lettone è stato abbattuto. Non siete dei mollaccioni se per i primi tempi, soprattutto se la mamma allatta il piccolo al seno, il neonato passa la notte nel vostro letto. Certo. Se dopo un po’ il problema è che vi pizzica con la prima barba forse è passato troooooppo tempo!




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Esagerazioni vagamente esilaranti a parte… si può. O per lo meno, si diceva così al “Festival del consiglio non richiesto”.

Veniamo ai trucchi infallibili. Anzi no, scusate. Prima posso raccontare episodi personali che aspettano solo  l’occasione giusta per essere resi noti al mondo?

Lo prenderò come un sì:

Martina, la primogenita. È vero che andava allattata per 100 minuti ogni volta circa, ma poi dormiva e dormiva. E quando si svegliava anche dopo 4  ore era calma e pochissimo lamentosa. Non rigurgitava neanche in un simulatore di assenza di gravità della Nasa. Digeriva bene e si lasciava scivolare dolcemente nei suoi lunghi sonnellini. Capitolo a parte l’arrivo dei raffreddori. In quel caso dormiva solo in piedi.

Cioè io restavo in piedi e lei sulla mia spalla. Ma, se sommiamo il particolare dei 100 minuti di latte, della paciosità, della grande capacità di assimilare valori nutritivi, ecco che ci ritroviamo in un batter d’occhio con un torcicollocolpodellastregacontrattura fisso.

Margherita. La seconda. Mai. Non dormiva mai. O solo quando la zia di sesto grado veniva a vedere quanto non ero brava. Cosa ti lamenti che hai due angeli, su!

Tentativi messi in atto: giro con la carrozzina su pavimento dissestato, tipo sanpietrini con amministrazione comunale che ne trascura la manutenzione.

Effetto collaterale non sempre gradito: il dondolamento compulsivo di qualsiasi oggetto semovente con le ruote. (Non poche volte sono stata vista ninnare petti di pollo, biscotti, pane, latte, shampoo, passate di pomodoro in coda alla cassa. Era il carrello. Mi era sembrato un passeggino).

Sdraietta con vibrazione.

Lettino.

Ovetto.

Marsupio (o, per mamme con un più spiccato orientamento al recupero di pratiche naturali dell’Africa sub sahariana, la fascia)

Buio.

Luce.

Poca luce.

Tanta luce.

Silenzio.

Rumori soffusi.

Rumori forti. (era la condizione che più la conciliava)

Giro in auto: quante albe ho visto sorgere sul lago di Garda! Quanta poesia in quei colori pastello che andavano intensificandosi. Certo anche il tremolio dovuto alle mie lacrime da sequenza inarrestabile di sbadigli aggiungeva quel tocco di impressionismo che non guastava.

Isabella. La terza. Impara a parlottare già a dieci mesi. A dormire a 20. 28? 32. Non lo so. So che ha sempre avuto un tono di voce altino e che i suoi normali risvegli notturni accompagnati e seguiti da un buon numero di ore di sonno tranquillo erano però sottolineati da segnali acustici assimilabili all’allarme da attacco aereo imminente.

E così ci ritrovavamo in 5 nel lettone. Quello classico. Due piazze normali, per intendersi. Quello da ginocchiata nella milza. Da gomitata sul setto nasale. Stretti. Stavamo molto stretti. Era simpatico poi il gioco del “dove ha dormito papà stanotte?” che prevedeva l’aggirarsi del marito ad occhi chiusi alla ricerca di un giaciglio libero dopo la fase 1 di pre sonno giustamente consumata sul divano e la fase 2 passata, brevemente, nel letto matrimoniale.

Per farvi capire quanto alto fosse il volume di voce della piccola vi racconto questa: interno. Pomeriggio inoltrato. “Silenzio bimbe! Mi pare di sentire Isabella piangere. Vado a vedere”. Guadagno il piano superiore dove lei faceva il suo bellissimo ricorrente e discretamente lungo riposino pomeridiano e la trovo seduta nel lettino che piange tappandosi le orecchie. Sembra spaventata. “Che c’è amore”, le chiedo con calma, ma alzando un po’ il tono anche io per farmi sentire. “Cosa ti ha spaventato? Che rumore grosso hai sentito?”. E lei “io: Isabella che urla”.

Comunque veniamo alla parte seria e che dovrebbe fornire anche a voi suggerimenti davvero utili.

