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La carità e la misericordia in 7 pensieri di Don Primo Mazzolari

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia Italia - pubblicato il 22/06/17
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La corrispondenza inedita tra il parroco di Bozzolo e il suo vescovo«Dio mi prenda e faccia di me, povero sacerdote, uno strumento della sua misericordia tra gli uomini». È il 3 settembre 1920 quando don Primo Mazzolari, con in mano il congedo da cappellano militare, si affida al suo vescovo di Cremona monsignore Giovanni Cazzani (1867-1952).

Don Primo ha vissuto dal di dentro il dramma della guerra e ora chiede al suo superiore di non finire di nuovo dietro a una scrivania o in cattedra nel seminario, ma in parrocchia, tra la gente. Pensa al suo ministero come servizio della misericordia di Dio.

In una serie di lettere avvia un dialogo leale, sincero, profondo con monsignor Cazzani. In “La carità è sempre un po’ eccessiva” di Don Primo Mazzolari, a cura di Bruno Bignami (edizioni Dehoniane) troviamo un sacerdote a volte sanguigno, eccessivo, ma mosso da una grande misericordia e carità. Un dialogo che durerà negli anni.

Ecco sette tra i pensieri più significativi di don Primo, estrapolati da quelle confessioni private al vescovo.

1) STRUMENTO DI MISERICORDIA

Monterosso al Mare, 3 settembre 1920

Prima della guerra insegnavo un po’ di lettere nelle prime scuole del Seminario. Cinque anni senza studio, le nuove occupazioni e altre cose mi hanno disamorato da un insegnamento per il quale non ebbi mai molta inclinazione.

Dopo questa dichiarazione prendo in mano la mia volontà, e ne faccio offerta a Dio perché mi prenda e faccia di me, povero sacerdote, uno strumento della sua misericordia tra gli uomini.

2) L’ANIMO DELL’APOSTOLO

Bozzolo, 5 agosto 1938

La «strada dei lontani» nessuno la può tracciare toponomasticamente, poiché, dopo aver visto o meglio intuito, il camminare è questione d’anima, di temperamento, di calore, di comprensione, d’audacia.

Quello che va bene sulla bocca di uno, non può andar bene sulla bocca di un altro; quello che va bene oggi non va bene forse domani… C’è una tale varietà di bisogni nell’unico bisogno: di pregiudizi, di opinioni, di esigenze…

Per me la «pratica» è fare l’animo dell’apostolo: e l’animo può essere suggerito e guidato da indirizzi e suggerimenti altrui e da proprie esperienze, ma non imprestato.

3) PRONTO PER SERVIRE I MILITARI

Bozzolo, 28 febbraio 1941 sera

Odio la guerra, ma ho trecento ragazzi in guerra e altri stanno per partire. Bozzolo non ha bisogno di me. Chi resta ha meno bisogno di chi parte. Anche il domani della Chiesa cammina con coloro che vanno a soffrire e a morire. Eccellenza, disponete pure di me, se ne avete bisogno, con tranquilla coscienza.

Non c’è nulla di avventato né di avventuroso nella mia decisione. Mi vergognerei di venirvi davanti con un bel gesto, reso facile e ridicolo dall’età. Siamo tutti stanchi di bei gesti. Quando i nostri ragazzi muoiono con tanta semplicità, sarebbe odioso e sacrilego farsi avanti per farsi avanti. Dio vede con quale fatica e con quale interiore sincerità alzo la mano.


PRIMO MAZZOLARI LORENZO MILANI
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4) IMPULSIVO, NON SCERVELLATO

Bozzolo, 29 gennaio 1949

Sono un impulsivo, è vero, un passionale, ma uno scervellato no. Conosco la misura, la disciplina e credo d’avere il senso della responsabilità. Se ho detto e scritto parole audaci, il Signore sa come le ho sofferte prima di dirle: come Egli sa la purezza delle mie intenzioni e la saldezza della mia passione cattolica.

Il che non esclude né intemperanze, né imprudenze, né intempestività da parte mia, né altri miei grossi torti. Ma quando un prete è disposto a pagare di persona; quando non cerca di far pesare sul suo Vescovo e sulla sua diocesi i propri «colpi di testa»; quando non s’avvilisce né si perde sotto le calunniose interpretazioni del suo pensiero e delle sue intenzioni; quando obbedisce senza esitanze e senza chiedere spiegazioni, un po’ di credito umano, lo può chiedere al suo Vescovo.

5) OGNI SERVIZIO GRATUITO PER I POVERI

Bozzolo, vigilia dell’Assunta 1949

Non ho ancora soppresso le tariffe, che credo siano però tra le più basse della diocesi; ma do ad esse un solo valore indicativo nei riguardi degli abbienti, che, in genere, non chiedendo loro, finiscono per dare di più e con spontaneità. Ne guadagnano le opere parrocchiali, specialmente la S. Vincenzo, che viene quasi sempre ricordata.

Per i poveri ogni servizio religioso, all’infuori degli Uffici funebri (anniversari ecc.) è gratuito e con quasi nessuna differenza.

6) “TESTAMENTO” ALLA DIVINA MISERICORDIA

Bozzolo, 29 gennaio 1949

Vi rispondo dal letto, ove i medici mi hanno confinato per almeno una decina di giorni, a motivo del cuore, che non ha più riserve e che può cedere all’improvviso.

In queste condizioni, una lettera può valere un testamento, che non ho ancora fatto, non avendo nulla da lasciare e nulla da dire se non alla divina misericordia.



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7) L’ OBBEDIENZA

Bozzolo, 16 febbraio 1951

Può darsi (lo riconosco sinceramente e ne domando perdono umilmente) che la «violenza del bene» mi abbia preso a volte la mano; che certe parole siano traboccate dal cuore più che da una prudente riflessione; che non abbia tenuto conto del «conveniente» e dell’«opportuno», scoprendo più che creando le divisioni, di cui mi si fa colpa.

(…) Piuttosto di contravvenire ai doveri disciplinari dell’ora, anche se il pensiero di lasciare la mia povera e cara gente mi fa scoppiare il cuore, mi farò dovere di rimettere immediatamente nelle vostre mani anche il mio ufficio di parroco, poiché non voglio né posso, per nessuna ragione, né contrastare alla disciplina della mia Chiesa, né venire a patti con la mia coscienza di uomo e di sacerdote.

 

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