Il tuo ‘io’ più profondo conosce quali siano i doni che Dio ti ha dato, e come poterli utilizzare per supplire ai bisogni degli altriL’estate scorsa ho avuto la possibilità di trascorrere del tempo con un ristretto gruppo di autori, in occasione di un ritiro spirituale per scrittori. In uno dei nostri pomeriggi liberi, è stato convocato un incontro facoltativo per discutere e condividere strategie e idee sulla pubblicazione, vendita e promozione dei libri.
All’inizio ne ero entusiasta. Molti di loro erano autori con un pubblico molto più grande del mio, ed ero ansiosa di conoscere dall’interno le dinamiche del loro successo. Ho preso molti appunti mentre parlavano di come utilizzare i social media, promuovere corsi on-line, aumentare le mailing list, e altre idee di marketing. Mentre ascoltavo e prendevo nota, ho anche elencato i passi che avrei dovuto compiere per mettere in pratica queste nuove strategie.
Verso la metà della riunione mi sono però resa conto che non ero più entusiasta. Anzi, iniziava a salirmi l’ansia. Gli scrittori che facevano brainstorming e che condividevano le loro strategie di business erano elettrizzati, avevano chiaramente apprezzato l’aspetto imprenditoriale dell’incontro. Ma io non ero contenta, e ci ho messo un po’ per capire perché.
Mentre gli scrittori continuavano a chiacchierare, ho pensato al fatto che io non sono propensa alle innovazioni. Mai. Non mi piace sperimentare con le nuove tecnologie, e intraprendere nuove iniziative tende ad opprimermi. E ho ammesso a me stessa di non aver gradito quella sfida: non volevo cercare di comprendere come le nuove strategie di marketing avrebbero potuto funzionare per me.
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In breve, ho compreso che la ragione per cui ero in preda all’ansia è una: io sono scrittrice e autrice, ma non sono un’imprenditrice.
Vivi la tua vita dal di dentro
E va bene così.
Uno dei motivi per cui facciamo fatica a scoprire la nostra vera vocazione è che spesso costringiamo noi stessi ad essere qualcuno o qualcosa che non siamo. Il problema, però, è che quando la persona che stiamo cercando di essere non coincide con il nostro autentico ‘io’, finiamo per sentirci frustrati. E lavoriamo in modo dispersivo. A volte finiamo persino col fare un lavoro che ci riempie di terrore e ansia, invece di un lavoro che ci incoraggi, ci entusiasmi e ci arricchisca.
Quel pomeriggio, nel corso della riunione, ho dimenticato chi fossi. Come dice Parker Palmer, oratore e autore su temi di spiritualità e di formazione, vivevo la mia vita dall’esterno verso l’interno, piuttosto che dall’interno verso l’esterno.
“La vocazione non deriva dall’ostinatezza”, scrive Palmer nel suo libro Let Your Life Speak. “Viene dall’ascolto… La vocazione non è un obiettivo da perseguire. È una chiamata da sentire. Prima che io possa dire alla mia vita cosa ne voglia fare, devo ascoltare chi essa dica che io sia“.
Io non sono un’imprenditrice. Ma il giorno in cui ho elencato le strategie imprenditoriali per diventare “un’autrice di successo”, ho provato, almeno per qualche minuto, a desiderare di esserlo. Ho preso quello che ho sentito dall’esterno, e ho cercato di traslarlo internamente. E, come sottolinea Palmer, questo approccio non funziona mai a lungo termine.
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“Il vero ‘io’, se violato, resisterà sempre, a volte a caro prezzo, tenendo le nostre vite sotto controllo per onorare la sua autenticità”, scrive.
Alcune settimane dopo il ritiro, ho scritto un nuovo elenco, citando però i progetti che mi incoraggiano, mi entusiasmano, e arricchiscono la mia vita. Quando l’ho finita, ho dato uno sguardo a quella lista e ho scoperto che mi piace lavorare faccia a faccia con altri autori. Mi piace aiutare gli scrittori a sviluppare le loro idee. Mi entusiasma aiutare un autore a sviluppare il suo manoscritto, in modo da renderlo il miglior libro possibile.
In breve, ho scoperto di essere un’editrice, oltre che una scrittrice.
Non so se avrei compreso la mia vera vocazione, sia come scrittrice che come editrice, se avessi continuato a sforzarmi di essere l’imprenditrice che non sono. Se avessi continuato ad ascoltare la voce impetuosa del mio falso ‘io’, del mio ego, che mi spingeva ad essere qualcun’altra, forse non avrei riconosciuto il dono di essere editrice. Se avessi continuato a vivere dall’esterno verso l’interno, piuttosto che dall’interno verso l’esterno, avrei perso questa vocazione che tanto mi entusiasma, mi incoraggia e arricchisce la vita.
4 consigli per ascoltare te stessa
Il tuo ‘io’ più profondo conosce quali siano i doni che Dio ti ha dato, e come poterli utilizzare per supplire ai bisogni degli altri. Eppure spesso è difficile accedere a questo “vero io”, e sentire che cosa sta cercando di dirci, soprattutto in mezzo alla cacofonia di voci che cercano di attirare la nostra attenzione. Ecco quattro consigli, presi dal libro di Parker Palmer “Let Your Life Speak”, per aiutarti ad ascoltare il tuo ‘io’ autentico e scoprire la tua vera vocazione:
1. Presta attenzione a ciò a cui stai opponendo resistenza e perché
Stai procrastinando un progetto o una scadenza? Il tuo subconscio potrebbe voler resistere, interiormente, a qualcosa che non è adatto a te. Se pensi che ti stia trascinando, chiediti perché stai resistendo a questo specifico progetto, lavoro, o idea. La tua intuizione potrebbe cercare di dirti qualcosa.
2. Presta attenzione alle tue reazioni fisiche ed emotive
Spesso sento una morsa allo stomaco quando sto andando verso la direzione sbagliata. È come se il mio corpo sappia istintivamente, prima della mia mente, ciò che è giusto o sbagliato per me. Prestare attenzione alle reazioni fisiche ed emotive spesso può mostrare se stai andando nella giusta direzione oppure no, soprattutto quando ti trovi davanti ad una nuova opportunità.
3. Presta attenzione a come il tuo ego vuole identificarti
Il tuo ego, il tuo “falso io”, è la parte di te che è guidata dalle norme o dalle aspettative esterne. L’ego è una forza potente, perché è la parte di te che vuole essere visto dagli altri. Se ti trovi a lottare per il potere, il successo, l’autorità, la fama, o la ricchezza, per esempio, è probabile che ti stia guidando il tuo ego, piuttosto che il tuo ‘io’ autentico. Se segui le insaziabili richieste del tuo ego, probabilmente non riuscirai ad inquadrare la tua vocazione professionale.
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4. Presta attenzione a ciò che ti incoraggia, entusiasma ed arricchisce
Cosa ti porta gioia? Contentezza? Soddisfazione? Qual è il tuo punto debole? Cosa ti fa sentire viva, piena di energia? Quali doni di Dio sono unicamente tuoi? Come ha detto il teologo Frederick Buechner, “il luogo a cui ti chiama Dio, è il luogo dove la tua profonda gioia e la fame del mondo si incontrano”. Esplora cosa ti porta quella gioia profonda, accostala ad un bisogno, e scoprirai la tua vocazione.
[Traduzione dall’inglese a cura di Valerio Evangelista]