Li dividerei in principi generali e trucchetti pratici

Principi:

  • Imparare e ricordarsi sempre che il bambino è un bambino. Ha bisogno di mangiare spessissimo, da neonato, ogni due, tre ore i primi tempi. E di dormire per brevi periodi ma spesso durante le 24 ore.
  • Imparare a riconoscere le sue caratteristiche di ritmo sonno veglia che vanno capite e in parte assecondate. (Ad esempio una delle nostre figlie ha un ritmo che proprio è suo e più di tanto non si può modificare. Si addormenta presto la sera e si sveglia molto presto il mattino). L’ora di nascita per i primi tempi sarà un fattore decisivo. “ha scambiato il giorno con la notte” comuqnue non si dice più. Fa troppo anni ’70. Spieghiamo invece che si sta guadagnando piano piano il suo ritmo circadiano e il giusto rapporto sonno/veglia in relazione alle ore diurne e notturne (ecco, questa lunga perifrasi forse può finire nei trucchetti soporiferi!)
  • Dolcezza e autorevolezza dell’adulto. Dobbiamo dare a nostro figlio argini sicuri ma ben imbottiti, senza spigoli vivi, per poter crescere anche sul fronte sonno. Che sia l’ora della nanna lo decidiamo noi e lo comunichiamo al bimbo. A comandare noi gli facciamo un grandissimo favore. Non sarà in balia dei suoi capricci (che farà comunque), nè si sentirà investito di un potere spropositato rispetto a noi (cosa che lo spaventerebbe alquanto. La mamma e il papà sono e devono essere più forti e decisi di me. Io posso agitarmi e dare in escandescenze loro no. Se lo fanno loro significa che la faccenda è grave)
  • Per risolvere il problema del sonno non guardare al sonno come un problema.
  • Pensare alla notte come riflesso del giorno. Se il bimbo vivrà bene di giorno potrà più facilmente dormire bene la notte (così assicura la pedagogista Honegger Fresco, allieva di Maria Montessori, nel libro “Facciamo la nanna”, edito da Il leone verde). Chi ha già una qualche esperienza lo sa. Giornate belle, vissute intensamente, ma con ritmi adeguati, senza troppi sballottamenti (cosa che non ci è sempre possibile, e ci va perdonato!) sono seguite più facilmente da un bel sonno.
  • Ripetizione: ripetere le stesse frasi, le stesse parole, dire che è così perché si fa così. Non si tratta solo dei rituali – che vedremo a breve -ma di dire tante volte le stesse cose. Signori uomini accidentalmente alla lettura: questa nostra caratteristica, di dire tante volte le stesse cose, è utile, vitale, fondamentale. Capito? é utile, vitale, fondamentale!
  • Presenza: il bimbo è uscito da poco dalla nostra pancia (è per quello che ancora il jeans taglia 40 fatica a chiudersi! Siamo pazienti con i nostri tessuti). Viveva della nostra continua presenza. Non c’è niente di più rassicurante di questo dialogo che continua. Non è più in pancia, ma può stare in braccio. O sentire la mia mano sul pancino. Riconoscere il mio odore. La voce (no, no quel suono metallico che ci esce quando l’esasperazione ha la meglio su di noi). Essere con lui/lei. Esserci. Anche morte di sonno. Anche con le occhiaie che scoraggerebbero i migliori makeup artists del mondo. (A volte io c’ero ma riversa a terra, sul tappeto, con rivoletto di bava che andava opportunamente ad aumentare l’irritazione della gota spiaccicata a terra…però ero lì)
  • Calma e stabilità emotiva. Ciò che comunichiamo è ciò che siamo e come stiamo. Se siamo tesi, in ansia, nervosi, insicuri, terrorizzati all’idea che si svegli un’altra volta… si sveglierà! Arrendiamoci a lui, a lei e al cambiamento di vita che portano con sé. Ho scoperto strada facendo che seguendo il bimbo e i suoi ritmi, guidandoli con dolcezza, il tempo per noi salta fuori. Qualche minuto salta fuori. (Se per esempio vi lavate i denti mentre fate pipì).
  • Speranza come virtù teologale che ci ricorda la certezza che un giorno tutto questo finirà e potremo – anche – dormire




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Regole pratiche

Questi principi si tradurranno in trucchi e comportamenti pratici che ognuno riuscirà ad adattare alla sua particolare situazione, al carattere e al contesto del bambino. Al grado di fantasia sopravvissuto alle fatiche dei primi mesi…

