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Il cristianesimo ha favorito l’emancipazione delle donne?

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Emmanuelle Pastore - pubblicato il 08/03/17
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Sette argomentazioni sul sostegno del cristianesimo alla donna1. Nei primi secoli della nostra era, nel diritto romano la donna era considerata un semplice anello della famiglia o una merce che si scambiava in cambio di una dote. Il padre sceglieva il marito della figlia e aveva per tutta la vita il potere di decidere sulla vita o la morte di lei.

Il cristianesimo ha apportato un nuovo modo di considerare la donna. I segni e le parole di Gesù erano ugualmente diretti a uomini e donne, senza distinzione.

Fin dalle origini della Chiesa, i peccati di tutti, uomini e donne, sono stati perdonati in modo uguale per tutti. È stato promesso a entrambi lo stesso paradiso. I diritti e i doveri di un cristiano sono identici per i due sessi.

2. È nel contesto delle origini dell’era cristiana che Cecilia e Agnese, tra molte altre donne, hanno avuto il coraggio di proclamare la propria libertà personale nel nome di Gesù, e l’hanno pagato con la vita. Si sono opposte all’ingiusta autorità paterna, alle pressioni familiari e ai costumi secolari di un matrimonio forzato. Avevano scelto di consacrare la propria vita e la propria verginità all’amore di Gesù.

La Chiesa si è espressa in loro difesa e ha fatto tutto ciò che ha potuto perché la loro scelta venisse rispettata, ma ci sono voluti molto tempo e molti martiri perché i costumi cambiassero e l’ideale cristiano potesse essere rispettato dalle autorità civili.


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3. Ci sono tuttavia molti esempi che potrebbero mostrare come la Chiesa abbia avuto accese discussioni in relazione alla donna. Alcune questioni sono durate secoli e non sono sempre state a favore della donna. Al ritmo della mentalità del suo tempo, la Chiesa è riuscita alla fine, anche se forse troppo lentamente, a raggiungere un giusto riconoscimento della dignità della donna.

Nel matrimonio, la Chiesa esige il libero consenso dell’uomo e della donna come condizione indispensabile per la validità del sacramento. Il motivo? Uno solo: proteggere le ragazze dai matrimoni organizzati dai genitori o dal sequestro.

4. Dall’XI secolo ha iniziato a svilupparsi una devozione molto speciale nei confronti della Vergine Maria, e gran parte delle cattedrali gotiche che visitiamo ancora oggi è a lei dedicata.

In quell’epoca le donne, soprattutto quelle dell’alta nobiltà, godevano di maggior prestigio e di una libertà che le portava anche ad accompagnare i propri mariti nelle crociate. Nelle corti reali di vari Paesi le bambine ricevevano la stessa educazione dei bambini.

I monasteri femminili divennero autentici focolai di cultura. Un buon numero di donne divenne autrice di opere letterarie, teatrali e spirituali.

5. A partire dal XVI secolo, nei Paesi che avevano adottato la Riforma protestante si soppressero le forme di vita consacrata in cui le donne potevano trovare una forma di realizzazione personale che non fosse il matrimonio, così come la venerazione della Vergine Maria, che rappresentava una valorizzazione indiscutibile della femminilità.

6. In Francia, il contesto rivoluzionario cercò in tutti i modi di escludere dalla visibilità socio-culturale e politica sia la Chiesa che le donne. La secolarizzazione continuò ad aumentare come affermazione di modernità, con modelli di realizzazione tipicamente maschili.

Il progresso della condizione della donna, purtroppo, fece poi un passo indietro, tenendo conto del fatto che fin dal Rinascimento i giuristi avevano ripreso il diritto romano e con questo lo status di inferiorità della donna.

Questa retrocessione si vide confermata nel Codice Civile Napoleonico, ispirato al diritto giustiniano, opera dell’imperatore bizantino del VI secolo, che faceva della donna un essere “eternamente inferiore”.

7. Con la Rivoluzione Industriale e la Prima Guerra Mondiale si accelera la partecipazione delle donne nel mondo lavorativo, e negli anni Novanta le donne europee e americane erano tra le più libere del mondo.

Il movimento femminista aveva conseguito la maggior parte dei suoi obiettivi: diritto all’educazione, diritto al voto, accesso a tutte le professioni, uguaglianza salariale e molte altre libertà.

Con tutti questi successi si potrebbe pensare che, avendo ottenuto l’uguaglianza in dignità e in diritti in relazione all’uomo, la donna non si sarebbe più sentita oppressa. Gli studi di genere non avrebbero tardato ad arrivare.


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La Chiesa si spiega chiaramente sulle conseguenze insite nello sminuire la complementarietà uomo-donna nella società.

Si può inoltre constatare che la Chiesa non ha mai scritto tanto sulla dignità della donna quanto negli ultimi vent’anni.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]