  • Attività pomeridiane e serali a bassa energia
  •  Rituali. Scegliere e mantenere il più costante possibile una sequenza di azioni da fare prima di e per andare a dormire. Sempre quelle, uguali, riconoscibili e rassicuranti. Il bambino è molto conservatore!Certo, anche consone allo scopo: non può essere considerato un rituale adeguato ballare sul tappeto Welcome to the jungle dei Guns ‘n roses. (Dico io a me stessa col senno di poi!). Scegliete quel che volete. Ninna nanna tradizionale; jingle di uno spot che vi è rimasto in testa. Carillon. Un canto religioso. Oppure uno natalizio – anche a luglio andrà benissimo. Il ronzio leggero dell’aria condizionata aiuterà l’atmosfera!Ah, una piccola avvertenza; vi conviene ricordarvi esattamente quali canzoni cantate ora perché fra qualche anno ve lo chiederanno. Tante, tantissime volte. Attenzinoe a non cadere in aperta contraddizione. Se non vi ricordate  la canzone ricordatevi che versione gli avete raccontato la prima volta!)

Uno schema tipo potrebbe essere questo:

cena/gioco calmo/ (se è piccolo piccolo, un giro in braccio a papà, qualche minuto nella palestrina, un trotta trotta cavallino fatto a ritmo lento e con voce calma)/pigiama/denti/preghiere/storia/saluto.

(Evitate di aggiungere alla sequenza enunciata il passo falso contro il filo della lampada che cade, sbatte contro i libri delle mensole, li fa cadere, il bambino piange…Se è così. Asciugatevi le lacrime e tornate al punto uno della sequenza. Oppure scappate di casa)

  • Se il piccolo si sveglia e piange significa che cerca consolazione. Ci alziamo, e dopo avere sbattuto un mignolo nel comodino, arriviamo vicine a lui: prima di prenderlo in braccio gli parliamo, con calma e calore. Lo accarezziamo, senza prenderlo subito in braccio, ripetiamo in breve le cose fatte per farlo addormentare. Che so, una strofa di Tu scendi dalle stelle. Un Angelo di Dio sussurrato con dolcezza e interrotto solo da un paio di sbadigli.
  • Suoni bassi e luci soffuse

Trucchetti veloci:

  • passare il nostro indice dolcemente dalla base del naso alla punta, più volte e con calma. Il bimbo, per seguire il dito, tenderà ad abbassare le palpebre. A quel punto dirà a se stesso: e che ci faccio con gli occhi chiusi? Dormo, via!
  • Passare un fazzolettino, un panno di stoffa leggera magari con il profumo del nostro latte, sul suo visino lentamente, più volte. Stesso effetto di prima.
  • Ho sentito di nonne che spruzzano qualche gocciolina di acqua sul viso. Il bimbo si sfrega gli occhietti e, cullato,  piano piano si addormenta.
  • Sono venuta a conoscenza anche di video su youtube con la registrazione del phon acceso per diversi minuti… (io avevo una compagna all’università che studiava, si addormentava, si rilassava, rifletteva, sempre col phon acceso. Ecco, sappiate che quando era piccola la mamma la calmava così! Pensate alle sue future compagne di stanza!! Ne avevo anche un altro che studiava in biblioteca con un’audio cassetta dove erano registrati 30 minuti di phon. Con variazioni di aspirapolvere e asciugatirce)
  • Una nota casa automobilistica sta lanciando la culla higt tech che riproduce in tutto e per tutto un viaggio in macchina, comprese luci, suoni, sobbalzi. (Non lo so… non mi pare che stiamo benissimo. Come società intendo)

E ora, signore e signori (sì, anche i maschi! Perché va riconosciuto che anche i papà fanno spesso e molto egregiamente la loro parte. Che esclude categoricamente accorgersi del bambino che strilla a pochi cm dal loro orecchio se stanno già dormendo. Ma in questo la scienza ci ha rassicurato: sono fatti così) adesso, dicevo, caliamo l’asso!

Sapete cosa funziona sempre con tutti i bambini, con le coliche, senza coliche, maschi, femmine, agitati, riflessivi, sensibili o meno (fino ad un certo peso..)?




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Una bella coperta morbida, il bimbo nel mezzo, con lembi di tessuto sugli occhietti, la mamma di qua il papà di là e via che si dondola. Din don, din don, din don. Forse già al primo don smetterà di piangere e presto si addormenterà!

Certo, rimane il problema dell’atterraggio. Ma per quello è previsto un master di secondo livello.

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